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Escursionismo : Un anello nella valle del rio Rocciamelone da Foresto
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 24/01/16 09:00
Notizia riferita al: 22/01/16
Letture: 1465

Un nella valle del rio Rocciamelone da Foresto

Località di partenza: Foresto mt. 500
Dislivello complessivo: mt. 700
Tempo complessivo: 4 ore c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n ° 3 Val Susa – Val Cenischia – Rocciamelone - Val Chisone Fraternali Editore

Presa sopra Foresto, in bassa valle di Susa, la traccia che sale a margine dell’orrido del rio Rocciamelone a superare la bastionata calcarea, si scende poi al guado sul corso d’acqua presso due grotte, dette “Voute”, frutto di fenomeni erosivi del passato, che hanno ospitato, si pensa, insediamenti stagionali di pastori nel Neolitico.
Anziché di qui salire per l’ottimo sentiero alla tavola d’orientamento in cresta, nel punto in cui termina il sentiero degli orridi presso il Truc S. Martino, si segue invece la traccia che s’incunea nella valle guadagnando più sopra l’alpeggio abbandonato da tempo delle Meisonasse dove inizia un sentiero, di difficile individuazione alla partenza che, percorso, porta alla cengia sommitale che traversa la parte alta dell’imponente parete di Catteissard. Qui giunti ci si immette sulla traccia che ancora da un alpeggio abbandonato, quello della Fugera, scende a Foresto intuendo che il tratto percorso oltre l’alpe delle Meisonasse oggi sia assai poco frequentato.
Adatto per tutto l’anno, meno nei mesi più caldi, perché la neve poco si ferma su questi soleggiati versanti, questo itinerario merita essere effettuato perché si percorrono sentieri poco frequentati e conosciuti e per gli ambienti aspri, selvaggi e dirupati che si attraversano dove la visuale s’apre sui monti, sulle valli, soprattutto sulle spettacolari estese pareti biancorosse, ocra, tipiche di questa zona che abilmente la traccia attraversa.

Raggiunto Foresto, borgata di Bussoleno in bassa val di Susa, si può parcheggiare l’auto dinnanzi alla parrocchiale oppure presso le vicine scuole.
Presa la strada che si dirige verso l’orrido costeggiando il rio Rocciamelone, giunti al fondo, seguendo le indicazioni ci si inerpica sulla traccia selciata che subito s’alza ripida a superare la bastionata calcarea con le ravvicinate svolte che consentono di raggiungere di sopra il pilone votivo oltre il quale la pendenza s’abbatte. Proseguendo sul soleggiato versante, giunti al bivio che segue è indifferente prendere il sentiero 560 per le Cote, più ripido, oppure quello dei Ginepri. Esemplari di ginepro Coccolone, tipico di questi pendii, se ne troveranno molti salendo. Continuando per un lungo tratto quasi in piano sul sentiero dei Ginepri, rasentate delle casette la traccia in due fasi fa inversione prendendo poi a salire stretta dai muretti che la chiudono. Superati altri due insediamenti, disabitati da tempo, abbandonato presso il primo il sentiero dei Ginepri, proseguendo si perviene più sopra presso un grosso masso al centro della traccia dove si ritrova il sentiero 560 precedentemente abbandonato per quello dei ginepri. Qui giunti, lasciata quella principale, si prende per le “Voute” – Tavola d’orientamento, traccia che si diparte sulla destra. Dopo un primo tratto in piano si scende praticando le svolte che consentono di raggiungere al fondo la gola dove scorre il rio Rocciamelone che si guada. L’attraversamento potrebbe risultare impegnativo dopo forti piogge o al disgelo. A monte del guado, sul versante sinistro orografico, si vedono due grotte, appunto dette le “Voute”. Risultato di fenomeni erosivi, si dice abbiano ospitato insediamenti stagionali di pastori nel Neolitico: si raggiungono con una breve deviazione. Nel tratto discendente al rio, come il bosco si apre, appare all’improvviso, imponente la bianca parete di Catteissard che si attraverserà nel proseguo del percorso. Trascurata la traccia che porta direttamente alla Tavola d’orientamento in cresta presso il Truc S. Martino, che comunque poi si raggiungerà e che si può prendere qualora si volesse abbreviare il percorso, si segue invece quella che s’inoltra verso monte stando inizialmente non lontana dal rio. Sempre evidente, segnata di biancorosso, conduce di sopra all’abbandonata alpe delle Meisonasse che si raggiunge senza problemi al termine di un lungo tratto ascendente su una soleggiata dorsale. Un briciolo d’attenzione occorre metterla solo nel breve attraversamento della chiusa valletta che precede di poco l’insediamento in rovina. Anche qui si può abbreviare il percorso scendendo a Foresto direttamente per il sentiero 537A come suggeriscono le indicazioni. Altrimenti, esattamente nel punto in cui sorgono le indicazioni, inizia la traccia per la parte alta della parete di Catteissard. Non segnalata, di difficile individuazione alla partenza, traversa inizialmente per le praterie a monte dell’alpeggio superando nuovamente la valletta. Però, come si entra nel bosco si fa più evidente. Prestando attenzione non è difficile scorgere degli sbiaditi pallini rossi sulle rocce e sugli alberi che la segnano. Alternando lunghi traversi ascendenti ad altrettante svolte, la traccia guadagna progressivamente quota su un boscoso versante portandosi via via gradualmente verso la sommità dove traversando quasi in piano ci si porta alla base di una parete rocciosa che altro non è che la parte alta della parete di Catteissard che si supera percorrendo l’ampia cengia, mai pericolosa perché estesa, senza mai lasciarsi andare alla tentazione di abbandonarla o di spingersi oltre. Procedendo con cautela su un fondo ciottoloso e friabile, la traccia termina infine su quella che da Foresto sale alla Fugera sulla quale ci s’immette prendendola verso valle nel punto più elevato del percorso (mt. 1100 c.ca).
2 ore e 45 minuti c.ca da Foresto.
Di qui si scende, a tratti ripidi, praticando le svolte iniziali su una malagevole traccia che permettono di perdere quota attraversando ambienti rocciosi e dirupati. Il lungo traverso discendente che segue porta in basso sul crinale dove la parete di Catteissard appare assai imponente e ci si chiede come sia stato possibile l’attraversamento. Lasciato più sotto il bivio che porta al punto in cui partono le numerose vie d’arrampicata, si perviene infine alla tavola d’orientamento dove termina il sentiero degli orridi e pure quello precedentemente trascurato alle Voute. Ancora scendendo e rasentando un enorme traliccio che deturpa il paesaggio non è difficile guadagnare la sommità del Truc S. Martino che domina la vallata ed il sottostante abitato di Foresto. Tornati poi al colletto si prende ora la traccia che porta a valle. Ad un iniziale tratto in piano ne segue un altro più ripido che tocca marginalmente un primo pianoro un po’ scosceso. Poi, perdendo ancora quota si percorre un’ombrosa valletta tra i pini che porta di sotto al grande piano, detto Piancolore, che si rasenta scendendo nella successiva valletta raggiungendo infine al fondo il punto in cui si trovano le indicazioni che seguite portano a Foresto. Nel procedere si possono ammirare dei bei ginepri coccoloni che crescono solo qui. Il tratto che riconduce a Foresto, lungamente pianeggiante, avendo a margine il bosco, sulla destra gli estesi muretti dei terrazzamenti e le pareti rocciose degradanti dal Piancolore, con vie d’arrampicata, è assai piacevole portandosi via via la traccia verso l’abitato e le prime case nel punto in cui, presso la solita bacheca, inizia lo stradello terminale. A monte dei terrazzamenti un tempo veniva coltivata la vite. Oggi non più così però non è difficile scorgere alberi di ulivo, di mandorlo i primi a fiorire e siepi di rosmarino. Al termine dello stradello si confluisce sulla strada raggiungendo in breve il parcheggio presso la parrocchiale dove questo anello si chiude.
1 ora e 15 minuti c.ca dal bivio presso la parete Catteissard.

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