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Escursionismo : Un anello nell'alto vallone di Angrogna in val Pellice
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 22/10/15 16:55
Notizia riferita al: 19/10/15
Letture: 2605

Un anello nell’alto vallone di Angrogna in val Pellice

Località di partenza: Ponte Barfè mt. 810
Dislivello complessivo: sui 1000 mt. c.ca
Tempo complessivo: 7 ore c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 7 Val Pellice Fraternali Editore

Il vallone di Angrogna, laterale della val Pellice, ad ameni, estesi pendii pascolativi ne alterna altri aspri e dirupati soprattutto nella parte terminale sottostante la cresta di monti che si sviluppa dal Gran Truc al passo Roux sino al monte Vandalino.
In questo itinerario, raggiunte inizialmente le estese praterie di Prato Stella, dove sorge il rifugio Barfè, si attraversano poi in successione tre scavati valloni separati da pascolative dorsali sulle quali sorgono degli insediamenti vocati alla pastorizia, oggi ovviamente senza alcun residente fisso, alcuni ridotti a rudere, dove greggi di pecore e capre pascolano liberamente. Su un ultima dorsale, oltre la quale uno stradello scende a valle nell’ampissimo vallone dell’alpe della Sella, è posto un secondo rifugio, detto “Ai Sap”.
Al fondo, superato in basso il torrente di valle e poi un paio di insediamenti, tutti raggiunti dalla strada, si prosegue guadando il rio discendente dell’altro vallone, quello dell’Infernet, oltre il quale uno stradello risale l’assolato versante degradante dall’esteso crinale congiungente il colle della Vaccera al gran Truc, raggiungendo alla sommità un alpeggio dove si prosegue verso lo storico sito partigiano di Bagnou nei pressi del colle della Vaccera. Si scende poi a valle per un sentiero che passando per una zona dirupata detta Rocciaglia transita non lontano dalle barme d’Ours e Monastira.
Lungo, panoramico, fatto di continui saliscendi, però privo di accentuati dislivelli, stancante solo per la lunghezza complessiva, vario, stimolante e assai appagante per coloro che amano le lunghe camminate, questo itinerario permette di muoversi ampiamente in spazi sempre aperti e liberi, dolci e ameni, aspri e dirupati, scoprendo i multiformi tesori che ci dona questo angolo sperduto, poco frequentato e conosciuto della Val Pellice.

Raggiunta Torre Pellice, al semaforo posto al centro dell’abitato si prende a destra seguendo l’indicazione per Pra del Torno. La strada, stando sempre vicina al corso d’acqua, il torrente Angrogna che dà il nome alla valle, procedendo s’incunea progressivamente verso il fondo del vallone raggiungendo, di molto più avanti, il ponte Barfè dove si può lasciare l’auto negli ampi spazi posti a margine.
Oltre il ponte parte lo stradello che alla sommità raggiungerà il rifugio Barfè. Alternando tratti ripidi ad altri dove la pendenza si smorza, questo sale il pendio con una serie di svolte che consentono alla traccia di guadagnare quota attraversando per via delle estese praterie pascolative e rasentando delle case isolate. Si giunge così ad un insediamento più corposo, con tutti gli edifici ristrutturati, Serlet, dove si prosegue sulla destra sino ad un’abitazione con accanto una piccola chiesetta. In mezzo ai due edifici s’inoltra il sentiero segnalato per il rifugio Barfè che si raggiunge percorrendo come tratto terminale un breve stradello. Sempre aperto nella bella stagione, altrimenti in tutti i fine settimana, questo rifugio è posto tra le incantevoli praterie di Prato Stella, panoramiche sull’alta valle, ed è raggiunto da monte da una strada che sale da Torre Pellice passando per Sea di Torre, punto di partenza per ascendere al monte Vandalino.
1 ora c.ca dal ponte Barfè.
Tornati brevemente sui propri passi, alla svolta parte un breve sentiero che subito termina su uno stradello, sul quale ci si immette e che si percorrerà lungamente sino al punto in cui delle indicazioni suggeriscono come raggiungere gli insediamenti di Cialaroccia e dei Sap. Qui giunti sulla destra lo stradello prosegue scendendo a Barfè a Mount, mentre un segnato sentiero parte sulla sinistra subito praticando una serie di svolte ascendenti alle quali segue un lungo traverso che transita a monte di un promontorio roccioso, un poggio alla sommità di una dorsale, dove la vista s’apre ampissima su tutto sull’alto vallone di Angrogna. Di poco più avanti, sotto la traccia, emergono i ruderi di Cialaroccia, insediamento da tempo abbandonato. Lungamente proseguendo il sentiero s’incuneerà ora in tre scavati valloni degradanti dal crinale congiungente il monte Vandalino al monte Vantacul raggiungendo, di volta in volta, delle dorsali dove sorgono quelli che un tempo furono degli insediamenti abitativi. Lasciate le praterie la traccia si porta subito verso il primo vallone, quasi in piano o scendendo di poco, con un lungo traverso di spostamento. Superato un primo rio, se ne guada un secondo nel punto in cui il corso d’acqua forma spettacolari cascatelle. Risalendo poi faticosamente l’opposto soleggiato versante si raggiunge una seconda dorsale ed un secondo insediamento, quello di Sape, oltre il quale la traccia prosegue verso il successivo vallone configurato come il primo, ma di poco meno pronunciato, terminando, anche qui, alle cascatelle del rio, che si guada, ancora risalendo dall’altra parte per poi guadagnare alla terza dorsale l’insediamento di Imbergeria raggiunto da un sentiero che sale da fondovalle che si può prendere per scendere qualora ci fosse necessità di troncare l’itinerario o di farne uno più breve. Oltre le praterie riparte ancora la segnata traccia che riprende a traversare scendendo verso il terzo vallone, meno pronunciato e più articolato dei primi due, perché con più rii, risalendo poi ancora ad una dorsale, dopo aver costeggiato antichi terrazzamenti, che si guadagna con un tratto ascendente che porta al nucleo abitativo del Bric del Bec come ci fa sapere un’indicazione, con le case ristrutturate perché qui giunge uno stradello, che si prende, e che in breve porta alla minuscola costruzione del rifugio “Ai Sap” posto a monte di un gruppo di case di poco più a valle che portano questo nome. La vista s’apre ampissima sul grande vallone dell’alpe della Sella e della Sella Vecchia, posto sulla sinistra, su quello dell’Infernet, posto di fronte, e sulla cresta di monti che dal colle della Vaccera sale al Gran Truc proseguendo verso la Cialancia ed il passo Roux, colle comunicante con la zona dei Tredici Laghi. In basso, a fondovalle, si vedono le case di Chiot e Anchioccia che si poi si raggiungeranno. Anche qui una traccia scende a valle, direttamente a Pra del Torno, passando per Sap e per Riaglio, borgo abbandonato.
2 ore c.ca dal rifugio Barfè.
Uno stradello dal rifugio scende a valle. A delle svolte iniziali segue un lungo traverso discendente che lungamente percorso al fondo raggiunge le case di Ceresarea non lontane dal rio. Fatte più avanti alcune svolte si prosegue sino al punto in cui si abbandona lo stradello per Pra del Torno, sotto una casa colonica tuttora abitata e, superato il rio su un ponticello, si prende quello che s’inoltra traversando in moderata ascesa. Si perviene così ad un bivio dove scendendo si raggiungono le case di Chiot, tutte ristrutturate, col forno e la bella fontana. Tornati al bivio e proseguendo verso monte, superato ancora un rio, si sale alle borgata Anchioccia dove, attraversato il torrente dell’Infernet, si continua sullo stradello che ora taglia il pendio quasi in piano. Poi si prende a salire un assolato versante, con una serie di svolte che, più su, lo fanno terminare ad una casa isolata dove l’anno 1846, inciso sulla pietra del muro, segnala inequivocabilmente la data di costruzione del manufatto. Qui giunti, segnato alla partenza da vernice gialla, parte il sentiero per l’alpeggio detto Crevlira o Criuliro, punto più elevato dell’anello, che si raggiunge al termine un lungo traverso in falsopiano. Da qui parte il sentiero per l’Infernet e quello per cresta per il Gran Truc.
Vista ampissima sul versante opposto, sulla strada fatta dal rifugio Barfè a quello “Ai Sap” e sul vallone della Sella.
2 ore c.ca dal rifugio “ Ai Sap”.
L’alpeggio è raggiunto da uno stradello, che si prende, e che lungamente tagliando in piano gli aperti pendii sottostanti il monte Servin si porta in direzione dell’ultimo tornante sulla strada per il colle della Vaccera dove, seguendo delle indicazioni, si prosegue per la Cà d’la Pais a Bagnou raggiunta che si ha su una roccia una lapide ricorda l’epopea partigiana. Poco più in là, presso un pianoro, sorge una casa ecomuseo della Resistenza. Una bacheca spiega e illustra il tutto al visitatore. Sotto la casa uno stradello prosegue verso valle e questo si prende. Oltre l’ultima casa due tracce scendono tra le betulle sulla sinistra una volta fatte le svolte. E’ importante prendere quella più a monte, una pista agro – silvo pastorale che, più sotto, termina presso una casa ristrutturata ad uno slargo. Sulla sinistra un sentiero scende inizialmente ripido raggiungendo prima il bivio per la barma d’Ours, sulla sinistra, e poi quello per la barma Mounastira, sulla destra. Fatta qualche svolta, sempre rimanendo su una dorsale, superato, un insediamento sepolto dalla vegetazione, oltre un successivo bivio, sempre per la barma Mounastira, ci s’immette sul più evidente sentiero congiungente la borgata Peiroutira alla strada di fondovalle. Piegando a destra inizia un lunghissimo, a tratti piacevole, traverso piano-discendente non segnato, che attraversando agevolmente un versante aspro e dirupato detto Rocciaglia si conclude alle case di Eissart dove si prosegue sullo stradello che lasciandole termina più sotto sullo stradone asfaltato per Pra del Torno nel punto in cui si trova una fontanina.
Non resta che prendere la strada che scende e che, fatti un paio di tornanti, raggiunge in una diecina di minuti il ponte Barfè sul torrente Angrogna dove questo anello si chiude.
2 ore c.ca dall’alpe Crevlira o Criuliro.

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