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Varie : Un itinerario storico a Cumiana: la strada dei morti
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 20/05/15 19:23
Notizia riferita al: 20/05/15
Letture: 918

Un itinerario storico a Cumiana: la strada dei morti

L’antica strada dei Morti, meglio conosciuta come la Stra’ dij mort, avrebbe collegato in un lontano passato la valle di Susa con l’antico cimitero della chiesa di S. Gervasio, sopra la frazione Costa di Cumiana, snodandosi, nel tratto finale a partire dalla Colletta, attraverso varie località di questo territorio.
La sua singolare denominazione si sarebbe originata dal fatto che, lungo questo itinerario, venivano portati i morti cristiani della val Susa per essere qui sepolti. Un disagio non indifferente, col rischio effettivo che alla fine fosse il morto ad uccidere i vivi. Ma perché qui l’inumazione? Era una mesta usanza o un fatto episodico? E riferito a quale epoca? Il vuoto informativo relativo a questa notizia stimola domande.
Dal punto di vista del suo sviluppo, la “stra” in questione presenta alcune analogie con altri percorsi più conosciuti come quello dei Franchi in val di Susa, ed il suo svolgimento “in quota”, oltre che per motivi di sicurezza rispetto all’infido fondovalle di un tempo, potrebbe essere stata suggerita da un percorso già esistente ed ancora più antico, tracciato ad esempio dai pastori in epoca preistorica per la transumanza delle loro greggi.
In base alle informazioni in nostro possesso, si parla di un antico cimitero in località S. Gervasio con attigua chiesa, quasi da far pensare che Cumiana sia stata non solo una delle prime a ricevere il messaggio cristiano ma pure un antico centro per la propagazione della nuova fede.
La forte figura di S. Valeriano, il mitico soldato della legione Tebea che, come altri suoi compagni, per non abiurare la fede come l’imperatore romano voleva costringerlo, avrebbe cercato rifugio nelle valli più nascoste, tra il Cumianese e la val Susa, e dove sempre secondo la tradizione, sarebbe stato l’iniziatore dell’evangelizzazione di questi luoghi, svolge infatti un’analoga funzione su questo territorio.
Anzi, più che il folclore, nel suo caso, si deve parlare di forte religiosità popolare che da epoche lontane lega la sua figura a queste comunità. Curiosamente anche in val Susa dove la devozione a questo santo è molto forte, si narra che Valeriano, per sfuggire ai persecutori, avrebbe compiuto un incredibile salto, come avvenne nella collinetta nei pressi di Tavernette a lui poi intitolata, dove la tradizione vuole che un masso conservi l’impronta delle sue ginocchia al momento della caduta.
Pellegrinaggi ai luoghi legati alla memoria di questo santo hanno visto, sino a non molti anni fa, una grossa partecipazione popolare, con numerose provenienze di fedeli forestieri. Montagne e valli, d’altra parte, non sono mai state ostacoli a questo costante scambio di pellegrini tra le valli della Chisola, del Sangone e di Susa, e tutto questo non fu solo un sentito atteggiamento devozionale, ma anche l’espressione di una cultura condivisa e diffusa dove camminare andava oltre la dimensione del movimento fisico per porsi su piani più profondi e complessi.
Che la strada dei morti non fosse dunque, per certi versi, uno di questi itinerari popolari di fede rivolti ad un luogo sacro che forse fu tra i primi in questa zona ad accogliere in modo organizzato e riconosciuto le spoglie dei fedeli?

Di Diego Prolo Estratto da L’eco del Chisone.



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