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Varie : L'assalto partigiano alla Polveriera di Sangano
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 05/02/15 12:39
Notizia riferita al: 05/02/15
Letture: 2013

L’assalto partigiano alla Polveriera di Sangano

Per attaccare la Polveriera di Sangano, presidiata dai tedeschi, i partigiani comandati da Sergio De Vitis si muovono da Piossasco poco dopo la mezzanotte del 26 giugno 1944. Aggirata sotto la pioggia la collina di S. Giorgio, la banda si divide in tre squadre per articolare meglio l’azione. All’alba i partigiani sono già appostati a ridosso del camminamento delle sentinelle. Alle sette del mattino Sergio ordina l’attacco e dopo un’accesa sparatoria il corpo di guardia si arrende. L’attacco si è concluso in mezzora senza alcuna perdita per i partigiani; i tedeschi lasciano diciassette prigionieri (tra cui quattro feriti), sedici fucili mitragliatori, otto pistole, un autocarro, oltre numerose casse di munizioni e riserve alimentari.
Il piano, concordato con altri comandanti, prevede che la polveriera venga presidiata sino al tramonto, per attirare truppe da Torino ed alleggerire la pressione sugli scioperanti, e poi minata.
Sergio De Vitis organizza a questo scopo una linea di difesa, con il posizionamento di armi automatiche, in direzione della strada Giaveno – Orbassano e la dislocazione delle squadre sul crinale sovrastante Sangano.
Un gruppo di partigiani, nel frattempo, prende in consegna i prigionieri e li porta con l’autocarro agli accampamenti del Forno, mentre altri raccolgono nei depositi della polveriera tutto ciò che può tornare utile.
Dopo una mattinata trascorsa senza allarmi, impegnata a trasferire il materiale, mentre il comandante e i suoi provvedono al minamento della polveriera, nel primo pomeriggio giunge da Bruino una lunga colonna di autocarri e autoblinde: due, trecento uomini, per la maggior parte tedeschi, scendono dai mezzi e si dispongono ai piedi della collina. Cosa era successo? Avvertito dell’attacco alla polveriera da un soldato del presidio, che rientrava da una licenza, il colonnello Von Klass ha fatto affluire le truppe dai comandi di Airasca e Torino.
Inizia quindi il combattimento che dura sino a pomeriggio inoltrato. Sparando con le tre mitragliatrici, gli uomini di De Vitis non si ritirano per evitare che i tedeschi possano salire troppo presto verso Giaveno rischiando così di essere presi alle spalle precludendo un’eventuale via di fuga. Solo verso le 17 ordina la ritirata verso le Prese di Sangano. Mentre il comandante rimane di retroguardia, il grosso della formazione partigiana riesce a sganciarsi attraverso la cresta della collina. Infine, quando la pattuglia di De Vitis lascia anch'essa la polveriera, viene intercettata da una pattuglia tedesca. Lo scontro, quasi corpo a corpo, è furioso: uno dopo l’altro tutta la retroguardia partigiana cade sotto i colpi del nemico. Chi sopravviverà farà comunque poi una brutta fine. Un solo partigiano riesce a salvarsi sfuggendo miracolosamente all’accerchiamento. In pochi minuti la formazione partigiana ha perso dodici uomini, tra cui il comandante.

Nel 1949 veniva eretto sulla collina di Sangano, in prossimità della Polveriera, un cippo commemorativo per ricordare i tragici eventi di quel giorno e i partigiani morti durante l’attacco.
Il monumento è costituito da un cippo in pietra alla cui sommità è eretta una croce; alla base una targa che riporta i nomi dei partigiani che qui persero la vita. Sergio De Vitis, infatti, cadde proprio nel punto in cui è stato eretto il cippo. Questa l’epigrafe alla base del monumento:
“26 giugno 1944 – Sergio De Vitis occupava con i partigiani questa polveriera. Accerchiato dalla preponderante reazione dei rinforzi tedeschi, si immolava con i più valorosi per dar tempo alla Banda di sottrarsi alla cattura”.


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