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Varie : Focaccia, monti e mare
Autore: vecchiomio (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 27/06/14 11:26
Notizia riferita al: 27/06/14
Letture: 863

In casi rari m'è capitato di assaporare sui monti la fragrante focaccia, anche se a dire il vero la fragranza non c'era più, dopo le ore di permanenza nello zaino. Bisogna premettere che esistono varie scuole di pensiero su quel che sia meglio portarsi da mangiare in montagna: c’è chi preferisce un pasto frugale costituito da mezzo creaker integrale, una caramella muh, due fichi secchi e tre arachidi medi; chi invece non rinuncia a salumi, formaggi, patè di fegato d’oca ecc...A me piacciono le acciughe, le olive e se ci fosse, focaccia: forse per ripristinare con sapori salmastri i sali persi col sudore, o forse per imprinting d’ infanzia. Ci vuole però quella DOC, quindi devi averla avanzata il giorno prima, quando sei stato in Liguria e ti sei con previdenza ed all’ uopo rifornito della dose giusta. In tal caso la devi collocare in fondo allo zaino, nella zona meno accessibile, perché se venisse a trovarsi in superficie potresti esser colto da un raptus di ingordigia e mangiarla dopo appena venti minuti dalla partenza. Invece no, bisogna conservarla intatta fino in cima: gli ultimi cento passi allora saranno alleggeriti dal pensiero che presto potrai assaporarla con la meritata birra. La retorica alpina prevede la contemplazione delle ardite creste, delle scintillanti vette, del vuoto che ti avvolge da tutti i lati, del silenzio siderale ecc. e quindi una breve ma profonda riflessione sulla piccolezza dell’uomo di fronte al creato o alla natura a seconda delle proprie convinzioni…ma si può fare benissimo tutto questo, e anche meglio, masticando la focaccia.

C’è spesso un gracchio alpino dal becco giallo spuntato dal nulla che veleggia sulla cima testè raggiunta, il quale, con eleganza gracchiesca, traccia effimeri arabeschi speciali solo per te, distraendoti dalle meditazioni. Se per caso si accorge che stai masticando, il furbastro si avvicina, sperando in qualche resto di cibo umanoide. Allora, come meritato premio per il volo che ti ha mostrato, in fraterna comunione francescana con la bestiola, dividerai con lui un boccone del cibo degli dei che hai portato fin lassù, nel loro regno.

Ma il luogo più consono al consumo della focaccia rimane ovviamente la terra di Liguria. Lì si deve entrare in una ostaja du belin, altrimenti detta "piola di bassa lega" (come canta Max Manfredi), in un vicolo dell’angiporto genovese: vecchi tavolini in legno, sedie simil Van Gogh e oste scorbutico come si conviene alla location, che non ti chiederà chi sei né dove vai, basta che paghi in contanti, perché “credito” è una parola che non esiste nel vernacolo ligure. Del gianchettu sfuso d’accompagnamento sarà adeguato. Sconsigliata in questi casi la fretta, meglio poi una giornata fredda e umida di tardo autunno (ma solo se il meteo non prevede precipitazioni intense, nel qual caso meglio rinviare) di quelle che stendono un velo d’acqua sulle pietre dei carruggi e fanno più scure le ardesie dei tetti . Con la donna giusta (non del vicolo!), se ce l’hai: veloce allora scorrerà il tempo, dolce sarà il ricordo ( persino dell’ oste) e prelibata ti sembrerà la focaccia, anche se vi avranno appioppato quella del giorno prima.

Va molto bene anche la banchina del porto, o un molo, dove sedersi e guardare un pescatore che pesca, il galleggiante che galleggia, le gru che scaricano i containers dalle navi, come un monaco tibetano fissa ad ogni alba il suo nulla, senza desideri, senza rimpianti e senza rimorsi. Non sarai, almeno per quell' ora, da meno di lui, ma avrai in più la focaccia al posto del the diluito nel latte acido di yak. Affioreranno di sicuro, sospesi come oleogrammi tra il galleggiante e i tuoi occhiali, lontani ricordi d' altri mari, d' altre ore trascorse senza la sensazione d'averle sprecate, d'altre focacce morbide e oleose, mangiate in intervalli scolastici troppo brevi e forse, se avrai con te anche il vino, ti sarà concessa un' illuminazione, o almeno un'idea buona per il giorno dopo.


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Autore Commento
alelice
Inviato: 27/6/2014 21:26  Aggiornato: 27/6/2014 21:26
Allievo
Iscritto: 15/9/2012
Da: arconate
Inviati: 30
 Re: Focaccia, monti e mare
Ho letto la tua notizia e mi piace commentarla.
Ho scoperto la focaccia genovese grazie a una collega di lavoro di mia figlia Silvia.
Si chiama Caterina,è di Genova e, tutte le mattine prende il treno per venire a Milano a lavorare all'Arpalombardia. In un fine settimana è venuta ospite da mia figlia e,con suo marito e mio genero sono venuti da noi per una pizzata.
Tra l'altro ci hanno portato la famosa focaccia, della quale ignoravamo l'esistenza. E stata una bella sorpresa ma non l'abbiamo apprezzata in pieno perchè non ne conoscevamo la storia, quindi , grazie a te e a loro ci siamo arricchiti di un pezzettino di cultura della quale noi lombardi siamo un tantino carenti. Comunque,lasciamelo dire, la pizza della Mariateresa,
mia moglie,non ha paura di nessuno.
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