Folla o solitudine? Le piste da sci o la libertà vissuta sui pendii che si raggiungono solo con le proprie forze? E ancora, mille tracce o una sola firma lasciata alle spalle? Il significato di queste alternative è in un bel racconto di Italo Calvino: la ragazza con il cappello azzurro. Chi non conoscesse questa storia, la legga, oppure si rechi a Vazon nei boschi del Cotolivier, pare che la ragazza con il cappello azzurro sia spesso da quelle parti. Ne sanno qualcosa i gestori del rifugio La Chardouse, Claudio e Valentina, che proprio la scorsa domenica l’hanno avuta ospite. Si dice che la ragazza con il cappello azzurro ami molto la cucina di Valentina, come pure il caratteristico ambiente da baita del ‘700 che è La Chardouse. Incontrarla non è per nulla semplice ma con qualche suggerimento potrete riuscirci anche voi. Occorre che ci sia la neve, tanta neve, l’azzurro del suo cappello risulterà più riconoscibile. Raggiungete Vazon e percorrete le vie del villaggio, cercate vicino alla fontana coperta da una grande tettoia in scandole di legno, dietro la chiesa dedicata alla Madonna delle Nevi oppure al rifugio La Chardouse. Qualche indizio lo troverete certamente. La simpatica Nanà, il cane del rifugio, la conosce bene, chiedete che vi sia lasciata per accompagnarvi. E fu proprio così che potei seguire le tracce della ragazza con il cappello azzurro, su per i boschi del Cotolivier, prima tra gli alberi e poi in fondo ad un pendio. La raggiunsi e vidi il suo sorriso, fu un attimo, appena il tempo di una foto, poi venne la nebbia e la ragazza con il cappello azzurro scomparve ancora … provate a cercatela anche voi!
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