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Escursionismo : Monte Ribè (1576m) Valle Grana
Autore: cadri (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 10/05/13 18:51
Notizia riferita al: 09/05/13
Letture: 2947

Breve e piacevole passeggiata fattibile in mezza giornata: meta la panoramica cimetta del Monte Ribè, con partenza dalla borgata Frise (1222m), nell'omonimo vallone, dove si può parcheggiare l’auto sul piazzale della chiesa.
Da qui si sale seguendo la strada che conduce dopo circa un chilometro all’incrocio tra Borgata Crousas e Borgata Sarasin (sul significato del nome di queste due borgate ci torneremo dopo).
Si sale in lieve pendenza fino alla borgata Crousas e si prosegue sulla strada che ben presto diventa sterrata fino a portarsi sotto l'erbosa cresta spartiacque di Costa Boli (1440m).
Nei pressi di una vistosa bacheca in legno (vuota) si abbandona la sterrata e si sale al colletto poco più alto, dove si apre il panorama sulla Val Grana.
Si prende il sentiero sulla destra che segue la cresta dapprima in un bosco di faggi e poi, su un pendio erboso con numerosi cespi di erica, raggiunge la ormai poco distante sommità del Monte Ribè (1576m), contraddistinta da una croce in legno. Bello il panorama sulla testata della Val Grana.
Ci concediamo una sosta in cima per la colazione e le foto di rito, ma le nubi incombono e riprendiamo la strada del ritorno.
E' possibile effettuare questa escursione, specialmente quando c'è neve, con le ciastre, seguendo un itinerario più diretto attraverso gli estesi prati-pascoli della zona, ma nella bella stagione è buona regola tenersi sulla strada o sui sentieri tracciati per rispettare e non rovinare la cotica erbosa che si può notare qui particolarmente curata.
Ci troviamo infatti in un'area molto importante per la produzione del prezioso formaggio Castelmagno e lo dimostra il numero consistente di stalle e relativi capi bovini di razza piemontese presenti in queste borgate.
L’allevamento in Valle Grana, e in particolare nei pascoli dell’alta valle, è quasi interamente finalizzato alla produzione di questo formaggio.
La particolare varietà e la fragranza delle erbe presenti nei pascoli costituiscono il presupposto fondamentale per i caratteri distintivi di qualità, sapore e profumo di questo eccellente formaggio, che può fregiarsi della prestigiosa certificazione DOP (Denominazione di Origine Protetta).

E veniamo al significato del nome delle due piccole borgate poste proprio sui fianchi di questo monte Ribè cioè alla leggenda dei Crosassi e dei Sarasin: i Crociati e i Saraceni, che ho tratto dal blog "leggende della valle grana".
Si racconta che, nel tempo dei tempi, quando le questioni tra gli uomini si risolvevano a colpi di spada o di coltello o, peggio ancora, con le mazze ferrate, un triste giorno comparirono i saraceni: moresche orde barbariche provenienti dalle terre del nord africa in cerca di ricchezza e schiavi.
Distrussero un antico monastero che si trovava nel vallone di Pentenera, risalirono il monte Ribè e si accamparono a ridosso di esso fondando un piccolo villaggio. Da quel posto partirono numerose e terribili scorrerie che dilaniarono l’intera valle. Saccheggiarono e rasero al suolo interi villaggi e paesi.
Trascorsero anni bui, anni di dolore, di desolazione e di abbandono.
Ma venne il giorno del riscatto.
Dalla vicina Provenza giunse, ai piedi del monte Ribè, un esercito di cavalieri crociati.
Essi si attestarono un poco al di sotto del colorato accampamento dei mori e, subito dopo, scatenarono una ferocissima battaglia.
Benché in posizione subalterna i crociati ebbero la meglio e la Valle Grana fu finalmente liberata dai sanguinari barbari.
Solo uno di essi, il feroce capo, riuscì momentaneamente a sfuggire rifugiandosi in una vicina grotta ma fu scoperto grazie a un divino raggio di sole che, squarciando la spessa cataratta celeste, indicò il punto del nascondiglio.
Dopo l’epica battaglia, i crociati trovarono su quel monte delle strane incisioni di forma circolare come dei piccoli recipienti scavati nella roccia (le coppelle).
Pensarono fossero opera dei saraceni al che, alcuni monaci che erano al loro seguito, scolpirono vicino a queste delle croci a futura memoria della scacciata dei mori e dei demoni.
Quei segni sono tutt’ora visibili e ancor oggi si ricorda di una “vouto de la pistolo”, cioè di una stalla, costruita in continuità di una grotta, nel cui interno trovarono un calzare arabo.
Di quella “vouto” rimane solo più la memoria e il racconto tramandato ma da lì nacque la leggenda dei Crosassi e Sarasin: due magnifiche borgate di questa terra.

Escursione effettuata il 9 maggio 2013
Partecipanti: Adriano, Alberto, Osvaldo e Sergio
Località di partenza: Borgata Frise di Monterosso Grana
Quota partenza: m 1222
Altitudine massima: m 1576
Dislivello cumulato in ascesa: m 362
Sviluppo totale del percorso: km 6 circa
Difficoltà: E

Tracciato gps
foto m. Ribè


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