Buongiorno a tutti!
Da alcuni giorni sentivo sempre di più il richiamo delle montagne, le quali, sgombrandosi della neve sempre più velocemente, diventano molto più attraenti per i trekker come me che non sono clienti abituali degli sci d’alpinismo.
E così, scopro facilmente che il mio desiderio, è comune al mio compagno di avventure 8+, e nell’unica finestra di bel tempo del w-e, decidiamo di affrontare la prima salita della stagione su una montagna che tutti i giorni fa capolino sulle nostre teste: Bisalta (o Besimauda, ma per tutti è la Bisalta, checché se ne dica).
Certo è una cima che abbiamo affrontato più volte, e qualcuno, storcendo il naso, potrebbe anche accusarci di essere ripetitivi. Ma è una salita che regala soddisfazione, per la brutalità della pendenza di un tratto centrale, e per la divertente cavalcata su massi nella parte finale.
E quindi Bisalta sia! Si va su a far colazione.
La partenza è fissata come al solito: 6,00. Se tutto va bene per le 8 siamo su. Visto che su potrebbe ancora esserci della neve, ci portiamo le ciaspole.
La partenza è tranquilla, allegra come al solito. ma ben presto il nostro passo, non so perché, diventa più rapido e saliamo veloci nella boschina. Di neve qui non ce n’è più, solo un sacco d’acqua che deriva proprio dallo scioglimento di quella posta ancora a monte. Mentre saliamo non posso non pensare al fatto che questa è la prima gita dopo l’incidente. Il primo trek serio.
Le gambe girano bene nonostante sia la prima uscita dell’anno.
In circa 40 minuti siamo alla sella. Una breve pausa, qualche foto al paesaggio che con la nebbia assume connotati davvero particolari e ripartiamo lungo la strada.
Mi sento davvero in pace, e riscopro il piacere della salita in montagna, la fatica di ogni passo, accompagnato però dall’allegria del mio compagno di avventure.
In un’ora arriviamo allo stacco del sentiero più ripido.
Stavolta è Danilo che parte, e lo fa davvero in modo deciso. In 10 soli metri, me ne ha già mollato 2 di distacco! Poi però l’andatura si stabilizza anche perché il traverso è davvero ripido. Un quarto d’ora davvero violento, ma il vedere la casetta della malga mi rincuora sul fatto che la parte più dura è alle spalle. In genere da qui in su inizia la parte divertente. Invece stavolta scopriamo ben presto che la neve non è del tutto portante e così ogni tanto affondiamo fino al ginocchio in qualche voragine sottostante. In questo modo la salita è decisamente più faticosa e non sempre riusciamo ad avere un andamento costante. Per fortuna la giornata si è rasserenata e il cielo ci appare davvero di un azzurro brillante.
Nell’ultimo tratto danilo sale per il nevaio sommitale di sinistra io invece per le articolate rocce, salendo a “stim” come si suol dire; quindi un po’ faticosamente, alle 8 siamo in vetta. Peccato che una nuvoletta si frapponga tra noi e il sole, per cui la temperatura non è propriamente calda.
Dopo un piccolo pasto e una sana bevuta, ritorniamo indietro.
Il primo tratto di discesa non è proprio semplice. Io cado al terzo passo, sprofondando nella neve, mentre poco più a valle è Danilo che su un tratto di nevaio scivola e si fa almeno 15-20 metri in free-ride. Forse era mica il caso di avere i ramponi!?
Passato il tratto più ripido, ci infialiamo le ciaspole e completiamo la discesa sino alla malga (almeno diamo un senso al fatto di averle portate in vetta). Di qui allegramente riscendiamo verso le Meschie, impattando ancora una volta con la pallosissima fase di discesa, che ogni escursionista che si rispetti, a suo modo, odia.
Inventassero un teletrasporto…..
Un ringraziamento al mio fedele compagno 8+, che asseconda i miei improvvisi desideri montani, e alla mia metà del cielo, che si sorbisce le sveglia alle 4:30 del mattino.
Buone gite a tutti

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