Ah, questa primavera così piovosa, come tante altre…in questi giorni che non si sa proprio che fare. Per far buon viso a cattivo gioco provo anche io, per una volta, a pescare nel baule dei ricordi e rovistando rovistando sul fondo del baule ciò che tornano più facilmente alla mente sono i fatti accaduti da giovanissimi. E’ risaputo che il primo segno di vecchiaia è il ricordare meglio le cose di tanti anni prima e dimenticare magari ciò che si ha appena mangiato a pranzo.
Qui le montagne non c’entrano, si parla solo di ragazzate e di vita spensierata, quella dei quindici anni…quindici anni !! Si parla dei fantastici anni 70, dopo aver vissuto solo da bambino i precedenti magici anni 60.
Vita spensierata…era già un anno che avevo cominciato a lavorare, appena finite le medie, ma ero ancora a “piedi”. Mettevo quasi tutto lo stipendio in casa e dopo un anno papà si decise a comprarmi il motorino. Ragazzi, il motorino. E non un motorino qualsiasi, ma il “quasi da corsa” Malanca, detto il TESTAROSSA…qualcuno che gira intorno alla mia età se lo ricorda certamente : basso, sottile, il serbatoio colorato a strisce verdi-bianche-rosse, trasudava Italia… e appena uscito dalla casa costruttrice già ti filava ai 90 all’ora, così, al naturale…altro che i 40 di legge. Se poi conoscevi alcuni brillanti maneggioni che sapevano il fatto loro e ti pasticciavano un po’ il motore e cambiavi il carburatore (parola che oggi è quasi sconosciuta) ecco che il Malanchino ti toccava e superava i 110…Vi garantisco che ai tempi, senza casco obbligatorio, senza freni a disco e altre diavolerie, era già un bell’andare. E noi andavamo. Oh , se andavamo…
Io e Renato. Il Baluchin. Anche lui col Testarossa, un anno più “vecchio” di me.
Arriva l’estate del fantastico anno 1973, si va in giro, si va un paio di volte a Finale Ligure scollinando sul Melogno, si rompono i timpani ai bravi Fossanesi sulla piazza dei Celebrini e nei vicoli del bourg-Vej facendo sentire a tutti il rumore caratteristico del Testarossa, ma a lungo andare…che noia…e i “civic” che ci aspettavano, che ci facevano gli agguati sotto i portici di via Roma.
Io e Renato ci intendevamo a meraviglia, in pochi minuti si prende la decisione, si va via in motorino per qualche giorno…uno zaino sulle spalle (piccolo perché se no in motorino l’aria faceva sbandare), il casco in testa perché in Francia era già obbligatorio, qualche pacchetto di biscotti, barrette di cioccolato, jeans e camicia militare e via, su per la valle Tanaro, colle di Nava, Imperia…
A Imperia primo momento confusionale : in una piazza c’era una manifestazione politica con i soliti papaveri che cianciavano, noi diremo, noi faremo…I poliziotti di servizio d’ordine vedono arrivare due “moto”, il casco ci nasconde il volto, vedono gli zaini…Ci bloccano con le machine-gun spianate…OHEI, ragazzi, calma!
Dopo aver svuotato gli zainetti e fatto vedere i biscotti e la cioccolata dimostrando così di essere due poveri deficienti si convincono e ci mollano…
Hai capito perché ancora oggi a Napoli fermano solo quelli col casco ? Non è normale, non è normale…
Si riparte : Ventimiglia, valico san Luigi. Ci fermano, controllano i biscotti e la cioccolata e ci lasciano passare. Ma sorridono.
Montecarlo, davanti al Casinò. Parcheggiamo i bolidi e ci facciamo una polaroid davanti all’entrata, insieme al portiere di sua Maestà che sorride. Gli offriamo la cioccolata, non la vuole. Meglio.
La foto istantanea polaroid ce l’ho ancora, cartacea ma resistente, solo un po’ ingiallita.
Antibes, è già pomeriggio inoltrato, andiamo in spiaggia abbiamo un asciugamano a testa che si rivelerà multiuso, servirà anche per coprirci quel minimo di notte. E’ vita spensierata, solo che le lire e i franchi sono pochini, e servono per la miscela, per i Testarossa…Mangiamo i biscotti e la cioccolata poi ci concediamo una botta di vita, da una bancarella compriamo due porzioni di “frites”…patatine fritte, care, carissime, ma buone, buonissime.
Si fa notte, cerchiamo una spiaggia attrezzata, apriamo due sdraio e ci mettiamo a nanna, una mano sul Testarossa, l’altra piantata nella sabbia a dare equilibrio, il portafoglio nelle mutande. Nessuno ci disturba fino alle 7 quando arriva il gestore della spiaggia e ci fa filare.
Altra botta di vita, un cappuccino con brioche al bar. Cappuccino caro, carissimo, ma schifoso. Il caffè in Francia non lo sapevano fare e forse non hanno ancora imparato neanche adesso.
Si sale a cavallo del Testarossa e si punta verso Ovest.
Secondo momento confusionale : Nei pressi di St.Tropez siamo dietro ad un pulman fermo.
Colonna di auto in senso contrario.
Strada stretta.
I furbi di solito sorpassano a destra, sul marciapiede. Ci sentiamo furbi e facciamo così, Renato passa senza problemi. Io quasi.
Una Madame grossa come una betoniera mi scende dal pulman proprio davanti, la schivo quasi tutta…la levetta della frizione gli aggancia la borsetta e mi resta lì attaccata. Mi fermo subito ma lei stava già strepitando un qualcosa che sicuramente voleva dire “al ladro, al ladro, al ladro”…
Ma per favore, signora beton…madame, mille scuse, non volevo, merci et au revoir…O anche mai più.
Meno male che le minitarghe non esistevano ancora.
E Renato? Ha appoggiato il Testarossa alla ringhiera e si è seduto a terra per ridere meglio. Un amico è un amico.
Marsiglia…conosciamo la città ? Ma figurati…così ci infiliamo nei vicoletti del porto che solo per fare un esempio via Prè e via Porta di Vacca a Genova sono un asilo nido. Lì il più bello assomigliava a Shrek, solo un po’ più scuro.
Uno di questi esseri si mette in mezzo al vicolo e Renato quasi gli trita gli ammennicoli con la ruota anteriore. Mi scusi tanto…pardonnez-moi, eccellenza, monsieur, non accadrà più.
Io intanto appoggio il motorino ad uno scalino sopra il quale c’era una signorina che di sicuro non era una segretaria d’azienda, ma che comunque era nel campo delle pubbliche relazioni, e mi piego in due per ridere meglio. Un amico è un amico. Toh, i nodi vengono sempre al pettine.
In qualche modo ci buttano fuori dal vicolo senza farci (troppo) male. E in qualche modo usciamo da Marsiglia.
Ci spostiamo a Cassis, leggendaria cittadina turistico-cinematografica e prima di cercare una spiaggia attrezzata ci facciamo fuori gli ultimi biscotti e l’ultima barretta di cioccolata. Le sdraio non le troviamo e non ci resta che coricarci sotto una barchetta, asciugamano sotto la testa e patire il fresco della notte.
I Testarossa sono incatenati ad un lampione a pochi metri da noi.
Terzo giorno, prendiamo la strada del ritorno, a Ventimiglia facciamo l’ultimo “pieno” e calcoliamo di averne a sufficienza per arrivare fino a casa. Ci restano un po’ di soldi e li usiamo per un’ultima botta di vita… una pizza e una birretta, rigorosamente da asporto, se no costava troppo.
Ma abbiamo ancora fame…
A Imperia, dove abbiamo avuto l’incontro ravvicinato con le mitragliette della polizia, c’è una festicciola. Bancarelle. Assaggi alimentari. Ce le passiamo tutte, due volte facendo il giro della piazza…alla fine non avevamo più fame.
Troviamo una spiaggia con dei lettini…altro che sdraio, qui è il Grand Hotel. Purtroppo c’è anche il custode notturno, una specie di dobermann sciolto che con poche parole, qualche ringhio e tanti spintoni ci butta fuori.
Fatti un paio di chilometri verso l’interno, quasi convinti a tornare a casa di notte, ci fermiamo per una fumata (chiamiamola così, difatti fumava…) in un oliveto fatto a terrazzini come solo i Liguri sanno fare. L’erba è tagliata, la notte tiepida, una canna per suggellare il viaggio e la palpebra cala…Ci addormentiamo tra gli ulivi.
Dopo aver dormito almeno, dico almeno dieci minuti, mi sveglio dal dolore alla guance…Renato, Renato, ci attaccano! Decine, centinaia, migliaia di zanzare, moscerini e altre bestie più o meno grandi ci volano sulla faccia e ci succhiano il sangue. Alzarsi e andare via? Ma figurati…
Casco in testa, guanti, zaino come cuscino per impedire il rotolamento della testa “incascata” e si dorme di un ben, ma di un ben…
Il ritorno a Fossano, il mattino dopo, non ha storia. Però è sabato, giornata sacra.
Pranzo, doccia calda, due “cristiandior” da parte di papà a cui non avevo dato notizie da quando ero partito, una dormita nel mio letto (il posto più bello del mondo) e poi alla sera…pollice alzato verso Il dancing Christ di Mondovì. Per precedere di qualche anno il John travolta della “febbre del sabato sera” e per cercare qualche “purila” che ci aiutasse a dimenticare le mitragliette della polizia, madame Beton, Shrek e le zanzare.
Ho avuto altre moto, un 250 da cross, due 600 da enduro…nessuna poteva e può reggere il confronto affettivo con quel “48” basso, piccolo, emozionante, non targato e quindi…anonimo!
Altro che crisi, bunga-bunga, inciuci politici, palmari, internet, eccetera…Quindici anni.
Quindici anni…
Data : Agosto 1973
Partenza : Fossano
Località max : Marsiglia
Km percorsi : a occhio circa 600
Mezzi : 2 Malanca Testarossa “pastisà” con carburatore da 20
Partecipanti (in ordine di apparizione):
Io
Baluchin
La polizia
Madame Beton
Shrek
Il custode dobermann
La canna
Le zanzare
Guest stars : I Testarossa