Home | Foto | Video | Notizie | Agenda | GPS | Articoli | Meteo | WebCams | Contattaci | Aiuto

Menu principale

Album foto

Foto a caso

Escursionismo : Salita al Rocciamelone dal colle del Moncenisio passando per il rifugio Stellina
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 02/09/12 16:38
Notizia riferita al: 27/08/12
Letture: 5659

Salita al Rocciamelone dal Moncenisio passando per il rifugio Stellina

Località di partenza: parcheggio all’inizio della strada per l’alpe Tour mt. 1950 c.ca
Dislivello: complessivamente mt. 1750 c.ca considerando le risalite
Tempo di salita: 7 ore c.ca
Tempo di discesa: 5 ore c.ca
Difficoltà: E sino al rifugio Stellina, poi EE per il tratto che porta al colle della Novalesa
Riferimenti: Carta dei Sentieri e stradale 1:25.000 n° 3 Val Cenischia – Rocciamelone -
Val Chisone Fraternali Editore

Normalmente si sale al Rocciamelone dalla val Susa lasciando l’auto nei pressi della Riposa, alcuni ci arrivano dalla valle di Viù pernottando al rifugio Tazzetti, pochi invece dal Moncenisio passando per il rifugio Stellina. Su questa montagna c’ero salito una sola volta, 45 anni fa, e fu un’esperienza negativa per le condizioni meteorologiche avverse e la delusione fu tale al punto che non ho voluto andarci più. Per ritornarci, io e mio figlio Gabriele, abbiamo voluto percorrere un interessante percorso alternativo: quello che parte dal colle del Moncenisio transitando per il rifugio Stellina. Data la lunghezza, sarebbe meglio suddividerlo in due giorni con pernottamento al rifugio, e questa era l’intenzione. Poi vari problemi, tra i quali l’assoluta mancanza d’acqua in questo particolare momento al rifugio, ci hanno costretti ad effettuare l’escursione puntando su di un giorno solo. Così facendo la gita si fa impegnativa per la lunghezza del tratto da percorrere e per il notevole dislivello da superare; ma quasi a fine stagione, sufficientemente allenati, la cosa è fattibile, ed è stata fatta.
Raggiunta l’alpe Tour per l’interminabile strada, si sale poi al rifugio Stellina posto in un’incantevole posizione affrontando di seguito il tratto più impegnativo che consente di salire al passo della Novalesa, per guadagnare il quale si affronta lungamente un ripido pendio, per gli sfasciumi e detriti che caratterizzano questo faticoso tratto. Oltre il passo si percorrono poi le estese pietraie poste a margine del grande ghiacciaio in via d’estinzione prima di risalire in cresta e affrontare l’ultimo ripido tratto che porta in vetta.
La fatica è però ampiamente ripagata da ciò che di lassù si vede. Prima di scendere una preghiera alla Madonna che tutti ci aiuti in questi difficili momenti che stiamo attraversando.

Giunti a Susa si prosegue oltre sulla statale n° 25 del Moncenisio che lungamente salendo raggiunge in c.ca 12 km. l’abitato di Barcenisio. Oltre la borgata si continua verso il grande piano di S. Nicolas che precede di poco i tornanti delle Scale affrontati che si hanno si esce sul grande piazzale dell’ex dogana francese dove è posto l’hotel Malamot. Percorso il successivo lungo rettilineo, la strada compie poi un ampissimo tornante verso sinistra dove nei pressi di una bacheca che illustra il “Sentiero dei 2000”, che da qui parte raggiungendo in c.ca 9 ore il Trucco, troviamo anche l’indicazione per il rifugio Stellina a cui si arriva con c.ca 3 ore di cammino. Proseguendo per poco stando sulla dissestata strada subito si raggiunge il vicino ampio parcheggio nei pressi della cava dove è stato estratto il materiale per lo sbarramento dove conviene lasciare l’auto.
Da qui all’alpe Tour, dove termina, si starà lungamente sullo sterrato che inizialmente sale portandosi verso la caserma posta sotto la batteria Paradiso e poi al colletto, presso il quale si trova l’indicazione per salire al Baraccone de Chamois e alla Punta Lamet, con bella vista sui resti della fortificazione e sul grande lago del Moncenisio. Oltre si cessa di salire e la strada continua tagliando prima in piano e poi il discesa i ripidi pendii al fondo dei quali si scorge l’abitato di Moncenisio e i vicini laghetti, più in basso a fondovalle di scorge Novalesa con il complesso dell’Abbazia, mentre all’orizzonte appare Venaus. In alto la prospettiva s’apre sulla cerchia di monti che vanno dalla Punta Lamet al Rocciamelone, mentre sopra il grande lago si erge il grande trapezio con le cime del Giusalet, con la Cima di Bard e il Malamot; dall’altra parte della valle s’ergono invece le vette dell’Orsiera e quelle della media e dell’alta valle di Susa. Non ci si annoia a percorrere questo interminabile sterrato perché il panorama, sempre lo stesso, cambia continuamente di prospettiva offrendo sempre nuovi scorci. Così lungamente continuando, superate delle caratteristiche conformazioni rocciose, dette Sassi Bianchi, si scende poi verso l’incassata, abbandonata alpe Lamet, posta proprio sotto i 3504 mt. della Pointe du Lamet. Oltre si prosegue ancora praticamente in piano per un lunghissimo tratto sino a che, superata una dorsale, improvvisamente appare l’ampia conca dov’è posta l’alpe Tour, mt. 2126, che si raggiunge.
1 ora e 45 minuti c.ca dal parcheggio.
Il alto, su un poggio isolato dalle valanghe detto Testa del Carolei, già si intravede la costruzione del rifugio Stellina che si dovrà raggiungere. Delle indicazioni, poste poco prima dell’alpeggio, segnalano che al rifugio ci si può arrivare tramite due vie e per raggiungerlo si prenderà quella di sinistra perché più immediata. La traccia si porta a monte della conca passando non lontana da un cippo di confine e sino alla meta sarà contrassegnata da un tratto rosso sormontato dalla silhouette di una casetta. Oltre il cippo il sentiero fa un’inversione e, diventando più evidente, si porta verso una dorsale che, raggiunta, si percorre lungamente raggiungendo di sopra la superiore conca che si risale con le ravvicinate svolte che permettono di guadagnare progressivamente quota. Un lunga diagonale verso destra e il superamento di due scavati canalini, anticipano di poco un colletto oltre il quale s’intravede la costruzione del rifugio posta su di un poggio. Attraversata quasi in piano un’ultima conca, da prima su pietraia, poi su pendii erboso detritici, si raggiunge infine l’estesa dorsale al termine della quale si trova il rifugio Stellina mt. 2602, dopo aver superato un altro scavato canalino e le indicazioni per salire ai superiori passi Marmottere e Novalesa.
1 ora e 15 minuti c.ca dall’alpe Tour.
Occorre ora salire al passo della Novalesa percorrendo il tratto più impegnativo dell’intero percorso. Sempre ben segnato dalle solite tacche biancorosse, sempre assai ravvicinate, il sentiero si porta subito verso monte stando sulla dorsale che degrada verso il rifugio Stellina. Le ripide svolte iniziali tra le rocce portano alla base dell’estesa bastionata rocciosa posta sotto le punte Marmottere e Novalesa che si aggira con un lungo traverso verso destra affrontando poi il successivo tratto in moderata ascesa che permette di superare alcuni incassati canalini oltre i quali si prende a salire decisi il ripido pendio fatto di rocce rotte, sfasciumi e detriti. La pendenza notevole è attenuata, dove è possibile, dalle numerose, ravvicinate svolte che consentono di guadagnare progressivamente quota. La lunga, interminabile, faticosa ascesa termina solo quando si raggiunge il passo mt. 3239 dopo aver affrontato un ultimo canalino attrezzato. Sulla sinistra si può notare il vecchio tracciato terminale che lo raggiungeva per un altro ben più impegnativo canalino, che volendo si può percorrere, ma che richiede, per affrontarlo, una buona esperienza su questo tipo di terreno. Giunti al passo la vista s’apre sul grande ghiacciaio del Rocciamelone e sulla cima ancora lontana.
2 ore c.ca dal rifugio Stellina.
Di qui sino al punto in cui ci si immette sul sentiero 111, che sale alla vetta dal rifugio Tazzetti, la traccia non è più segnata. Si affronta ora un lungo tratto, sul versante del ghiacciaio, quasi in falsopiano, seguendo vaghe tracce, notevolmente aiutati da numerosi ometti che segnano il cammino, compiendo un percorso che si snoda soprattutto per rocce rotte e detriti, raggiungendo al termine dell’attraversamento la base del pendio che si risale là dove sorge un grosso ometto non lasciandosi tentare di portarsi alla base della montagna perché da quella parte la vetta è quasi inaccessibile. La traccia si fa più evidente e altri numerosi ometti segnano il sentiero che alla sommità si porta nuovamente sul crinale che si percorre stando sul filo o portandosi prevalentemente sul lato destro, della val Susa, sino alla base del pendio terminale che porta in vetta. Con un ultimo tratto, facile, ripido e faticoso, infine si raggiunge la cima del Rocciamelone, mt. 3537 dove si trova quello che tutti sanno. Di lassù vista imponente sui monti, sulle valli sino alla non lontana pianura.
2 ore c.ca dal passo della Novalesa.
Si ritorna a valle seguendo fedelmente il percorso di salita. Volendolo, una volta raggiunto il rifugio Stellina, si può ritornare all’alpe Tour percorrendo il sentiero alternativo che parte davanti il rifugio transitando per la sottostante alpe Carolei. Giunti all’alpeggio non resta che fare a ritroso la lunga strada già percorsa che riporta al punto dal quale si era partiti.
5 ore c.ca dalla vetta del Rocciamelone.
NOTA FINALE
Il Rifugio Stellina è stato costruito da volontari di Novalesa su un panoramico costone al riparo dalle valanghe. E’ custodito da metà luglio a fine agosto ed in alcuni fine settimana, altrimenti è aperto facendo funzioni di bivacco. Dotato di 25 posti letto, fa uso di acqua di cisterna non potabile e riscaldamento con stufe.



Album foto


Stampa la pagina Manda la notizia a qualcuno Crea un PDF con questa notizia
Commenti
Visualizzazione:
I commenti sono proprietà dei rispettivi autori.
Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Accesso
Nome utente:

Password:


Registrati

Hai perso la password?

Condividi

Cerca
Google


Ricerca avanzata


Installa motore di ricerca

Utenti connessi
256 utenti sono connessi

Iscritti: 0
Visitatori: 256

altri...

Pubblicità

   


Google
LaFiocaVenMola.it - info@lafiocavenmola.it