Un anello per il rifugio Vaccarone dalla val Clarea
Località di partenza: Val Clarea presso l’indicazione per le grange Buttigliera mt.1080
Dislivello: mt. 1660
Tempo di salita: 4 ore e 30 minuti c.ca
Tempo di discesa: 3 ore c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 3 Val Susa – Val Cenischia – Rocciamelone – Val Chisone Fraternali Editore
Partendo dalla selvaggia val Clarea, sempre percorrendo una traccia militare, questo lungo itinerario, passando dalla borgata Tiraculo e toccando per via alcuni alpeggi abbandonati da tempo, raggiunge infine il notevole ricovero del Gias dove, poco sopra, s’erge la costruzione del rifugio Vaccarone, nel massiccio d’Ambin, ristrutturato e riaperto dopo molti anni di chiusura. Si scende poi a valle percorrendo l’ingegnosa strada militare della val Clarea, che unendo il fondo valle al col Clapier prosegue verso altre ex strutture militari numerose in questi luoghi di confine.
Gli ambienti che si attraversano, soprattutto nella parte alta del percorso, sono di una straordinaria bellezza: conche, radure, corsi d’acqua, cime, ammassi rocciosi, si alternano nel mutare continuo del paesaggio a cui si aggiunge la mano dell’uomo con la straordinaria strada militare della val Clarea.
Sempre accogliente, il rifugio Vaccarone è un’ottima base di partenza per effettuare escursioni, traversate e ascensioni alle numerose, impegnative cime della zona.
Giunti a Susa si prosegue oltre lungo la statale n° 25 del Moncenisio superando Giaglione. Dopo questo abitato, effettuati alcuni tornanti, al bivio segnalato per S. Chiara e la Val Clarea si prende a sinistra e tralasciando, più avanti, la strada che sale alla prima località si prosegue diritti verso la val Clarea. Oltre il tunnel e il grande bacino dell’Enel che alimenta la nuova centrale idroelettrica in caverna di Giaglione-Venaus, si può lasciare l’auto presso uno slargo, a margine della strada, dove si trovano le indicazioni per raggiungere le Grange Buttigliera, le Grange Thuillie e Salbertrand.
Notevole il dissesto dopo l’alluvione del maggio 2008. Scesi a superare il rio Clarea, si sale poi alle casermette dove si lascia la traccia per la Cappella Bianca proseguendo su uno stradello asfaltato presto trovando l’indicazione per la borgata Tiraculo. Il sentiero che si prende, sempre ben segnalato dalle solite tacche biancorosse e GRV (glorioso rientro dei valdesi), superato un rio, subito sale ripido incrociando più su delle case abbandonate. Le successive, ripetute svolte nel bosco permettono di guadagnare rapidamente quota e la lunga, faticosa ascesa porta ai primi terrazzamenti e poi alla borgata Tiraculo, quasi completamente ristrutturata perché raggiunta dalla strada, con le belle fontane e l’edicola dedicata a S. Filippo Neri, subito trovando altre indicazioni. Proseguendo a monte delle case un’ampia traccia s’inoltra lungamente nel bosco affrontando ancora le ripetute svolte, da prima distanziate, poi sempre più ravvicinate, che portano a guadagnare, al termine di un faticoso tratto ascendente, la valletta sommitale, infine i primi pascoli e poi i ruderi dell’alpe Valentino presso la quale si trova l’indicazione per raggiungere le Grange Thuillie e il Gran Pertuso.
2 ore c.ca dal parcheggio.
Si prosegue invece diritti traversando tra gli ontani subito scendendo al rio, che si guada. Dalle parte opposta la traccia riprende allo stesso modo: lunghe diagonali che tagliano dolcemente il pendio intervallate dalle ripetute svolte così guadagnando quota. Raggiunto un boschetto di ontani, ancora si fa inversione facendo attenzione a non proseguire diritti. Continuando si giunge prima ai ruderi dell’abbandonata alpe Gianuva e poi ad un pianoro erboso dove si incrocia la traccia che sale dalle grange Thuillie segnalata da un paletto di legno. Oltre si prosegue stando sempre sull’ampia traccia militare che superati alcuni rii raggiuge più su il bivio dove sulla sinistra di stacca quella che sale al colle Clopacà, che si trascura, continuando diritti per conche e vallette. Superato un incassato rio e aggirata una dorsale si percorre ancora il lungo tratto che immette in un’ampia conca dove a margine si trovano i resti di quello che era un laghetto e, poco più su, dei ruderi militari, giungendo infine ad un caratteristico, grosso pilastrino di pietre ben accatastate presso il quale si trova l’indicazione per salire al rifugio Vaccarone. Superata la ripida balza con un paio di svolte si giunge al notevole ricovero del Gias oltre il quale si prosegue salendo nella valletta alla sommità della quale si erge la costruzione del rifugio Vaccarone mt. 2741 con il vicino bivacco Sibille che si raggiunge. La vista da qui è imponente spaziando sui monti, sulla valle, sino alla lontana Torino.
2 ore e 30 minuti c.ca dalle grange Valentino.
Si scende poi a valle ripercorrendo la valletta ripassando per il ricovero del Gias sino al grosso pilastrino di pietre dove si lascia la traccia percorsa in salita per abbassarsi a sinistra dello stesso sul sentiero che scende sempre ben segnato. Questo è l’unico tratto nel quale bisogna prestare un minimo di attenzione, specie con tratti di neve, perché si affronta un breve, ma ripido esposto canalino, superato che si ha si scendono le successive svolte per poi traversare e raggiungere il punto in cui si abbandona la traccia che continua per il col Clapier per quella che scende verso il fondo dove scorre il rio Clarea. L’ambiente circostante questi luoghi è di una rara bellezza. Il sentiero che scende al corso d’acqua non è segnato, ma non vi sono problemi perché sempre ben evidente e alcuni ometti ben predisposti aiutano non poco. Raggiunto il fondo occorre superare il rio Clarea e la cosa potrebbe risultare impegnativa, specie a inizio stagione. Per fortuna è diviso in più rami e non dovrebbe presentare un grosso problema scegliere dove attraversare. Dalla parte opposta si raggiunge la notevole traccia militare che unisce il fondovalle al col Clapier, sulla quale ci s’immette, non abbandonandola più sino al termine dell’itinerario.
Questa ex strada militare merita essere percorsa per capire quanto ingegno ed impegno i nostri militari hanno profuso nel realizzarla. Muretti di contenimento a monte e a valle ancora tutt’oggi la sorreggono; alcuni sono franati, ma altri reggono benissimo al tempo, come alcuni ponticelli in calcestruzzo e altri manufatti. Essendo la pendenza sempre costante, si scende con regolarità con infinite svolte portandosi la traccia, di volta in volta, sull’uno o sull’altro versante. Scendendo si potrà notare come si stata anche realizzata una traccia alternativa dall’altra parte del pendio, forse precedente a quella che ora si percorre, e come tutto ad un tratto il corposo rio Clarea sparisca inghiottito da una voragine. In realtà l’acqua viene prelevata e probabilmente portata con tunnel sotterraneo alla condotta forzata che alimenta la centrale di Venaus, così come altri rii di questa valle. La lunga, interminabile discesa termina quando, percorso in basso un lungo tratto nella faggeta, si raggiunge al fondo uno stradello che scendendo nella valle attraversa luoghi devastati dalla terribile alluvione del maggio 2008. Un breve tratto d’asfalto porta alle indicazioni trovate alla partenza dove questo lungo anello si chiude.
3 ore c.ca dal rifugio Vaccarone.
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