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Escursionismo : Un anello per la Cappella Bianca, i Denti di Chiomonte sino al Gran Pertuso Colombano Romean
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 16/05/12 00:14
Notizia riferita al: 14/05/12
Letture: 2206

Un anello per la Cappella Bianca, i Denti di Chiomonte sino al Gran Pertuso Colombano Romean

Località di partenza: Val Clarea presso l’indicazione per le Grange Buttigliera mt. 1080
Dislivello: mt. 1028
Tempo di salita: 4 ore e 15 minuti c.ca
Tempo di Discesa: 3 ore e 15 minuti c.ca
Difficoltà: E/EE
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 3 Val di Susa – Val Cenischia –Rocciamelone - Val Chisone Fraternali Editore

L’incantevole, poco conosciuta val Clarea è il punto di partenza di questo vario ed interessante anello che guadagnata la Cappella della S. Croce, comunemente detta Cappella Bianca, percorre poi l’impegnativo sentiero che transitando lungamente su di un crinale, per roccette, ripidi e faticosi tratti, raggiunge alla sommità gli spettacolari Denti di Chiomonte da dove si scende al vicino tunnel scavato da Colombano Romean nel 1500 allo scopo di portare l’acqua su versanti di Exilles e della Ramats altrimenti siccitosi. Scesi a quest’ultima borgata, per altra via si rientra in val Clarea.
In questo itinerario, assai panoramico sui monti e sulla valle Susa, si percorrono lungamente sentieri normalmente poco frequentati anche perché al Gran Pertuso solitamente si giunge per altra via: non per questo sono meno interessanti e validi sempre alla ricerca di quelli più insoliti.

Giunti a Susa si prosegue oltre sulla statale n° 25 del Moncenisio superando Giaglione. Poco dopo, effettuati alcuni tornanti, al bivio segnalato per S. Chiara e la Val Clarea si prende a sinistra e tralasciando più avanti l’indicazione per S. Chiara si prosegue diritti per la val Clarea. Oltre il tunnel e il grande bacino dell’Enel che alimenta la nuova centrale idroelettrica di Susa si può lasciare l’auto presso uno slargo a margine della strada dove troviamo l’indicazione per le Grange Buttigliera, le Grange Thuillie e Salbertrand. Notevole il dissesto idrogeologico dopo l’alluvione del maggio 2008.
Scesi a superare il rio Clarea si sale alle casermette subito trovando l’indicazione per Barigard e la Cappella Bianca, che si segue. Si procede per un tratto ora con percorso alternativo perché il rio s’è portato via una parte del sentiero. Preso pertanto lo stradello che rasenta una canaletta, subito dopo, guadato il corso d’acqua, si risalgono i prati entrando nel bosco. Quando si trovano dei muretti, la traccia, sempre ben segnata da qui e per tutto il percorso dalle solite tacche biancorosse, piega a destra e inoltrandosi tra questi costeggia poi per un po’ il rio cominciando dopo a salire decisa un boscoso pendio. Il sentiero che lungamente si percorre s’inoltra ripido e tagliando il versante con una lunga diagonale ascendente raggiunge più avanti lo spiazzo di una carbonaia e poi una modesta sorgente. Quando la pendenza si attenua, superato un tratto attrezzato con un cavo d’acciaio, si affronta la parte del percorso che richiede una certa attenzione in quanto si attraversa una zona assai accidentata. Superati due ripidi canalini che precipitano sul sottostante bacino, alcune svolte, sempre in forte ascesa, permettono di aggirare una parete rocciosa a cui segue il successivo tratto, ora quasi in piano, che porta sul crinale che separa la valle principale dalla val Clarea dove troviamo alcune indicazioni. In breve si scende alla Cappella Bianca mt. 1389, una caratteristica chiesetta posta su un punto assai panoramico sui monti e sulla valle.
1 ora e 45 minuti dal parcheggio.
Ritornando si incrocia e si trascura una traccia che scende diretta su S. Antonio perché giunti alle precedenti indicazioni si segue ora quella per i “Quattro Denti”. Da qui, sino a quel punto, ci si manterrà fedelmente sul crinale. Così facendo non si sbaglia e le tacche biancorosse, sempre presenti anche se oramai sbiadite, rassicurano e sono d’aiuto soprattutto nella parte terminale quando lo si abbandonerà. Per intanto ci si inoltra percorrendo un ripido tratto subito trovando il traliccio di un ripetitore oltre il quale si continua a salire affrontando dei saltini tra le rocce e poi una zona con alberi abbattuti e rinsecchiti probabilmente a seguito di un incendio provocato da un fulmine. Proseguendo la traccia alterna tratti dove si sale di poco a altri, più numerosi, dove invece si fatica. Così lungamente continuando si raggiunge infine la base di un’estesa parete rocciosa di cui si dovrà raggiungere la cima. Per farlo si percorre l’aperto, ripido, erboso pendio posto sulla sinistra della stessa, cioè una lunga diagonale ascendente che consente di raggiungere la sommità del rilievo che si guadagna dopo aver fatto un’inversione. Questo è il tratto in cui occorre essere attenti, andando quindi di segnatura in segnatura, per non sbagliare. Raggiunto il rilievo appaiono in tutta evidenza gli spettacolari Denti di Chiomonte. Continuando su un’esile traccia, sempre rimanendo fedelmente sul crinale che si eleva al si sopra del rilievo, quando il pendio si fa ripido si piega a sinistra rimanendo su un sentiero all’inizio appena visibile nell’erba che si fa via via più evidente. Alcune svolte finali portano alla base dei denti terminando la traccia su quella più ampia che dall’alpe Thuillie scende al Gran Pertuso. In breve si sale al superiore colletto che è anche il punto più elevato del percorso mt. 2108. Da qui, passando per l’alpe Thuillie, si può giungere al rifugio Vaccarone, oppure, sempre rimanendo sulla traccia che percorre lungamente il crinale, salire al passo Clopacà passando per la Cima del Vallone. Invece, scendendo, si raggiunge in pochi minuti il Gran Pertuso, tunnel scavato nel 1500 da Colombano Romean; lungo c.ca 500 mt. porta l’acqua sui versanti della Ramats e di Exilles altrimenti siccitosi.
2 ore e 30 minuti c.ca dalla Cappella Bianca.
Dal Gran Pertuso si intraprende poi la lunga via del ritorno che transiterà per la borgata della Ramats trovando l’indicazione per questa di poco più a valle. Scendendo appresso una scavata traccia, costeggiando, di poco sotto, i ruderi di un alpeggio, la Grangia Pertuso, da tempo abbandonata, le ripetute svolte che seguono nel rado lariceto permettono di perdere rapidamente quota raggiungendo così il bivio dove si tralascia la traccia che scende a Cels e Morliere per quella che prosegue per la Ramats. Sempre continuando, superata la bella cascatella formata dalla parte del rio che dal Gran Pertuso si porta verso questa borgata, si esce infine su uno stradello alle case Rigaud: sale dalla borgata S. Antonio e scendendo lo si attraverserà più volte. Prima dell’insediamento abbandonato, sulla destra parte la traccia che percorsa lungamente ancora esce su un tornante della stessa strada presso altre case. Dalla parte opposta riprende e costeggiando i soliti muretti ritorna nuovamente sullo sterrato che si segue per pochi metri riprendendo la traccia a scendere oltre alcuni pietroni messi sul ciglio che fungono da gradini. Essendoci la strada subito si capisce come oggi questo sentiero sia poco percorso: infatti alcuni tratti sono invasi dalle pietre dei muretti dei terrazzamenti crollati, in altri occorre lottare contro l’invadenza dei rovi. Così continuando finalmente si raggiungono le Case Alberet, in parte ristrutturate, dove troviamo una fontana. Sotto riparte ancora la traccia che attraverserà lo stradello altre due volte prima di terminare alle prime case della borgata di S. Antonio dove questo stradello inizia e dove troviamo, oltre a numerose indicazioni, l’asfalto che si segue per poco verso valle. Al primo tornante è segnalato il GTA che di qui transita e che si prende. Lasciate le case, dopo un primo tratto in piano costeggiando muretti e prati, la lastricata traccia scende addentrandosi prima nel castagneto abbassandosi poi, con alcune svolte, nel chiuso del bosco. Bella, larga, pulita, alterna lunghi tratti in piano ad altri dove si scende, sempre di poco, incontrando, nel procedere, delle reti poste a protezione del sottostante cantiere TAV. Continuando si raggiunge il punto in cui si deve abbandonare il GTA che scende alla Maddalena per prendere la traccia per la val Clarea. Il punto in cui si stacca è poco evidente però è segnalato da un cartello e da un ometto. Dopo un primo breve tratto, dove si sale per un po’, la traccia prosegue lungamente, quasi in piano portandosi progressivamente verso la val Clarea. Sempre evidente è comunque segnata dalle solite tacche biancorosse, spesso sbiadite che, specie più avanti, aiuteranno non poco. Così continuando ci si avvicina sempre più al rio di valle che infine si raggiunge. L’ultimo tratto che si percorre dà non pochi problemi perché spesso occorre risalire e poi scendere perché le piene si sono portate via parti di sentiero, di più ostacolati non poco da alberi caduti messi di traverso che obbligano ad avanzare faticosamente. Anche qui, per non sbagliare, è meglio andare di segno in segno. Finalmente, raggiunto il punto in cui si trovano delle opere di presa idraulica, superato sul vicino ponticello di legno il rio Clarea, dalla parte opposta parte uno stradello che si porta verso la strada asfaltata sulla quale ci si immette prendendola verso monte. Stando per un tratto su questa si raggiunge più avanti il luogo in cui si ha lasciato l’auto dove questo lungo anello si chiude.
3 ore e 15 minuti c.ca dal Gran Pertuso.

BREVI CENNI STORICI SUL TUNNEL DEL GRAN PERTUSO
Questa opera civile è un traforo nella montagna, una canalizzazione idraulica lunga c.ca 500 mt. larga 80-120 cm. e alta da 1 a 2,5 mt.
Porta acqua dalle Grange Thuillie a vantaggio delle località Cels e Ramats.
Le ultime ricerche in proposito concordano sul fatto che il tunnel sia stato inizialmente costruito nel tardo Medioevo e che Colombano Romean, negli anni che vanno dal 1526 al 1533, lavorando in solitudine, ampliò dando l’aspetto attuale alla galleria. Secondo le cronache sembra che il suo lavoro progredisse di c.ca 20 cm. al giorno, superando insormontabili difficoltà tecniche come l’aerazione del luogo di scavo, l’asporto dei detriti e l’assoluta mancanza di luce che all’epoca poteva essere creata solo da candele. All’interno del tunnel si possono tuttora riconoscere i segni dello scalpello, individuare le nicchie dove venivano messi i lumi per l’illuminazione, riconoscere croci, visi scolpiti, gigli di Francia. Lungo il percorso si incontrano mini laghetti profondi anche un metro, due cascatelle e tratti più regolari.
Per il suo attraversamento occorrono torce a testa ben cariche con ricambi, poiché all’interno è buio pesto, stivali adeguati, ricambi di indumenti nello zaino.
Per l’attraversamento è meglio aspettare un momento nel quale ci sia scarsità d’acqua, generalmente l’autunno, oppure un periodo fortemente siccitoso.

NOTA FINALE: Gran frastuono percorrendo il GTA appena fuori S. Antonio. Laggiù, presso il cantiere TAV, stanno lavorando a pieno ritmo! (Maggio 2012)








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