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SciAlpinismo : Viaggio in sci sull'Etna ai confini con il fuoco…
Autore: e.scagliotti (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 18/03/12 09:24
Notizia riferita al: 18/03/12
Letture: 1467

A nome della grande Marilena riporto questo interessante racconto.

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2 - 6 marzo 2012

Viaggio in sci sull'Etna ai confini con il fuoco….

Finalmente, dopo un primo tentativo a fine gennaio fallito per le avverse condizioni meteo (quando c'è brutto tempo l'Etna non scherza, difficile orientamento per mancanza assoluta di visibilità, freddo intenso e vento forte tanto da buttare a terra!), siamo tornati alle pendici della splendida, nonché particolare, montagna siciliana, 'a' muntagna' come la chiamano loro, quasi a considerarla l'essenza dell'ambiente montano.
Sabato 3 marzo saliamo dal versante nord, partendo dagli impianti di Etna Nord: l'innevamento è abbondante, ai bordi della strada che sale a Piano Provenzana la neve fresata dai mezzi meccanici è pari ad almeno 2 metri di altezza.
La salita, oltrepassate le piste che arrivano circa a quota 2.400 m, si sviluppa su facili pendii che si 'impennano' un po' nell'ultimo tratto di salita al cratere di nord-est. Saliamo 'a vista', lasciando a sinistra l'Osservatorio Vulcanologico situato sui Pizzi Deneri ed aggirando verso ovest la parte terminale.
Dopo circa 1.500 metri di dislivello….che bello in cima! Annusiamo l'aria che sa di zolfo e ci fa tossire. Esce un fumo denso e bianco che sale a sbuffi nel cielo! Siamo da soli, percorriamo emozionati il bordo del cratere, anche se dicono sia vietato, godendo il più possibile dell'opportunità raggiunta.
Il venticello è freddo, le mani gelano nonostante le rocce attorno al cratere siano caldo/tiepide al tatto, iniziamo la discesa mentre stanno arrivando diversi sci alpinisti. La neve ci appare subito 'speciale': è dura, a tratti velata di un sottile strato di gelo, a tratti compattata e lisciata a scaglie dal vento. Dicono essere, quella dell'Etna, una neve con poco rischio di valanghe, credo perché trasforma velocemente grazie agli sbalzi termici ed alla vicinanza del mare che, splendido, rimane a vista durante la salita.
Scendiamo un po' verso est, risalendo leggermente ai Pizzi Deneri per raggiungere l'Osservatorio e scendere in uno dei canaloni un po' più ripidi rispetto a dove siamo saliti, il fondo di neve è liscio, ma con buon grip.
Domenica 4 marzo ci accingiamo a risalire dal rifugio Citelli, versante est, sulla costiera della Serra delle Concazze, quando ci accorgiamo che è iniziata una vera eruzione: da un cratere sommitale si eleva un getto di color grigio, si sente la voce del vulcano, un misto di rumore fra una mareggiata e una tempesta di vento, che man mano che saliamo si avvicina ed aumenta in intensità di volume, piovono addosso lapilli (già raffreddati) e ceneri.
Si forma in cielo una striscia, una nube di colore nero-grigio spinta dal vento che si allunga verso nord-est, ed in sua corrispondenza, in basso, la neve cambia colore, da grigio fino a nera nel giro di una o due ore, completamente offuscata dalle ceneri color catrame.
E' davvero una montagna viva, respira, erutta ed ha una voce propria…
Al Rifugio ci diranno che per loro la stagione è finita, la neve così ricoperta diventa non sciabile.
Nel pomeriggio ci spostiamo al versante sud, al Rifugio Sapienza del CAI.
L'impatto con la marea di gente e mezzi motorizzati che affollano ed intasano la stazione sciistica di questo versante è snervante, totalmente in contrasto con la rilassante solitudine della vetta di ieri. Nel tardo pomeriggio, dopo lo sfollamento, a seguito anche di un rapido passaggio di perturbazione nevosa, ritroviamo la calma ed il silenzio.
Lunedì 5 marzo il tempo, come previsto, è nuvoloso al mattino. Risaliamo le piste nella nebbia, prendendo a riferimento i pali della cabinovia e sperando nell'apertura prevista per il pomeriggio.
Dopo 10 minuti di incertezza su quale direzione prendere dall'ultimo impianto per non sbagliare percorso verso la ripida Valle del Bove (tutti ci hanno detto di fare attenzione a non finirci per sbaglio, perché sovente ghiacciata e con canali ripidi di ingresso) il cielo si apre e riprendiamo tranquilli l'ascesa.
Anche oggi ci ritroviamo in cima all'Etna dopo 1.400 metri di salita, sul cratere centrale che continua a produrre fumi densi ed irrespirabili, dopo esserci anche avvicinati alle colate laviche di ieri (quante emozioni anche oggi!). Fra andirivieni di nebulosità che annullano a tratti la visibilità scendiamo sulla traccia di salita.
Più in basso ci divertiamo, non ancora sazi, a risalire un cono vulcanico con discesa su neve magica, fatta di granelli di neve effetto 'polistirolo' e bella pendenza costante.
Infine non ci lasciamo scappare la parete sud della Montagnola con neve trasformata da curvoni larghi ed in velocità.
Ora possiamo goderci un'abbondante mangiata di delizioso pesce locale trasferendoci ad Aci Trezza, piccola località di pescatori resa famosa dal noto 'I Malavoglia' del Verga: ottima conclusione per questi giorni indimenticabili!

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