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Escursionismo : Un anello per l'alpeggio dell'Armita (Eremita) e il Truc S. Martino da Foresto
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 15/03/12 00:40
Notizia riferita al: 14/03/12
Letture: 2040

Un anello per l’alpeggio dell’Armita (Eremita) e il Truc S. Martino da Foresto

Località di partenza: Parrocchiale di Foresto mt. 483
Dislivello: 850 mt.
Tempo di complessivo: 6 ore c.ca
Difficoltà: E/EE
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n°3 Val di Susa – Val Cenischia - Rocciamelone – Val Chisone Fraternali Editore

L’impegnativa salita da Foresto al poggio dove sorge l’abbandonato alpeggio dell’Armita o Eremita si fa su una traccia oggi poco percorsa, come del resto il tratto successivo, almeno sino ai ruderi di Cà Teissard. Alcune indicazioni nei punti chiave aiutano non poco, ma la traccia ha segnature sbiadite e in alcuni tratti si procede grazie agli ometti che indicano la via. Nondimeno la salita merita essere fatta perché si attraversano ambienti selvaggi, aspri, insoliti che quasi incutono timore. Ad un certo punto si rimane sconcertati e ci si chiede come si faranno a superare le verticali pareti rocciose sovrastanti, come si sia potuto progettare un itinerario che si sviluppa su versanti aspri e molto ripidi, dove il tracciato compie una serie di spostamenti sull’uno o e sull’altro versante riuscendo infine ad incunearsi tra le balze rocciose all’apparenza impenetrabili. Un passaggio quasi orizzontale, esposto ma non pericoloso perché assai ampio, permette infine di attraversare una ripida parete offrendo uno squarcio sul selvaggio vallone bagnato dal torrente Rocciamelone, sul fondovalle e sul gruppo dell’Orsiera raggiungendo infine l’alpeggio oramai abbandonato da tempo e in rovina. Proseguendo si incontra, subito dopo, la fontana Beneita avendo il sentiero che prosegue verso Cà Teissard le stesse caratteristiche. Più avanti, scesi al Truc S. Martino, che domina l’abitato di Foresto, si torna a valle per l’ampia traccia recentemente risegnata a puntino.

Raggiunto l’abitato di Foresto, località poco oltre Bussoleno in bassa val di Susa, si può lasciare l’auto nel piccolo parcheggio davanti la parrocchiale, oppure presso le vicine scuole.
Attraversato il rio Rocciamelone, subito si prende la strada verso l’orrido che costeggia il corso d’acqua e che termina nel punto in cui si trovano alcune indicazioni. Qui giunti, lasciata la traccia che s’incunea nell’orrido dove c’è una via attrezzata, si prende quella ampia e selciata, il sentiero 560 che s’alza ripido affrontando la bastionata rocciosa con le ravvicinate svolte che permettono di raggiungere di sopra il pilone votivo dedicato alla Madonna del Rocciamelone. Come la pendenza si attenua subito troviamo altre indicazioni. Trascurato il pianeggiante “Sentiero dei Ginepri”, si continua verso monte per Le Còte e il monte Molaras sulla traccia che riprende per un lungo tratto assai ripida. Alcune svolte, sempre in forte ascesa sull’assolato pendio, permettono di raggiungere una casa e poi un grosso masso posto proprio in mezzo la via. Qui giunti un sentiero sulla sinistra sale da valle, uno sulla destra scende a Le Voute, mentre invece occorre proseguire su quello centrale, sempre il 560 per il colle della Croce di Ferro, ma solo per poco perché, poco più su, sotto un pilone, lo si lascia per L’Armita e Cà Teissard, indicazioni che si trovano nei pressi di una casa non lontana dal traliccio dell’elettrodotto. Imponenti appaiono, dalla parte opposta, il Truc S. Martino e la parete di Catteissard. La piacevole traccia che da qui parte, segnata da due bande laterali rosse e una bianca centrale all’interno della quale c’è un puntino rosso, s’inoltra nel bosco portandosi gradualmente verso il rio Rocciamelone alternando lunghi tratti in piano ad altri dove si scende di poco. Così continuando ci si avvicina sempre più alla profonda gola dove scorre il corso d’acqua che si raggiunge e che si guada dopo aver superato una zona franata. L’attraversamento del torrente potrebbe risultare impegnativo se lo si affrontasse gonfio d’acqua per il disgelo o subito dopo forti piogge.
Opportuni ometti segnano il breve tratto che risalendo il corso del rio porta al punto in cui la traccia riprende ad alzarsi ripida, con ripetute svolte sotto una parete rocciosa, raggiungendo più su l’aperto poggio in cui troviamo le ultime indicazioni. Lasciata quella che scende a Le Voute passando per l’alpeggio abbandonato delle Meisonasse si continua per l’Armita e Cà Teissard, traccia che riprende subito passando al di sopra della stessa parete rocciosa a cui segue un breve tratto quasi in piano prima delle ripide, ravvicinate svolte che affrontano una stretta valletta chiusa sulla sinistra da una parete e sulla destra da un pronunciato rilievo roccioso. Raggiunto e superato il colletto nei pressi del quale ci sono i ruderi di un fabbricato, si lascia subito dopo la traccia, all’apparenza più plausibile, che prosegue diritta nel vallone e che conduce ad una casa diruta, piegando invece a sinistra (segno sbiadito su un albero) così affrontando i successivi ripidi tornanti che conducono ad una dorsale oltre la quale inizia un lungo tratto in falsopiano. In questo punto, alzando gli occhi, si vedono solo pareti rocciose e ci si chiede come si potranno superare. La traccia è sempre comunque evidente e qui rassicurano non poco gli ometti che si trovano nel proseguo dell’ascesa. Al termine della diagonale pianeggiante si riprende a salire ancora affrontando altre ripide svolte che portano ad una successiva dorsale oltre la quale si continua allo stesso modo sino a che si perviene in un punto in cui la traccia si porta verso una stretta, ripida, boscosa valletta, prima nascosta agli occhi per una questione di prospettiva. Le svolte che seguono, ancora le svolte in forte ascesa, permettono di raggiungerne la sommità dove si percorre una panoramica cengia, esposta ma non pericolosa perché sempre assai ampia, che attraversa in moderata ascesa la parete rocciosa che vista da sotto pareva insuperabile. Ancora qualche svolta tra i faggi di una dorsale e finalmente si esce all’aperto poggio dove si trovano i ruderi dell’alpeggio dell’Eremita mt. 1333.
3 ore c.ca da Foresto.
Proseguendo sulla traccia che s’inoltra in piano si raggiunge in breve la corposa fontana Beneita oltre la quale si fa più accidentata. Raggiunta una zona nella quale sono state sistemate delle grosse reti per contenere eventi franosi, occorre essere attenti a non perdere i riferimenti che qui diventano meno evidenti. Poi, superato un aperto poggio, la traccia con alcuni saliscendi raggiunge una dorsale oltre la quale si affronta un altro tratto un tantino esposto, ma sicuro perché ampio, che anche qui supera di sopra un’altra parete rocciosa. Al termine dell’attraversamento si comincia a scendere. Alcune svolte permettono di abbassarsi rapidamente sul ripido pendio dove, raggiunto il fondo, la pendenza si attenua. Segue un lungo tratto in piano dove la traccia si fa più ampia così raggiungendo un colletto sulla dorsale appena oltre il quale troviamo numerose indicazioni nei pressi dell’alpeggio abbandonato di Cà Teissard.
1 ora e 30 minuti c.ca dall’alpe l’Eremita.
Lasciata la traccia che sale alla Fugera e al monte Ciarmetta, si prende quella che scende verso Foresto evidenziata da qui sino a valle dalle solite tacche biancorosse recentemente risegnate. Il sentiero subito s’abbassa ripido portandosi sul versante di valle. Con alcune svolte si raggiungono le successive indicazioni dove si lascia la traccia di sinistra per il Trucco per proseguire invece per il Truc S. Martino e Foresto. Ci si abbassa lungamente per la disastrata traccia sino ad un poggio dove si può ammirare la straordinaria bellezza e l’ampio sviluppo della parete di Catteissart. Più avanti, sempre scendendo lungo la dorsale che porta al Truc S. Martino, si trova una tavola di orientamento e il bivio per Le Voute e Le Còte da una parte, per il Trucco e il Sentiero degli Orridi, dall’altra. Ci si abbassa ancora un po’ rasentando l’obbrobrio del traliccio presto raggiungendo il colletto oltre il quale si sale sul Truc S. Martino mt. 872 assai panoramico. Tornati al colletto si riprende la traccia che inizialmente si inoltra in piano subito ritrovando le tacche biancorosse che aiuteranno non poco nello scendere. Superati i piani superiori si scende a quelli inferiori percorrendo le svolte di due boscose vallette. Così continuando e sempre scendendo si raggiunge di sotto un ultimo bivio. Sulla sinistra la traccia porta verso Falcimagna e il Trucco mentre dalla parte opposta si va verso Foresto. Percorrendo ora lungamente la piacevole traccia in piano che prosegue verso l’abitato passando sotto delle estese pareti rocciose, tralasciato il bivio per Bussoleno che scende alle fornaci, si prosegue per un lungo tratto sempre in piano non prendendo in considerazione alcune tracce che portano a valle. Così continuando il sentiero termina presso la solita bacheca dove inizia lo stradello che porta sulla strada asfaltata giungendo infine al piazzale posto davanti la parrocchiale dove questo anello si chiude.
1 ora e 30 minuti c.ca da l’alpe da Cà Teissard.



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