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Alpinismo : Salita al Niblè
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 12/08/11 21:30
Notizia riferita al: 12/08/11
Letture: 2594

Salita al Niblè

Località di partenza: Spiazzi appena oltre la colonia alpina Viberti. Grange della Valle –Rifugio Levi Molinari mt. 1793
Dislivello: mt. 1600 c.ca
Tempo di salita: 5 ore e 15 minuti c.ca
Tempo di discesa: 3 ore e 30 minuti c.ca
Difficoltà: E EEA nei tratti di nevaio nei quali è opportuno calzare i ramponi
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n°1 Alta Valle Susa oppure la n° 3 Val Susa - Val Cenischia – Rocciamelone – Val Chisone Fraternali Editore

Il Monte Niblè, per i francesi Pointe Ferrand, è una bella cima, da tutti ambita e presto o tardi da tutti salita, un po’ per le difficoltà , che poi sono facilmente superabili, un po’ per l’esteso e vasto panorama che da lassù si gode in una giornata tersa e serena. Come detto l’ascesa non presenta particolari difficoltà se non date dalla lunghezza del percorso, anche se, a mio giudizio, sono indispensabili almeno i ramponi, soprattutto se si affrontano i nevai al mattino dopo il rigelo della notte. Un breve tratto esposto porta poi alla croce di vetta. Io non mi sono sentito di affrontarlo. Presso il bivacco dedicato a Walter Blais, un ragazzo di Susa morto giovanissimo su questi monti, stazionano spesso numerosi stambecchi per nulla turbati dalla presenza umana.

Presa la strada per la valle di Susa, superata Exilles e la successiva frazione di Deveys, dopo un paio di tornanti si lascia la statale per prendere a destra seguendo l’indicazione per Eclause e altre località. Si sale subito ripidi raggiungendo prima Fenils e poi un successivo bivio dove si prende a destra seguendo sempre l’indicazione per Eclause. Poco prima di raggiungere la borgata si svolta a sinistra per le Grange della Valle e il rifugio Levi-Molinari. Dopo il successivo tornante la strada oltrepassa la borgata di sopra raggiungendo in breve le case Peyron. Un paio di tornanti ed un lungo traverso permettono di raggiungere il rio di Galambra ed il suo ampio vallone. Attraversato il ponte sul torrente, e lasciata a destra l’indicazione per le Grange della Valle, si prosegue per poco lungo lo sterrato sino ad individuare uno spiazzo, un posto dove lasciare l’auto appena oltrepassata la colonia alpina Viberti nei pressi dell’indicazione per il passo Clopacà e il rifugio Vaccarone.
Si continua poi lungo lo sterrato e subito si raggiunge il bivio per il rifugio Levi-Molinari, che si oltrepassa, per proseguire diritti lungo la traccia che poi si trasforma in sentiero nei pressi dell’indicazione per il colle d’Ambin ed il bivacco Walter Blais. Ci si inoltra ora, per un lungo tratto e sempre in moderata ascesa, lungo il sentiero che sempre più si spinge verso il fondo del vallone, sino a superare il letto di un rio, quasi sempre asciutto, oltre il quale le cose cambiano perché si comincia ad affrontare il lunghissimo, interminabile tratto in ascesa. Con ripetute e continue svolte ravvicinate, la traccia si inerpica lungo il pendio erboso presto raggiungendo l’unica fontana che si incontra lungo il percorso alla quale bisogna per forza fare provvista. Oltre, il sentiero prosegue allo stesso modo: continue e ripetute svolte che affrontano il pendio che si fa via via sempre più ripido sino a che si raggiunge un punto attrezzato con corde di canapa che aiutano a superare una lastra rocciosa. Man mano ci si alza la natura del terreno cambia: subentrano ora tratti di rocce rotte e sfasciumi e il pendio diventa sempre più ripido. La traccia comunque è sempre evidente e segnata con continui tratti gialli e ometti che aiutano non poco. Così continuando ci si porta infine alla base del franoso canalino alla sommità del quale si scorge l’arancione bivacco Walter Blais mt. 2922 che alla fine si raggiunge con un ultimo ripido tratto.
3 ore c.ca dal parcheggio.
Già al bivacco vista mozzafiato sulle vette e sul sottostante vallone d’Ambin.
Seguendo tacche gialle, soprattutto provvidenziali ometti, si affronta ora il breve, impervio, divertente tratto roccioso che porta alla dorsale, dove troviamo la croce in memoria di Walter Blais, posta alla base della ripida parete rocciosa che si evita portandosi sulla sinistra presto trovando gli ampi nevai, resti di quello che era una volta l’ampissimo Glacier Ferrand. Calzati almeno i ramponi si compie ora una lunghissima diagonale sul nevaio, in moderata ascesa, sino a raggiungere delle rocce oltre le quali ci si porterebbe verso il colletto che separa la cima del Niblè dalla vicina più libera cima Ferrand (non lasciarsi tentare dai canalini che precedono le rocce perché assai ripidi e pertanto più pericolosi). Aggirate queste rocce si fa un’inversione a U per compiere una successiva lunga diagonale, sempre sul nevaio e sempre in moderata ascesa, sino a che si raggiunge la libera dorsale posta ad di sopra del salto verticale appunto superato con le due diagonali sui nevai. Qui giunti ovviamente ci si libera dei ramponi per affrontare l’ultima parte del percorso. Ora, seguendo delle labili tracce e, soprattutto i provvidenziali ometti, si raggiunge, con un ultimo ripido tratto, la breve cresta che anticipa la cima del Niblè mt. 3365. Per raggiungere la croce di cima occorre superare un breve tratto assai esposto sul versante italiano.
2 ore e 15 minuti c.ca dal bivacco Walter Blais.
Ciò che si vede da lassù è inenarrabile.
Per scendere a valle si ripercorre, piè pari, l’itinerario di salita. Superati di due tratti di nevaio e le intermedie rocce, presto si raggiunge il bivacco dove spesso stazionano branchi di numerosi stambecchi che si lasciano avvicinare per nulla intimoriti dalla presenza umana. Poi si scende il ripido canalino affrontando successivamente le ripetute, continue, infinite svolte sul pendio che, transitando per la fontana, conducono a fondo valle sino al posto dove si ha lasciato l’auto
3 ore e 30 minuti c.ca dalla vetta del Niblè.


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