La breve vita di Giuseppe Fossat
Le volte che mi capita di passare per il colle della Balma una strana inquietudine mi prende, mi pervade, sento qualcosa di indefinito, difficile da esprimere. Poi mi ricordo che...
Appena sotto il colle della Balma, modesta insellatura sulla lunga cresta spartiacque tra i valloni di Rodoretto e Salza in valle Germanasca, perdeva la vita, l’11 agosto del 44, un giovane partigiano di appena 18 anni, Giuseppe Fossat detto Giuseppino.
Fossat era un giovane impiegato (nato il 13/12/26) che, pur non avendo ancora obblighi di leva, si era arruolato prestissimo tra i partigiani della Divisione Alpina Autonoma val Chisone. Sorpreso, con alcuni compagni, nei giorni del grande rastrellamento che nell’agosto del 44 coinvolse le valli Susa, Chisone e Germanasca, al colle della Balma, cadde sotto il fuoco delle mitragliatrici nazifasciste. Giuseppe Fossat e altri due suoi compagni, stavano percorrendo, poco di sotto la cresta, il costone, che dal colle della Balma degrada verso il vallone di Rodoretto, ben visibile dalle bergerie della Balma (l’Alp). Il versante è privo di vegetazione ed è tutto allo scoperto.
Dice la testimonianza del fratello: “ Erano lì in punta (colle della Balma, il Fossat e altri due) e so che il bergè ha detto che aveva alzato gli occhi e in quel momento arrivavano i tedeschi nel suo cortile. Alza gli occhi e li vede, lì sul colle, ha pensato che rischiavano, ma nel frattempo un ufficiale ha preso il binocolo e li ha visti. Allora hanno piazzato la mitraglia lì sopra un muretto, hanno tirato e hanno preso lui ad una gamba. Poi loro sono andati via e lo hanno lasciato lì. Poi al pomeriggio è arrivata un’altra squadra… Perché quelli che lo hanno ferito sono andati verso Prali. Quelli che invece sono arrivati nel pomeriggio andavano a Sestriere. Hanno fatto il colle e sono arrivati lì e gli hanno tirato due colpi. So che poi ho ancora trovato i bossoli”.
L’odissea del povero ragazzo tuttavia non era ancora conclusa: per ben 2 settimane il suo corpo martoriato fu esposto alle intemperie e soltanto il 28 del mese fu prelevato da quattro rodorini che, rischiando il fuoco delle mitragliatrici, decisero di recuperare la salma tumulata poi provvisoriamente nel cimitero di Rodoretto.
Ancora il fratello: “ E’ rimasto 17 giorni, lì sul posto e non potevamo andarlo a prendere perché se vedevano qualcuno sul posto gli tiravano. Poi quel giorno lì era più tranquillo e sono andati in quattro da Rodoretto. Ho chiesto come avevano fatto. E mi hanno raccontato che avevano un asse per uno, poi quando sono arrivati lì hanno inchiodato gli assi e lo hanno girato in un lenzuolo e lo hanno messo dentro”.