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Escursionismo : Odissea al Mont Clapier (3.045 m)
Autore: montagnard (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 25/07/11 09:53
Notizia riferita al: 22/07/11
Letture: 3309

Buongiorno a tutti!
La gita di cui vi vi voglio parlare è il racconto di una giornata dai due volti, in perfetto stile dottor Jekill e Mr. Hyde.
La destinazione è l’agognato Clapier, cima molto bella che mi aveva fatto fantasticare più volte. L’idea di farla in giornata era piuttosto preoccupante , ma la consapevolezza ricevuta dalla lunghe traversate o dalle lunghe marce fatte quest’anno, ci hanno spinto a provarci.
Detto fatto, si parte con il mio fedele compagno di viaggio 8+ (Danilo).
La sveglia è sempre drammaticamente presto (3.50) perché oggi la giornata è davvero lunga.
Dopo il ritrovo e la salita sino a San Giacomo d’Entracque partiamo che sono appena le 5.50 del mattino. Perfetto orario dico io.
Vi risparmio la descrizione della salita, che tanto chi ci è andato al Pagarì sa che è lunga per forza.
Decidiamo di fare la deviazione per il rifugio e ristorarci per bene e non tagliare per il colletto Ovest del Clapier (non è segnalato e non sappiamo bene come sia). Arriviamo che manca un quarto d’ora alle 9.00. un buon caffè… un fetta di crostata e ripartiamo, baldanzosi, sognando un pranzo con a polenta concia e la birra Pagarina.
Risaliamo agevolmente il passo Pagarì senza ramponi sebbene sia innevato e scendiamo lungo il sentiero che porta verso i laghetti francesi sottostanti.
Tutto procede per il meglio. Non ci sono indicazioni e bolli da seguire, ma ci sono davvero tanti ometti….. non ci possiamo sbagliare . Aggiriamo i nevai e seguiamo le numerose tracce sino ad arrivare in vetta. Sono molto stanco, ma davvero molto soddisfatto. Sono le 11.10 del mattino. Contando che pensavo di arrivarci per mezzogiorno, direi che siamo saliti molto bene. Decidiamo di rifocillarci un po’ e di riposarci così da partire a mezzogiorno. A conti fatti all’una e mezza dovremmo essere al rifugio. L’umore è buono e siamo davvero contenti. In sole 5 ore dalla macchina sino a qui sopra è motivo per noi di soddisfazione. Il paesaggio è davvero bello… e quanti laghi…. Tutto perfetto.

Ecco questo è il racconto della giornata dottor Jekill… ora inizia il Mr Hyde.
È mezzogiorno.
Si riparte per tornare indietro. Ma ahi noi, si stanno alzando le nuvole…. . e la nebbia.
Cerchiamo di adocchiare ogni elemento più significativo per tornare indietro ma in cuor mio sono tranquillo. C’erano davvero tanti ometti ed è impossibile sbagliarsi.
Scendiamo dalla montagna lungo i nevai per far prima senza mai perdere di vista gli ometti sul sentiero francese. E quindi iniziamo a salire sul colle….. quando sbuchiamo sulla sommità, la prima grande sorpresa…… laggiù in basso c’è un lago…. Dal colle del Pagarì, non c’è nessun lago.. dove siamo? Guardiamo la cartina e battezziamo quel lago come il lago Bianco, perché pensiamo di aver fatto il colle del Peirabroc. La cartina ci dice che giù in basso c’è un sentiero che si ricongiunge al sentiero che risale la rifugio Pagarì. Scendiamo quindi fuori sentiero sino al lago, dove però siamo bloccati da un nevaio insidiosissimo… erto e aggettante nell’acqua profonda… non si passa.. si torna indietro. Altri 350 m di dislivello in salita e siamo di nuovo sul colle da dove scendiamo verso i laghi francesi. Qui troviamo un fotografo francese a cui chiediamo informazioni. Il signore ci aiuta come può si sforza di parlare in italiano (e questo per un francese è davvero un grande sforzo) ma è davvero difficile orientarsi. Ora sono diverse ore che vaghiamo in giro per montagne, cercando un appiglio… un modo per potersi orientare ….. e invece la nebbia che taglia tutte le cime e i colli, rende tutto uguale. Vaghiamo ancora un bel po’, dietro a questo e quel sentiero, in continuo saliscendi, ma niente… tutte le volte ci volgiamo indietro e torniamo sui nostri passi.
Sono più o meno le 3 del pomeriggio, nebbia, freddo, stanchi e quella sensazione che forse si metterà anche a piovere… in questi casi, la tenuta mentale è messa dura prova. Al massimo, mi dico, si dorme al rifugio Nizza che è qui sotto. Ma decidiamo un ultimo tentativo. Imbocchiamo il sentiero in mezzo ai due laghetti e risaliamo la valle…. Siamo davvero stanchi…. Ma ecco quello che non ti aspetti. Si leva la nebbia e finalmente possiamo capirci qualcosa . Vedendo il Clapier possiamo orientarci…. E vedere anche il sentiero giusto che imbocchiamo fino metà…. Dove scopriamo l’errore fatto in precedenza… quel colle non era il colle del Peirabroc, ma il cole del lac Long, e quello appunto non era il lago bianco, ma il lac Long. Ok lo ammettiamo abbiamo proprio sbagliato di brutto, ma in effetti con la nebbia si perde ogni punto di riferimento. Pieghiamo quindi verso destra nella nostra salita e finalmente cominciamo a vedere il sentiero giusto proprio più a monte…. Finalmente il colle del Pagarì, la cui stele, bacio al mio arrivo. Di li in poco tempo siamo al rifugio dove arriviamo davvero stanchi. Sono le 16.30…. 4.30 dalla vetta. Mangiamo un boccone (niente polenta ma tagliatelle e gnocchi) e una Patarina e poi si riparte, non prima però di aver fatto incetta di bottiglie di birra!
Arriviamo dalla macchina che sono le 20.00.
Che dire….giornata senza dubbio da ricordare! Cima conquistata in tempo strepitoso, e poi però occorre migliorare la lettura delle carte… e portarsi sempre dietro una bussola!
Un grazie ai gestori del Pagarì e alla loro ospitalità e disponibilità, un grazie al fotografo francese che si è prodigato in spiegazioni non sempre azzeccate, ma ci ha messo la buona volontà, e una richiesta di comprensione e di scuse, a chi, restando a casa, si è giustamente preoccupato.
Buone gite a tutti!!!

QUOTA PARTENZA. San Giacomo d’Entraque 1.250 m s.l.m.
QUOTA CIMA: 3.045 m s.l.m.
DISLIVELLO: circa 2.000 m (ma noi ne abbiamo fatto circa 2.900….)
DIFFICOLTÀ: EE allenati


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