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Escursionismo : Un anello per il Malamot passando dal lago Bianco
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 29/06/11 08:36
Notizia riferita al: 29/06/11
Letture: 5648

Un anello per il Malamot passando dal lago Bianco

Località di partenza: Baite presso il lago d’Arpon mt. 1818
Dislivello: mt. 1100
Tempo di salita: 4 ore c.ca
Tempo di discesa: 2 ore e 30 minuti c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti:Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 3 Val Susa – Val Cenischia – Rocciamelone
Val Chisone Fraternali Editore

L’anello proposto in questo itinerario porta in cima al forte del Malamot mt. 2914 percorrendo in salita la traccia che transita dal lago Bianco. Di qui si prosegue sino ai notevoli baraccamenti di valle raggiungendo poi la vetta dove verso la fine dell’ottocento fu edificata una fortezza che poteva ospitare un presidio di 200 militari. La montagna si colloca nell’area che l’Italia ha dovuto cedere alla Francia con il trattato di pace del 1947. Si ritorna a valle lungo la strada costruita per accedere al forte rimessa in sesto nel luglio 2010. In alternativa si propone anche il tragitto che transita per il forte Pattacroce (Pattacreuse).
L’anello percorre sentieri e strade militari in un ambiente di grande bellezza e valore paesaggistico, con sempre in vista il grande lago del Moncenisio e tutte le cime che gli fanno da corona.

Giunti con l’auto a Susa si prosegue oltre sulla statale n° 25 del Moncenisio. La strada, in c.ca 12 Km, sale raggiungendo l’abitato di Barcenisio. Superata la borgata, in prossimità del cartello che segnala il km. 67, si stacca sulla sinistra uno sterrato senza alcuna indicazione che si prende e che conduce al termine a delle baite nei pressi del lago d’Arpon dove conviene lasciare l’auto.
Lasciando le case si percorre lo stradello che s’allunga inizialmente a margine dello specchio d’acqua; dopo un primo lungo tratto in piano, la geniale traccia, sorretta a valle e protetta a monte da funzionali muretti a secco tutt’ora in ottimo stato di conservazione, s’inoltra in una valletta con una serie di arditi tornanti passando vicino a due laghetti, il secondo dei quali, il Lac Roterel, è circondato da enormi massi. Con già in vista lo sbarramento del grande lago del Moncenisio, si seguita poi in piano aggirando la dorsale rocciosa che precede il successivo tratto in leggera discesa che raggiunge al fondo un ponte in muratura su di un ruscello dove troviamo l’indicazione per il piano di S. Nicolao e per il rifugio del Piccolo Moncenisio. Qui giunti si prosegue ancora sulla traccia principale per c.ca 200 mt. sino al punto in cui un sentiero si stacca verso monte segnalato, alla partenza, da un ometto di pietre. Occorre prestare attenzione perché inizialmente è appena visibile quando s’inerpica sul pendio; poi si fa più marcato salendo tra rododendri e radi larici. Ad un primo ripido tratto ne seguono altri a minore pendenza che affrontano le successive svolte ascendenti faticando non poco nel procedere per l’invadente presenza degli ontani nani e dei rododendri che occupano notevoli parti della traccia, soprattutto nella prima parte. Continuando si guadagnano delle rocce montonate sulla cui sommità s’ergono due grossi ometti di pietre, mentre, più sotto, è già evidente lo stradello che si farà ritornando aggirante in basso la valletta che stiamo percorrendo. Un ultimo traverso in moderata ascesa precede di poco il ruscello, detto ruisseau du Giaset, che si guada. Il lago Nero posto nelle vicinanze di un traliccio, che con altri deturpa non poco il paesaggio, lo si vedrà salendo. La traccia che si inoltra al di là del ruscello è assai evidente, anche se accidentata, decisamente più ampia essendo probabilmente uno stradello di servizio all’elettrodotto. Con ripetute continue svolte si guadagna infine alla sommità del pendio il lago Bianco mt. 2638, specchio d’acqua di notevoli dimensioni. E’ da segnalare la straordinaria bellezza dell’ambiente che circonda questo lago dominato dalla fortezza del Malamot.
2 ore e 45 minuti c.ca dal lago d’Arpon.
Sulla destra spicca l’ardito rosso massiccio del Corne Rousse, sulla sinistra le strapiombanti pareti della Cima di Bard e dell’ultima propaggine del Giusalet. Lasciando il lago Bianco sulla sinistra si prosegue rasentando di seguito altri due laghetti incrociando, più avanti, la strada che sale dalla grande diga per portarsi sulla cima del Malamot sulla quale ci s’immette. Sarà la traccia che si utilizzerà poi per scendere a valle. Ora si piega a sinistra e in breve si raggiunge il primo dei tre notevoli ricoveri di valle, tutti scoperchiati. In caso di necessità il primo ricovero possiede un locale che può offrire un riparo. (sorgente appena sotto). Per raggiungere la Cima del Malamot ed il suo forte non resta che proseguire lungo lo stradello sterrato che sale ripido e che, con ripetute svolte, guadagna un colletto. Lasciando per un momento la traccia, se ci si porta verso i tralicci, notevole è, a questo punto, la vista che si apre sui monti, sulla valle dell’Arc e sulle molteplici opere difensive predisposte prima dell’ultimo conflitto mondiale. Tornati poi sui propri passi non resta ora che proseguire raggiungendo in breve il crinale dov’è posizionato il forte oggi in completo stato di abbandono posto accanto alla Pointe Droset mt. 2917
1 ora e 15 minuti c.ca dal lago Bianco.
Mai abbandonando lo stradello che scende a valle, oltrepassati alla conca i ruderi dei ricoveri, lasciata sulla destra la traccia per il lago Bianco precedentemente percorsa, al bivio si prende a sinistra traversando lungamente, quasi in piano, toccando nel procedere due costruzioni oltre le quali si comincia decisamente a scendere con una serie di svolte che portano a perdere progressivamente quota. Il percorso intermedio, assai ripido, non permette scorciatoie che si possono invece praticare nella parte iniziale e terminale della discesa, scelta che consente di abbreviare non di poco il tragitto. Giunti al fondo ad un quadrivio si seguono le indicazioni per il lac Roterel – Barcenisio percorrendo, sempre scendendo moderatamente, un ampio arco dello stradello che scende nella conca del ruisseau del Giaset, traccia già vista salendo al lago Bianco, così raggiungendo il bivio nei pressi dell’ometto di pietre dove era iniziato il percorso di salita, dove questo lungo anello si chiude. Proseguendo lungo lo sterrato si guadagna da prima il lac Roterel, poi, sempre continuando sull’evidente traccia, il parcheggio presso il lago d’Arpon.
2 ore e 30 minuti c.ca dalla vetta del Malamot.

NOTA AGGIUNTIVA: Come detto l’ambiente circostante il lago Bianco è vario e interessante e merita essere esplorato. Giunti al lago, abbandonata momentaneamente lo stradello per il Malamot, ci si può portare all’evidente ricovero quasi in riva e poi oltre per una traccia di sentiero (ometti) che salendo raggiunge una sella dove la vista s’apre sull’incantevole ampia conca con i numerosi laghetti del Giaset. Raggiunto il limite oltre il quale si strapiomba sul vallone di Savine, per esso transita una traccia segnata di giallo che dal Refuge du Petit Mont Cenis conduce al grande lago di Savine passando per i laghi Perrin Può essere percorsa volendo proseguire per il rifugio Vaccarone o per il rifugio Avanzà, o viceversa.
Ovvero, in c.ca un’ora, è possibile, dal lago Bianco, portarsi sino al limite della conca dei laghi del Giaset, esplorare la zona in lungo ed in largo, ritornando poi al punto di partenza.
Di più, da questi laghetti, volendolo, si può salire direttamente in vetta al forte del Malamot , in vista, senza eccessiva difficoltà, senza per questo dover transitare per i baraccamenti di valle.

VARIANTE: Per tornare è possibile percorrere, in alternativa, la traccia che scende a valle passando per l’Ancien Fort de Pattacreuse (Pattacroce) allungando così di c.ca un’ora l’itinerario.
Scesi al colletto sotto il Malamot, si lascia lo sterrato per prendere una traccia, appena evidente, che transita mediamente nelle vicinanze del più centrale dei tre tralicci dell’alta tensione che si hanno in vista. Seguendo questa traccia e qualche raro ometto, ci si porta poi verso il limite destro così raggiungendo i margini superiori di una valletta dove già si intravedono in basso i ripetuti tornanti della strada di sevizio che sale al forte di Pattacroce. Continuando sul filo di cresta si perviene, più avanti, ad un rilievo dove sorge un notevole ometto di pietre; più emergono i ruderi del forte che si raggiunge dopo una ripida discesa. Visitato la struttura non resta che seguire semplicemente lo stradello che la lascia, a tratti ancora in ottimo stato di conservazione, con i notevoli muretti a secco di sostegno e di protezione allo stesso. Fatte le numerose svolte, verso il fondo è possibile praticare alcune scorciatoie che conducono ad un caratteristico ponte in muratura sul ruscello della valletta. Piegando a destra si percorre poi un lungo tratto in piano che conduce al quadrivio di cui già si è parlato nell’itinerario avendo in vista il non lontano forte Varisello.
Ovviamente questa opzione si potrà prendere in considerazione per salire al forte Malamot, utilizzando poi per scendere la strada oppure il sentiero che transita per il lago Bianco facendo così il giro in senso inverso.

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