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Sci ripido : Serata Ripido B.S. Dalmazzo: risposta aperta a Mauro G.
Autore: fedeneg (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 14/04/07 10:24
Notizia riferita al: 14/04/07
Letture: 1176
Sci ripido

Si è parlato di viaggio dal Monviso al Gran Paradiso, (...) ma quale è il viaggio interiore che porta un singolo
individuo che pratica alpinismo o scialpinismo "classico" ad
avvicinarsi allo sci ripido?

Caro Mauro, premettendo che avrei preferito rispondere alla domanda direttamente ieri sera, ti fornisco ora la mia personalissima risposta. Rispondendo sul sito dell'amico Enrico facciamo finta di essere ancora tutti insieme a sentire, in modo che ognuno possa dire la sua.

L’argomento è tutt’altro che banale, anche se molto personale.
Personalmente, praticando lo sci ripido, non ho mai ritenuto di fare qualche cosa di particolarmente incredibile.
Hai mai visto un saltatore con gli sci dal trampolino? O quelli che fanno una discesa libera? O un tuffatore dalla piattaforma? Un saltatore con l’asta?
Quando li vedo penso che mai e poi mai potrei fare quello che fanno loro.
Quando poi ne conosci uno, e ti spiega che anche lui la pensava come te prima di imparare, prima che qualcuno gli insegnasse la tecnica e lo spirito con cui affrontare le cose, in modo graduale, proprio come i bimbi a scuola imparano dall’alfabeto, scopri che alla fine non c’è nessuno così profondamente diverso da noi.
Quello che ci fa diventare un po’ più “bravi” di altri a fare qualcosa è l’interesse, la passione e, spesso, gli incontri con determinate persone che ti trasmettono qualcosa che a volte non afferri subito, ma poi ti accorgi che ciò che hai ricevuto da un rapporto umano diventa probabilmente il fondamento, inconscio peraltro, delle tue motivazioni.
Perché a scuola, o all’università i ragazzi si appassionano a quella materia piuttosto che a quell’altra? Perché il tuo amico che fino alla fine del liceo ripeteva tutti gli anni un sacco di materie ora lavora al Cern di Ginevra ed è un protagonista della ricerca atomica a livello mondiale mentre tu eri il primo della classe ed ora conduci una vita anonima? Cos’è successo in così poco tempo? Dov’erano quelle capacità, quando si studiava insieme e lui non capiva, non aveva voglia? Cos’è che ti è sfuggito?
A mio parere tutti noi abbiamo delle predisposizioni naturali per fare meglio certe cose, ma c’è sempre qualche situazione particolare, e spesso più d’una, e qualcuno che ci aiuta a far scattare la molla per trovare ciò che ci riempie la vita, che ci dà una ragione di esistere.
E qui sto facendo un discorso molto generale, intendiamoci, ma penso che sia un po’ così per tutto.
Per quanto riguarda la mia passione per lo sci e per le discese non ti so dare una risposta ufficiale, certa e definitiva… Certo che ci sono state, fin da quando ero piccolo, alcune situazioni che mi hanno indirizzato in quel senso.
Ricordo che da piccolo nelle vacanze di Natale i miei mi mandavano a scuola di sci, come molti altri genitori con i loro bimbi. I miei non erano molto sportivi, anzi, cercavano sempre di frenare, specie mio padre, ogni mia iniziativa o richiesta che potesse portarmi a distrarmi dagli studi.
Ricordo anche che un inverno, avevo 11 o 12 anni, sulle piste non c’era abbastanza neve e allora il maestro di sci ci portò per tutta la settimana a sciare nei boschi. Era un ragazzo giovane, simpatico ed un po’ scapestrato. Gli ultimi anni 70 erano anni particolari, certa gente poteva permettersi di affrontare la vita più a contatto con la natura rispetto a ora, senza sentirsi emarginata.
Ricordo molte altre piccole situazioni che probabilmente mi hanno spinto a provare.
Ricordo anche, ero ragazzino, che una sera venne Patrick Vallençant a far vedere i suoi filmati sulle discese della Peuterey e del canale Gervasutti. Parlavano di discese impossibile, quindi mi soffermai ad osservare la pendenza, e mi convinsi che quando non ruotavano la telecamera per far sembrare la neve più ripida, quei pendii me li sarei potuti scendere anch’io. E non solo io. Avevo 14 anni.
Provai e riprovai molte volte a fianco delle piste finché le mie supposizioni divennero certezze.
Provai quindi in montagna a scendere i primi canali,e poi con gradualità, insieme alle persone giuste, mi ritrovai in modo molto naturale a scendere pendii anche molto impegnativi.
Certo non è come quando il medico ti dice di fare qualcosa. La spinta viene da te.
Ma ti può venire per lo sci ripido come per l’arrampicata, per le camminate, i viaggi, per la ricerca, per il volontariato….
Come ho accennato ieri sera, ci sono moltissimi sciatori che potrebbero avvicinarsi allo sci ripido e potrebbero fare delle belle discese. Perché non lo fanno? Forse per lo stesso motivo per cui io non sono riuscito ad imparare a nuotare o ad apprezzare determinate materie negli studi. Non ho trovato nessuno che me le facesse piacere, che mi trasmettesse quei piccoli segreti che mi rendessero familiare una cosa apparentemente ostica.
Quindi, il segreto è sempre nei rapporti umani, perché sono le persone che fanno le situazioni.
Poi, una volta che hai trovato la chiave per aprire la porta, la differenza tra che fa e chi non fa, o semplicemente osserva gli altri, sta nella passione.
Ma anche quella è alimentata, oltre che dalle tue convinzioni e dalla tua motivazione, dalle persone che ti stanno intorno.

Ciao

FEderico


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