Che gita oggi! e che neve!,non è che non voglia dire dove siamo andati, ma...voglio stimolare la ricerca,perché anche se danno grande pericolo di valanghe,ci sono luoghi,assolutamente sicuri,con tanta bella farina...Certo non bisogna pretendere di fare 1500 mt di dislivello e discendere canali,ma come noi,anche in un mare di farina da battere,e una nebbia da tagliare con il coltello,siamo riusciti a spendere bene un’altra giornata della nostra vita!

Noemi mi manda un sms dicendomi domani ci sono...danno neve...l’importante è andare in qualche posto da trovare un buco per rintanarci e fare una bella “festassa”.Con una richiesta così io ci vado a nozze! Io sono un’ esperto per trovare buchi e ripari sulle vette per far festa,quindi...eccoci in un luogo della val Varaita dimenticato dal mondo. La strada per salire fino qui la troviamo più pulita che sulla provinciale,ma si sa,quassù qualunque abbia una trattore si da fare per togliersi la neve senza aspettarsi nulla dalla Regione...e chi fa da se fa per tre,e in conseguenza hanno fatto anche per noi che siamo tre malati di neve alla ricerca di un’atmosfera di unione di solidarietà e fratellanza che nel mondo normale non esiste più.

Il primo tratto di salita passa attraverso a delle baite,un profondo solco è già stato fatto da chi abita ancora lì,sentiamo il profumo del focolare,ma nessuno si fa vedere,ci sentiamo un po come degli invasori,vorremmo ringraziare,per la traccia, ma si sa,quassù sono schivi,quando vedono dei forestieri si ritirano nel loro guscio,sono diffidenti verso il mondo esterno...peccato,perché se vedevo qualcuno li dicevo “alarvista! aluro a vailo!,a charamaio! esperoumo ca s’arlevo!” Poi entriamo letteralmente in un mare di neve,Noemi vuole battere,lei è il mio alterego,nel senso che abbiamo lo stesso carattere,quando possiamo diamo tutto noi stessi con generosità. Il primo tratto è un vero boschismo ,ci andrebbe la motosega,ma poi quando siamo all’aperto ecco che si aprono nuovi orizzonti,nebbiosi,ed è qui il bello,salire con l’istinto di un’animale,allora tocca me,che sono il più “animale” di tutti, e seguendo le mie sensazioni arrivo in vetta. Si fa per dire...non si vede nulla,ma l’obbiettivo della gita non è la vetta ma una baracca di legno situata poco sotto a essa.

Riusciamo a centrarla,passiamo dalla grande croce messa li in memoria di una grande valanga caduta un centinaio di anni fa che fece una strage nelle borgate sottostanti. I miei amici la raggiungono per primi,sono momenti indimenticabili,neanche fosse lo sbarco sulla luna,comunque trovare una riparo nella nebbia mentre sta nevicando lascia quel senso di favola e di soddisfazione per stati capaci a fare qualcosa... Non è un’hotel 5 stelle,ma per noi vale tutto il firmamento.,ci siamo portati su tutti i beni di conforto per fare un bella “festassa”Io ho portato l’alimento “di-vino” Noemi mezza bottiglia di “centerbe,e Ende,un termos pieno di “bicerin”. Inutile dire che non abbiamo avanzato nulla,anzi...

Due ore in quell’alcova sono passate come un non nulla,risaliamo il cima,e giù con in radar,dico ai miei amici di tenere la sinistra,perchè a destra c’è l’abisso. Scendendo la visibiltà migliora e anche il tempo,arriviamo alla macchina che esce il sole,meno male che è uscito solo ora esclamiamo,se si fosse tirato su prima la gita non sarebbe stata così bella e avrebbe perso quell’atmosfera fantastica!

data:4 marzo -2011
quota di partenza:1050 mt c.
quota vetta 1764 mt.
dislivello:750 mt. c.
difficoltà:MS

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