Dopo la bella Tomba di Matolda della settimana scorsa (05/02 - metto alcune foto), dove non era ancora passato alcuno e che grazie ad un volenteroso Enrico che quasi da solo battuto la traccia in una neve proprio bella, la quale per il vento caldo nella parte bassa si è poi andata in parte appesantendo, ieri avevo deciso di andare su un versante sud.
Mi interessava la Val Grande di Lanzo, ma giunto a Ceres lo sguardo è caduto su una valle desolatamente spoglia, con poca neve e solo ad oltre i 2.000 metri per cui ho girato a sinistra direzione Balme.
Anche da quella valle sul lato sud la situazione è simile per cui si ritorna a nord, ma nord vero, cioè quello che non prende sole.
Ero da solo, per cui decido per l'Afframont ed anche se la prima parte è da battaglia nella boschina, non ho compagni che mugugnano per cui vado tranquillo.
Il bel innevamento del 2009 è un sogno per cui il facilel canale in fondo non è per ora percorribile e mi costringe ad un pò di gymcana per ritornare nei pressi del sentiero estivo dove il terreno è comunque discretamente accessibile in salita ma scabroso in discesa.
Dall'Alpe Roc Piat le cose che prima mi hanno fatto un pò dubitare della scelta cambiano di colpo e mi trovo davanti un bel tappeto uniforme non ventato di soffice farina appoggiato su un discreto fondo.
Osservo bene e tutte le colate dalle incombenti pareti rocciose e dai canaletti laterali sono tutte scese, per cui si va senza pericoli, anzi sfrutto le varie lingue degli scarichi per progredire bene senza battere troppo in profondità.
La salita è costante, poichè seguo un percorso più diretto tutto sulla costa di sinistra (sicura solo in queste condizioni) che mi permette di progredire evitando i ripiani del centro vallone.
L'innevamento è decisamente inferiore al 2009 ma questo mi permette di salire molto più in su del colletto Afframont e fino all'ultimo intaglio della cresta del Bec del Fausset.
Vorrei arrampiccare fino in punta ma tra andata e ritorno ci va più di una mezzora abbondante e poi ci sono già stato.
Trovo una cengia pulita che sembra una gradinata di un palco meraviglioso e mi ci siedo; sono su un vuoto pauroso con le gambe penzoloni, c'è un sole stupendo ed osservo lo spettacolo della corona di vette familiari dalla Ciorneva, Chiavesso, Golai, Torre d'Ovarda, il gruppo Ortetti, Servin, Autour per finire con Bessanese e Ciamarella.
Sbuccio una mela e lancio la buccia, dopo un pò osservo di sotto un camoscio che la annusa.
Ci sono solo alcune tracce alla Chiavesso (non mi sembrano con neve tanto bella) ed una al lago Paschiet, tutto il resto è ancora intatto ma alquanto scarso nelle pietraie ancora ben evidenti.
Vorrei rimanere a prendere il sole ma sono curioso di sapere come sarà la parte bassa sotto il ripiano del Roc Piat.
Per quella alta non ci sono dubbi, infatti è una discesa di puro ed autentico piacere; il sole è radente e non riesco a fare che qualche foto.
Dall'ultimo canale ad est del Roc Piat mi viene l'intuizione di scendere tutto a destra dove avevo visto poca boscaglia e vado a ficcare il naso.
E' stata la soluzione giusta; la neve è sufficiente a coprire i vari saltini del pendio alquanto aperto che scendo sorprendentemente con facilità fino al ripiano dove comincia la boscaglia fitta, ma ormai sono in fondo, mi porto verso il canale del rio, lo attraverso con alcune mosse di tarzanite ed in breve sono sul prato iniziale ed all'auto.
Questa è la dimostrazione che come il pulcino facendo un pò di sforzo rompe il guscio e vede la luce, così un pò di tribolazione in salita nella boschina bassa permette poi una sciata splendida; alla faccia di chi evita le gite un pò intriganti.
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