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SciAlpinismo : ALASKA 2010 CON GLI SKI
Autore: ROMY71 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 10/01/11 21:31
Notizia riferita al: 10/01/11
Letture: 1702

NELLA TERRA DEGLI ORSI : L'ALASKA..
Da Anchorage,passando per Hooker sino all’Hacher pass

L’idea poteva venire in mente solamente a chi per la montagna,quella vera, ha una passione particolare,quasi viscerale.
Terra lontana l’Alaska che agli arbori era probabilmente l’area piu’ a est dell’asia, prima che i cambiamenti della crosta terrestre la rendessero,per ironia della sorte, la terra piu’ a ovest che gli Europei,da sempre convinti di essere al centro del mondo, avessero mai conosciuto.
Regione Russa per molto tempo (utilizzata come punto cruciale di scambio per i mercati di pelliccie,soprattutto di foca e di lontra) sino a quando nel 1867 gli Stati Uniti d’America decisero di acquistarla dall’Unione Sovietica per la modica cifra di 5 dollari al km/quadrato.
Oggi l’Alaska e’ caratterizzata da tre “settori” geografici divisi tra di loro da una sorta di invisibile confine climatico,che vede predominanti insediamenti e grandi citta’ nella parte meridionale,vasti ghiacciai e immense foreste nella parte centrale e un emisfero settentrionale dove regna incontrastato il freddo insostenibile e il bianco della neve che ricopre tutto quanto.
Il nostro viaggio comincia proprio dalla costa Meridionale e precisamente da Anchorage,capitale dell’economia e citta’ piu’ popolosa,dove atterriamo dopo 22 ore di volo estenuante.
Ad Anchorage ci fermiamo solo un giorno,giusto il tempo di una visita frettolosa della citta’ ,che il freddo ed il ghiaccio rendono statica e marmorea,poi una doccia in albergo e una bella dormita rifocillante.
Il secondo giorno siamo gia’ a Girwood ,paesino a qualche chilometro,dove dall’Italia avevamo prenotato ,mesi fa’,un ostello ed una guida esperta che ci accompagnasse nelle escursioni tra le punte innevate di quella zona.
Ad aspettarci, in quella sorta di albergo-dormitorio immerso nella neve, il gestore dell’ostello e Greg,amico d’infanzia del proprietario, e nostra futura guida nelle visite dei giorni successivi.
Greg e’ un ragazzo giovane, sposato e con due figli che conosce quelle montagne come le sue tasche e nonostante questo ne ha un rispetto ed una sorta di timore reverenziale,quasi religioso.
Da qualche anno ha fondato una scuola per bambini dove propone corsi di conoscenza sulla stratificazioni della neve e sulla formazione delle valanghe e ha trasformato la sua passione in una professione a tutti gli effetti.
A Girwood,al nostro arrivo, nevica. E nevica forte tanto da accumulare uno strato di neve di circa 2 metri nel giro di 24 ore.
Ma non e’ la neve a preoccupare da queste parti,ma le valanghe. A causa della troppa neve fresca che cade e si accumula rapidamente, aumenta in maniera esponenziale il rischio di slavine nelle fasi “calde” della giornata.
Ma Greg,uomo abile ed esperto, sdrammatizza e con una certa ironia ci rassicura con una “slangata” americana boffonchiando una frasetta del tipo”no problem Boys”,e con estrema chiarezza (grazie a mio marito Marcello che conosce bene l’inglese) e precisione ci espone il programma delle arrampicate dei prossimi giorni.
Il giorno successivo il clima ci da una tregua e quindi partiamo presto per una meta che ci opporra’ di fronte un dislivello di 1200 metri di neve fresca , il TIN CAN.
Arrivati pero’ a poco piu’ di 800 metri dalla vetta ,Greg si blocca.
Con decisione,e senza lasciar adito a contro proposte, ci avverte che e’ necessario tornare indietro perche’ la neve e’ instabile e non vuole rischiare ulteriormente salendo ancora,dato che l'ultimo pendio e' piuttosto ripido.
Con un po’ di rammarico ma con la consapevolezza che la nostra guida ha fatto sicuramente la scelta giusta alziamo i tacchi,anzi gli sci, e torniamo indietro.
Ci lasciamo alle spalle un paesaggio lunare. Il bianco piu’ puro avvolge ogni cosa e il colpo d’occhio fa rimanere senza fiato. Solo i raggi del sole spaccano a tratti l’infinita distesa di neve che sembra non avere fine e non avere inizio.
Ritornati nel nostro hotel “extra lusso” decidiamo di abbandonare per qualche giorno questa zona e optiamo per spostarci a 200 km a est da Anchorage verso l’Hacher Pass. Qui a Girwood ci torneremo in seguito,quando le escursioni saranno fattibili senza troppi rischi.
Qui all’Hacher Pass ha nevicato decisamente meno e la neve e’ piu’ compatta e affrontabile senza correre rischi eccessivi.
Quest’area della costa est e’ famosa per le molte miniere d’oro in disuso ma soprattutto per i veri re incontrastati delle montagne:gli orsi.
Per fortuna ad Aprile questi giganti escono a malapena dal letargo e ne scorgiamo qualcuno, a dire il vero ancora un po’ assonnato, solo in lontananza,anzi molto in lontananza grazie a qualche abitante del posto che ci indica i luoghi che solitamente frequentano.
In quest’area facciamo un paio di escursioni su due versanti opposti dell’Hacher Pass ma purtroppo anche in questo caso il tempo non e’ dei migliori.
Qui il sole si alterna in maniera incredibilmente rapida a neve e nebbia ed e’ proprio quest’ultima a coglierci impreparati durante la seconda escursione.
Onde evitare problemi per la nostra incolumita’ decidiamo di scendere e tornare al paese.
Riceviamo da Greg notizie confortanti sul clima che avvolge il TIN CAN e quindi decidiamo di tornare alla tanto ambita vetta che il primo giorno non siamo riusciti a raggiungere.
E’ come se la nebbia,la neve e il sole,alternandosi mantenessero una sorta di dominio su queste vette facendo in modo che non siano per tutti ma solo per chi con fatica ed ostinazione vuole raggiungerle veramente. In un certo senso te le devi guadagnare con pazienza e spirito di sacrificio.
Il giorno successivo finalmente ci avventuriamo nella scalata al TIN CAN per 1200 metri di faticoso dislivello.
Il tempo tiene e raggiungere la vetta e’ un sogno ad occhi aperti.
Con l’adrenalina in corpo e l’entusiasmo di due bambini,nei giorni successivi, io e mio marito decidiamo,con la benedizione di Greg, di ripetere l’arrampicata anche dal versante opposto.
Nei giorni seguenti marciamo su altre vette famose come il Monte Sumburst che ci riserva altri 1600 metri di dislivello e una discesa fuori pista con una temperatura di -20 gradi.
Il freddo,pero, non scalfisce l’emozione di queste passeggiate nel deserto innevato delle montagne dell’Alaska,anzi lo le rende ancora piu’ apprezzabili perche’ piu’ difficili e riservate.
Negli ultimi giorni di viaggio in questo straordinario paese, abbandoniamo la montagna nella sua essenza piu’ pura e visitiamo la barriera dei fiordi e in fine la clinica degli animali a Girwood dove vengono curati gli animali di montagna vittime di incidenti ( di solito sono orsi,renne ed alci).
Lasciamo l’Alaska con la consapevolezza di portarci dentro,nel cuore, un esperienza unica ed irripetibile che ci lascera’ un ricordo di pace e di dolce sacrificio.

Romina Giraudo e mio marito Marcello.


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Autore Commento
MarLom
Inviato: 11/1/2011 8:11  Aggiornato: 11/1/2011 8:11
Guru
Iscritto: 11/3/2005
Da: Torino
Inviati: 838
 Re: ALASKA 2010 CON GLI SKI

Autore Commento
ROMY71
Inviato: 17/1/2011 21:24  Aggiornato: 17/1/2011 21:24
Primo della classe
Iscritto: 21/11/2009
Da: Vignolo
Inviati: 62
 Re: ALASKA 2010 CON GLI SKI
grazie Marlom sei gentile.
ciao!!!
ROMY
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