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Racchette da neve : Odissea alla Tomba di Matolda
Autore: Andrea81 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 15/02/10 19:14
Notizia riferita al: 15/02/10
Letture: 3018
Racchette da neve

Per lunga parte della giornata, ho temuto che il titolo della mia gita sarebbe stato 'E' buio sulla Tomba di Matolda', ma per fortuna non è stato così.
Ma andiamo con ordine.

Rinuncio ad una gitona in VdA con i mitici Renato63 e Marco72, per qualcosa di più tranquillo (o almeno era ciò che pensavo).
La scelta cade sulla Tomba di Matolda, un panettone che vedo anche dalla finestra di casa, ma per ragioni di sicurezza neve salgo dal lato di Lemie. Qui inizia il masochismo gratuito, perchè montare le catene all'auto quando posso percorrere i 4 km che separano Villa di Lemie da Borgial e S.Antonio (piccole borgate punto di partenza per questa gita)?
Così di buon ora sono già in cammino sulla strada asfaltata innevata (catene o 4x4 indispensabili); fa freddo ma è quel freddo secco, quindi sopportabile.
Di buon ritmo raggiungo quindi le due frazioni, abbandonate d'inverno tranne una casa con il camino fumante; la neve è già abbondante, almeno 40-50 cm, spero vivamente ci sia qualcuno davanti a me, altrimenti non credo di poter andare lontano.
Ma le mie aspettative vengono subito tradite, infatti a S.Antonio la strada non è più sgombra, e nel piccolo parcheggio c'è solo un auto, e vedendo le tracce si tratta di due soli scialpinisti.

Prima morale della giornata: partire presto non sempre paga.

'Beh' mi dico 'se non altro questi due davanti andranno sicuramente alla Tomba di Matolda, figurati se vanno ad avventurarsi nel vallone di destra, che va verso il Truc!'
E infatti dopo un breve tratto di strada del Collombardo, la traccia piega nettamente verso destra, non c'è dubbio, vanno verso il Truc! Un attimo di mente locale, e decido di seguirla, perchè farne una nuova da solo è impensabile. Ma anche seguendola si rivela uno sforzo immane, sopratutto nel risalire alcuni pratoni con pendenza moderata sprofondo alla grande.
Inizio a pensare di trovare una baita dove fermarmi e godermi comunque la bella giornata, d'altra parte andare in montagna è anche questo.
Ma come un miraggio, poco dopo sento delle voci sotto di me: un'orda di scialpinisti sta salendo, ovviamente seguono la mia traccia, quindi supponendo che vogliano andare alla Tomba di Matolda, scendo incrociandoli a metà strada, e insieme constatiamo che la traccia non porta alla meta prevista.
Molto bene, ho anche perso mezz'ora e 100 m. di dislivello faticosamente guadagnati.

Seconda morale della giornata: se c'è una traccia, sicuramente non porta dove vuoi arrivare.

Riordinate le idee, il bel gruppo di scialpinisti chivassesi si mette a tracciare, io li lascio andare sia per non rovinare la traccia, sia perchè con gli sci galleggiano dove io sprofondo alla grande. Faccio però comunella con due simpatiche racchettare del loro gruppo.
Fino a che seguiamo la strada tutto bene, ma appena la abbandoniamo per infilarci nel vallone scavato dal Rio di Nanta è il delirio.
La neve aumenta a vista d'occhio, e nonostante la trincea profonda, ogni due passi vado giù come un salame fino al ginocchio (quando va bene, sennò fino alla coscia).

Terza morale della giornata: pesare 75 kg e andare con le ciaspole non sono due cose compatibili.

Terza morale bis della giornata: viva gli scialpinisti!

Mi metto l'anima in pace, e continuo con il mio passo, a salire, imprecando ad ogni sprofondare. L'ambiente però è davvero fantastico, tantissima neve ed un luogo ancora abbastanza selvaggio.
Lentamente salgo, un tratto di boschina è davvero infernale, si nascondono dei buchi e in un paio di occasioni mi ritrovo solo con la testa fuori dalla neve. Ormai sono convinto di non arrivare a destinazione, ma continuo lo stesso.
Alle 12.30 sono ancora a quota 1700 m., sto salendo con un ritmo di 150-200 m/h, davvero allucinante!
Ci si mette anche il riacutizzarsi di un dolore alla coscia destra a rallentarmi, però di girare i tacchi e arrendermi ancora non ho voglia, così pian piano attraverso il pianoro che immette al pendio finale prima della dorsale, la fatica si fa sentire e le forze sono finite, è solo il cervello che mi fa continuare, ma ormai che sono qui... non so come raggiungo la dorsale, dove la neve diventa finalmente un po' più portante, e finalmente mi appare davanti la cima arrotondata, con tutti gli scialpinisti che si accingono a scendere.
Sono davvero distrutto, ho raggiunto la vetta alle 14.30, mai successo prima! La stanchezza mi fa venire strane idee:
A-andare a dormire nel bivacco al Collombardo 'Andrea sei matto? si crepa di freddo là dentro'
B-scendere sul versante della Val di Susa 'Andrea sei matto? c'è tanta neve e dovresti passare i pendii sotto la Sbaron, vorrai mica finire sotto una valanga? Vorrai mica che la Tomba di Matolda venga chiamata Tomba di Andrea?'
Per fortuna i miei panini hanno il potere di farmi ritornare il lume della ragione, e dopo un po' di pausa per riprendere forze, quando anche gli ultimi 3 scialpinisti stanno già curvando nella farina, anche io mi incammino in discesa.

Quarta morale della giornata: a pancia piena si ragiona meglio!

Scegliendo i pendii un po' più ripidi (comunque sicuri perchè il vento non ha lavorato molto, se non superficialmente) scendo abbastanza velocemente, salvo poi piantarmi nei tratti meno pendenti dove sono obbligato a seguire la traccia, che nel frattempo iniziava a rigelare.
Devo dire che pensavo peggio, invece presto sono al tratto di boschina sopra il Rio, qui sprofondo parecchio ma per fortuna è breve, e mi collego finalmente alla strada, che nel frattempo è stata battuta da un gatto delle nevi.
Mentre il sole ormai scompare dal vallone regalando gli ultimi raggi solo ai versanti ovest di Civrari e Torretta del Prete, mi godo questa completa solitudine, ormai in rilassatezza.
Da un lato è affascinante sapere che per parecchi chilometri sei l'unico essere umano, ma dall'altro lato può essere una sensazione angosciante, maglio quindi non pensarci troppo e cercare di non far notte quassù.
Il rientro sulla stradina è noioso, e le gambe iniziano a fare un po' male, ma la mente ormai è sgombra di pensieri e pensa già alle gite future.
Arrivo a Lemie alle 17.30, in tempo per vedere le luci del tramonto sulla testata della Valle di Viù.

Quinta morale della giornata: anche le gite considerate più tranquille possono regalare esperienze particolari e avventurose.

Data: 13 febbraio 2010
Quota max: 2084
Partenza da: Villa di Lemie
Quota partenza: 870
Dislivello: 1214
Zona: Valle di Viù
Difficoltà: MR

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Commenti
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Autore Commento
ventefioca
Inviato: 17/2/2010 11:07  Aggiornato: 17/2/2010 11:07
Primo della classe
Iscritto: 24/5/2006
Da: Caselle Torinese
Inviati: 55
 Re: Odissea alla Tomba di Matolda
Complimenti, per la tenacia e la verve dell'articolo!
Gp

http://gpcastellano.splinder.com/

Autore Commento
Andrea81
Inviato: 17/2/2010 11:59  Aggiornato: 17/2/2010 11:59
Guru
Iscritto: 26/2/2006
Da: S.Ambrogio (NO TAV)
Inviati: 8223
 Re: Odissea alla Tomba di Matolda
Grazie! (diciamo che ho avuto tempo di pensarci nel corso della gita )
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