Lo zaino è pronto, per andare dove non lo so ancora, benché siano le 23.00 del sabato.
Un gruppo di amici hanno già fatto una gita questa mattina e domani vogliono salire sulla Testa di Costabella del piz, da Pietraporzio, l’altro gruppo dovrebbe muoversi domani nella zona di Casterino, potrei unirmi a questi ultimi, penso , quando squilla il telefono, è mio figlio, il più giovane. -Pa, andiamo a Monesi domani?-
- Va bene io sono pronto- rispondo.
- Partiamo alle 7.00 e ci sono anche i miei amici- dice.
Così all’indomani carichiamo Matteo alle 7.30 perche la sveglia non ha suonato, alle 7,45 passiamo in via Martiri a prendere Luca con la sua ragazza e alle 8,30 riusciamo a partire da casa di Massimo a Taggia , sosta viveri veloce a Pieve di Teco e prima delle 10.00 riusciamo ad arrivare a Monesi.
Scarico tutta la tribù di “tavolari” e solo vado a cercare un posto per parcheggiare.
Dopo il ponte per andare a Piaggia è tutto libero, mi preparo e ritorno verso Monesi per iniziare la salita nel bosco di conifere. Non c’è nessuno e non si sente neanche il vocio che avvolge la piccola stazione sciistica.
Pochi metri e non si vede più la carrozzabile, è meraviglioso, sono immerso nel silenzio, solo il fruscio degli sci ,che accarezzano la polvere ancora soffice come il primo giorno.
Il bosco si dirada man mano che salgo, fino ad una traccia usata dai gatti per andare a battere le piste del Plateau, la seguo parallelamente
alla linea elettrica, fino ad incontrare la strada che riporta gli sciatori a Monesi e
si interrompe l’incantesimo, voci di ragazzini felici si diffondono attraversando la vegetazione, devo stare attento, perche salgo contromano nei tratti dove non posso uscire dalla strada ma ormai manca poco ad arrivare al Tombino.
Sono fuori dal bosco, vedo la sciovia del Plateau ferma, alcuni sciatori spazientiti rinunciano alla risalita e con gli sci sulle spalle riprendono quota per scivolare verso Monesi.
Pochi minuti e sono nuovamente solo sul vasto pendio che porta al Redentore.
Non voglio risalire dalla pista perché la vetta me la voglio guadagnare senza sconti, è una questione di etica ed orgoglio, mentre il vento cerca in tutti i modi di respingermi con le sue raffiche miste a neve ventata che sembra sabbia.
A tratti il manto è portante e improvvisamente si sprofonda nella polvere sfuggente, le pelli perdono aderenza e si fa una fatica boia, meno male che non manca molto alla vetta, tutto sommato si tratta di una salita per medi sciatori e aggiungerei pensionati.
Nel frattempo la sciovia riparte ed in pochi minuti svanisce la mia goduta solitudine, ma basta dirigere le punte dei miei strumenti verso la cima del Tanarello che scompaio nel mezzo del vallone.
Mentre mi avvicino al crinale il vento aumenta e come migliaia di spilli mi spara in faccia la neve carpita dalla cresta, devo rinunciare ad una rilassante sosta in vetta, con un panorama simile dispiace scendere in fretta.
Faccio le prime curve , non è male , la sottile crostina non da per niente fastidio, basta ignorarla e si trasforma in una stupenda polvere, sono contento, la fatica è stata ripagata ampiamente.
Con le gambe bollite arrivo in fondo al pendione, che fiatone! Mi volto a guardare la mia firma sulla montagna soddisfatto poi , rotta su Monesi per andare a sciare tutto il pomeriggio con i giovani” tavolari”.
Gita effettuata il 24-01-10
Difficoltà: MS
Quota vetta: 2094
Dislivello: 764 m.
Esposizione: N-NE
Periodo consigliato: dicembre-aprile
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