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Varie : Il silenzio della neve
Autore: L'alchimista (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 02/12/09 16:40
Notizia riferita al: 02/12/09
Letture: 1511

La passione non è cieca, è visionaria.

Federico Negri era un artista, come tutti i grandi artisti sapeva unire la tecnica alla bellezza .
La sua tecnica si esprimeva con la sciata sicura ed elegante, la bellezza era nelle linee di discesa che tracciava sulle pareti innevate delle Alpi.
Federico era un visionario dello sci, riusciva ad immaginare ed intuire le grandi discese osservando le montagne, guardando tra le pieghe delle stesse. Tramutava poi queste visioni in un atto concreto: la discesa, che doveva avere canoni estetici ben definiti altrimenti non vi era soddisfazione artistica.
Come tutti gli artisti visionari e di talento, nella vita di tutti i giorni si sentiva incompreso, lontano dalla mediocrità quotidiana che a volte tocca vivere per riempiere i vuoti tra un’opera d’arte e l’altra.
Genio e sregolatezza…con quella sua aria trasognata bohemien, che non sapevi mai se ti prendeva in giro o semplicemente se era già…oltre. Modesto, come tutti i grandi, restio a volte nel dare il giusto valore alle sue imprese, quasi a volerle custodire come un bene personale. L’artista che fa arte per se stesso. In realtà non era così, quando scopriva che “l’altro” aveva la sua stessa sensibilità allora era lui ad incoraggiare le ripetizioni delle sue discese famose, riviveva con i racconti dei ripetitori le stesse emozioni della sua prima discesa.
Colto, di una cultura astratta dal pensiero critico, ma enorme nel conoscere il “suo” ambiente,ogni cima, anticima, versante ed esposizione delle nostre montagne erano stampigliate chiare nella sua mente, facevo fatica a seguire le sue parole che erano come immagini che scorrevano veloci inseguendo versanti e canaloni.
Maniacale nella ricerca della perfezione, testardo e poco accondiscendente quando si trattava di mediare, forte della sua assoluta sicurezza. Il libro Ripido! è stata un’esperienza molto bella, ma anche faticosa, con lui lanciato a briglia sciolta verso il suo obiettivo, ho passato molto tempo a tappare buchi e a ricucire relazioni che la sua furia creativa spianava come un caterpillar.
Aveva ragione, ovviamente, anche se è stato difficile lavorargli accanto, ma questo vale per tutti i grandi artisti , la mia soddisfazione più grande resta quella di aver contribuito a far conoscere il suo talento.
Massimo Podio era il classico “bravo ragazzo” che inseguiva i suoi sogni tra le montagne, sempre alla ricerca di qualcosa che lo potesse stupire ancora di più, sempre di più. Dotato di un grande senso del dovere e della responsabilità, amava la vita, quella semplice fatta di affetti famigliari, di lavoro e di montagna. Aveva iniziato a sciare già adulto, ma in pochi anni brucia le tappe da vero talento. Semplice ed efficace: così era la sua sciata, così il suo modo di vivere. Mi ricordo,tra gli altri, due giorni trascorsi insieme tra le rocce della valle Po, prima sulla via dei torrioni alla punta Venezia e poi dopo aver dormito al rif. Giacoletti la partenza notturna verso la Manera alla Punta Sella,con le luci della pianura a farci compagnia. Un giorno indimenticabile la lunga scalata che ci vide arrivare in cima alle sei di sera senza una nuvola in cielo, la voglia di fermarsi in cima a goderci gli ultimi raggi del sole di quella dolce giornata estiva, lontano da tutto, in pace totale con se stessi, uno dei più intensi e sereni momenti della mia vita. Il ritorno, guidato dalla sua conoscenza perfetta della valle, ci porta a sera inoltrata al rif. Sella, un caffè una fetta di torta, il saluto di qualche amico che saliva il Viso il giorno dopo. E poi giù sotto la luna, senza pila, con la felicità di chi si è messo alla prova e ne uscito più maturo, più sereno, più vivo. Max era uomo di poche parole, ma colto ed intelligente, conosceva la montagna, la percorreva in ogni momento libero che aveva, in ogni stagione, da solo o con pochi amici scelti. Aveva fame di conoscere, di scoprire le linee di discesa più belle e anche difficili, di scalare, di camminare. La sua era una passione totale, che lo coinvolgeva in tutto se stesso, a prezzo di enormi sacrifici, tornava magari il venerdì sera in auto da un lavoro sull’Adriatico, guidando per centinaia di km e poi il sabato mattina all’alba era già pronto per salire le nostre montagne, la sua montagna: il Monviso. A piedi, di corsa in estate, con gli sci giù dai suoi versanti nelle altre stagioni. Uno dei più fedeli cavalieri del Re di pietra. La discesa della parete ovest del Viso era la sua ossessione condivisa con il socio inseparabile Walter.
Walter Rivoira era mio coscritto, ci univa l’età ci dividevano le esperienze di vita. Walter era uno “spirito libero” e questo gli era riconosciuto da tutti, la sua voglia di scoperta era infinita, il simbolo della sua vita era il viaggio. Pur vivendo in valle il suo orizzonte era molto più ampio del nostro, le esperienze per lui dovevano essere vissute in modo totalizzante, maniacale nella precisione del “fare”. Apparentemente schivo, caustico nelle battute, era però dotato di grande sensibilità che viveva al più interiormente ed in solitudine. Storiche sono le sue gite di “allenamento” dove saliva, magari dopo aver dormito poche ore in macchina, e scendeva in solitudine due tre canali in giornata con più di 2000 metri di dislivello…non era una gara, era il suo modo di esprimersi. Come quando partiva con la sua moto, da solo, e affrontava km e km, magari sotto la pioggia per andare ad un motoraduno.
Walter era talento puro, ogni cosa facesse nello sport come nella vita doveva essere al massimo livello di perfezione, la fatica del muratore , la discesa con gli sci, la precisione delle sue piccozze sul ghiaccio, la conoscenza dell’ambiente montano. Lui aveva sempre l’ultima parola, l’età e l’esperienza gli conferivano un ascolto assoluto da parte di tutti, lui non ne abusava mai. Quando Walter annusando l’aria diceva: “Io torno indietro”, tutti, uno o dieci che si fosse lo seguivano, senza ma e senza se. Caparbio al limite della testardaggine nell’inseguire i suoi sogni e le sue linee di discesa, sereno nel comprendere l’imponderabilità del rischio in montagna ,ma risoluto ad evitare quelli eccessivi.
Marco non lo conoscevo, ma se era stabilmente accettato nelle discese di Walter e Max , significa che anche lui bruciava di quella passione che traspariva evidente dai suoi scritti, ma soprattutto che era una persona equilibrata e preparata. Mi permetterò quindi di considerarlo come un amico.
Già perché Federico,Max,Walter e Marco erano soprattutto degli amici.
Un’amicizia nata intorno ad una passione condivisa, non importa quanto e come. Si poteva andare insieme oppure no, importava avere dei sogni e delle visioni, a volte gelosamente custodite e coltivate.
Negli ultimi tempi Federico, preso nella morsa della vita, della famiglia, dei figli , confidava agli amici che per lui era importante e gli dava felicità il fatto che altri disegnassero con gli sci le linee che lui aveva immaginato e che non poteva realizzare. Ti regalo un sogno, realizzalo ed io ne sarò parte.
I miei amici sono morti, parola forte, ma è questa la realtà che ci siamo trovati di fronte il 7 dicembre di un anno fa in una camera mortuaria del cimitero di Luserna San Giovanni.
Improvvisamente in molti ci siamo trovati di fronte ad una realtà di freddo gelido: freddo l’ambiente,freddo il metallo su cui riposavano i freddi corpi.
E’ stato come precipitare in una realtà separata dove ciò che ci stava circondando non era ciò per cui noi bruciavamo di passione, i nostri amici in realtà non erano lì, erano ancora con noi.
Questo senso di non-distacco lo abbiamo portato dentro di noi a lungo, per un anno non abbiamo scritto ne parlato di questo evento, non abbiamo cancellato i numeri di telefono, gli indirizzi mail, ognuno ha reagito a modo proprio sicuramente, ma il senso collettivo del non-distacco è stato palpabile.
Non è ancora, a distanza di un anno, il tempo del ricordo, del rimpianto, è ancora il tempo dell’incredulità, della rabbia, della tristezza, del freddo che ci è entrato dentro.
Abbiamo capito che su quei tavolacci metallici giaceva una parte importante della nostra passione, quella che non potremo più condividere con loro, ed allora la nostra è rimasta una “passione triste”.
Domenica 6 dicembre ci ritroveremo con chi potrà esserci al rifugio Jervis, il punto di partenza dell’ultima salita, non sarà un momento celebrativo, ma un ritrovarsi per dare un senso a questo distacco che prima o poi dovremo elaborare. Presto la passione si riaccenderà, sarà sicuramente diversa per ognuno di noi, sarà sicuramente triste per tutti…ma si riaccenderà, perché il nostro modo di vivere la vita ci porta esattamente là dove le nostre visioni e quelle di Fede, Max ,Walter e Marco possono trasformarsi in realtà, perché è così che stiamo bene, che ci sentiamo in pace,che ci sentiamo “uomini e donne liberi”. Questo grande sogno ci accomuna tutti, la più grande eredità che ci è stata lasciata è questo senso di appartenenza a qualcosa di comune. Un pezzo di tutti noi se ne è andato con loro, ma fino a quando sapremo ancora stupirci, immaginare una linea, faticare e sudare magari per nulla, condividendolo con altri amici, allora la memoria sarà salva, perché rivivranno in noi. L’immenso egoismo che ci accompagna nella nostra passione ha bisogno di giustificazioni per chi resta a casa , ma, siamo onesti, non ci sono giustificazioni, abbiamo bisogno assoluto di cercare delle risposte e non abbiamo altro posto dove cercarle. Non sappiamo se e quando la passione finirà se troveremo ciò che cerchiamo o se andremo a cercarlo altrove, resta il rimpianto di non poterla più condividere con quattro amici.


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Commenti
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Autore Commento
tiziana63
Inviato: 8/12/2009 17:15  Aggiornato: 8/12/2009 17:15
Matricola
Iscritto: 8/12/2009
Da:
Inviati: 1
 Re: Il silenzio della neve
Bagnolo Piemonte, 8/12/2009



PER CARDONATTI E PER TUTTI VOI, AMICI DI MASSIMO PODIO



Oggi è un giorno molto triste per me e per tutta la mia famiglia,Vi scrivo però queste poche righe perchè sappiate che è di grande conforto per noi sapere che gli amici di Massimo si ricordano di Lui, di Walter, di Federico e di Marco. Mio fratello ha sicuramente trovato in Voi la vera Amicizia ed è proprio questo che lo rende più forte della morte che tutto cancella, ma non i sentimenti, i ricordi e la condivisione di una comune passione: la montagna. Convinta che Massimo, Walter, Federico e Marco rimarranno per sempre in Voi, desidero che a tutti quanti arrivi il mio grande Grazie.


Le vostre escursioni saranno anche le Loro

Tiziana Podio e Famiglia

Autore Commento
rocco
Inviato: 6/12/2009 23:03  Aggiornato: 6/12/2009 23:03
Matricola
Iscritto: 11/5/2007
Da:
Inviati: 4
 Re: Il silenzio della neve
E' stata una giornata di ricordo, dolce e triste, e di riflessione.
Grazie Enzo, grazie a tutti.

Autore Commento
mountain
Inviato: 4/12/2009 12:35  Aggiornato: 4/12/2009 12:35
Guru
Iscritto: 2/5/2006
Da:
Inviati: 377
 Re: Il silenzio della neve
Pensieri intensi che ci invitatano a riflettere sui valori della vita grandi o piccoli che siano, della quale fanno parte gli amici speciali i quali anche dall’universo più grande continuano a starci al fianco nel cammino verso le nostre piccole mete esistenziali.

Autore Commento
bavarese
Inviato: 3/12/2009 21:30  Aggiornato: 3/12/2009 21:42
Guru
Iscritto: 9/4/2006
Da: Lindau/Lago di Costanza
Inviati: 1352
 Re: Il silenzio della neve
Grande parole di coinvolgimento emotivo,
che ci fanno venire un nodo nella gola!
Un pensiero dal lato opposto delle Alpi..

Autore Commento
gbona
Inviato: 3/12/2009 21:26  Aggiornato: 3/12/2009 21:26
Guru
Iscritto: 22/11/2006
Da: Sant'Olcese (GE)
Inviati: 237
 Re: Il silenzio della neve
Grazie, Enzo..
Il tuo scritto è come uno specchio per tutti.

Qualunque cosa starò facendo domenica, mi fermerò un lungo istante per essere con voi al Jervis e con i quattro amici. Il momento sarà quello giusto.

Un abbraccio

Autore Commento
Donnybrontolo
Inviato: 3/12/2009 10:09  Aggiornato: 3/12/2009 10:09
Matricola
Iscritto: 9/12/2008
Da:
Inviati: 8
 Re: Il silenzio della neve
Non so se riuscirò ad essere dei vostri domenica, in parte mi atterrisce l'idea di trovarmi sul luogo dove tutto è accaduto quel 7 dicembre, in ogni caso le tue parole, che sono le parole di una persona con la stessa passione dei quattro amici, centrano perfettamente il punto, occorre un "immenso egoismo" per coltivare passioni estreme, un egoismo di fondo che difficilmente una donna potrà mai avere, nè comprendere sino in fondo...E credo che le parole di Ungaretti "m'illumino d'immenso", bene spieghino ciò che poteva provare Federico, e tutti voi, mentre affrontate una nuova discesa, ed è la molla che vi spinge a continuare... Un saluto!

Autore Commento
zombi
Inviato: 3/12/2009 9:28  Aggiornato: 3/12/2009 9:28
Matricola
Iscritto: 1/4/2007
Da: torino
Inviati: 2
 Re: Il silenzio della neve
Sono spiritualmente vicino ai famigliari ed a chi domenica andrà a ricordare ...

Autore Commento
MarLom
Inviato: 2/12/2009 22:26  Aggiornato: 2/12/2009 22:26
Guru
Iscritto: 11/3/2005
Da: Torino
Inviati: 838
 Re: Il silenzio della neve

Autore Commento
alex
Inviato: 2/12/2009 21:47  Aggiornato: 2/12/2009 21:47
Primo della classe
Iscritto: 29/8/2005
Da: San Ruman
Inviati: 51
 Re: Il silenzio della neve
....grazie Enzo!

Autore Commento
Bertu
Inviato: 2/12/2009 21:33  Aggiornato: 2/12/2009 21:33
Primo della classe
Iscritto: 12/8/2009
Da:
Inviati: 66
 Re: Il silenzio della neve
Sei un grande. Meritavano un ricordo del genere. Grazie.
Alberto

Autore Commento
keiji1976
Inviato: 2/12/2009 17:13  Aggiornato: 2/12/2009 17:13
Guru
Iscritto: 27/1/2009
Da: Vicoforte
Inviati: 165
 Re: Il silenzio della neve
...un silenzio che mette i brividi...
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