Dopo quanto già ben scritto da Enrico, con l'occasione di mettere un pò di foto, aggiungo alcuni particolari corredati da una giusta riflessione.
Ricevo l'invito da Lurens ed Enrico per una bella cresta; mi fido di loro ed accetto volentieri; a detta di questi baldi giovanotti sarà una bella salita .
Non avevo mai pensato a questa cresta; stavolta non mi documento per niente, poichè saranno loro a condurre ; sono in una botte di ferro! .
Il gruppo si riduce ben presto causa una pietra assassina che batte a bistecca la mano di Lurens; questi passa però da me e mi fa un lungo elenco di attrezzature da portare (mancano solo un palanchino ed una mazza, mentre il resto di ferraglia varia è tutto da portare) .
Parto con Enrico; carichi come muli iniziamo la lunga salita verso il bivacco e ci pregustiamo un bel riposo in assoluta tranquillità, ma non sarà così . Gli unici posti comodi hanno già il letto perfettamente preparato; sono una coppia venuta ad appostarsi per la notte di San Lorenzo. Per noi due è una battaglia ad incastro tra il materasso ed il tetto ; i nostri lunghi arti non ci aiutano; pensiamo anche di metterci l'imbrago per attutire eventuali cadute. Nonostante l'inconveniente diventiamo anche amici di questi compagni occasionali i quali verso le tre si alzano con noi sia per veder le stelle che per incoraggiarci nell'avventura del giorno.
Le vicende della giornate le ha già ben esposte Enrico; ricordo solo che nella discesa dal Colle Cadrega, ripetutamente quando vedeva degli ometti in basso mi diceva euforico 'finalmente si scende' ma dopo poco 'Noooo' e ... dovevamo risalire e ... ancora risalire e .... ancora risalire .
A casa mi sono poi letto la relazione: il buon Grassi suggeriva di iniziare la cresta dal colletto dopo la Lavinetta e non dal Colle Bardoney come sportivamente abbiamo fatto noi .
Deludentissima la roccia.
Morale della favola: controllare sempre in anticipo le iniziative dei giovani! Fidarsi è bene, non fidarsi è saggio!
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