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Escursionismo : 10 anni fa, sui monti dello yemen
Autore: ventefioca (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 01/07/06 12:16
Notizia riferita al: 01/07/06
Letture: 1155

2006...
1996...
sono passati 10 anni, ma la voglia di viaggiare resiste imperturbabile.
Nel 1996 il mondo era un po' diverso.. più giovane? più disincantato? le torri gemelle si sapeva che stavano in 'Merica, forse a New York o nella capitale che ha quel nome lungo lungo dove la lingua incespica tra le W, le SCI, le H e le NTONG.

Dedicato a chi ama sognare, anche leggendo le storie ed i racconti di altri....


SHAHARA

Caldo. Stanchezza. Persino noia. Sono quasi le quattro del pomeriggio, ma il sole è ancora un martello che picchia e brucia su questo piazzale polveroso. La guida Alì sta trattando con tre ragazzi il prezzo del nostro trasporto a Shahara, la città in punta alla montagna che sorge a cento metri da qui, come un'onda di lava emergente da questa desolazione di colline basse, piste fangose e palme secche.
Guardo i miei compagni di gruppo, e su molti visi leggo una domanda: perché? Perché siamo qui, dopo ore di pista fangosa, dopo esserci impantanati più volte, dopo un tentativo di rapina a metà tra la tragedia e l'opera buffa? Perché vogliamo andare a Shahara? La stessa domanda me l'aveva fatta con gli occhi Tawfiq, l'autista del mio fuoristrada, due ore fa. Un tipo di poche parole, davvero: con me a volte parlava, mentre gli altri miei amici per lui non esistevano. Quando la montagna era sorta dalla caligine del pomeriggio, ancora lontana ed immersa nelle nuvole, mi aveva sfiorato il braccio e così aveva annunciato: - Shahara - - Dove?- - Lassù - ed aveva indicato una cresta frastagliata. Poi aveva stretto gli occhi, nei quali avevo letto la sua domanda: perché tutti voi turisti volete salire a Shahara?
Prima possibile risposta: per farci spennare da questi ragazzini esosi e sbruffoni che ci porteranno a Shahara su dei pick-up sgangherati, per una strada impossibile.
Seconda possibile risposta: perché in certi viaggi si devono soffrire la fame, la sete, le scomodità, per poterci intimamente compiacere, una volta ritornati a casa, della nostra doccia, delle lenzuola pulite, del cibo della mamma.
Terza possibile risposta: perché, se sei in Yemen, devi andare a Shahara…
Comunque sia, adesso saliamo sul cassone di questi due pick-up e ce ne partiamo. Con la coda dell'occhio vedo Tawfiq che si sistema per la notte: resterà qui in basso, perché salire a Shahara?
La strada è semplicemente allucinante, larga quanto la macchina, con pendenza inverosimile, piena di buche e fossi; da un lato la montagna, dall'altro un precipizio infinito. Scoppia un temporale, l'acqua inonda il cielo, la strada, il cassone, noi che ci aggrappiamo a tutto quanto ci capita sottomano. Non sempre si può scegliere di che morte morire, ma qui c'è concessa la scelta: essere sbalzati dal camion, essere colpiti da una pietra trascinata dalla pioggia giù per la montagna, aspettare che s'imballi il motore ed il pick-up, finito il suo slancio disperato, scivoli all'indietro nell'abisso. Ad una botta più forte un fagotto mal legato salta per aria, mi passa davanti e lo afferro al volo prima che si perda giù nel burrone. L'aiuto pilota vicino a me sorride: erano regali per i suoi fratelli più piccoli. Ad un tratto mi afferra per un braccio ed urla qualcosa, indicando la cresta sopra le nostre teste: è il ponte turco! Due-trecento metri sopra di noi la cresta di roccia si divide in due, e nello spacco un sottile filo sembra voler tenere assieme i due lembi di roccia. Il ponte turco di Shahara, da dove scenderemo domani. Dopo un attimo le nuvole lo nascondono e la pioggia infittisce nella sfuriata finale del temporale.
Nello stesso momento in cui il vento porta vie le nuvole e ripulisce il cielo la strada si allarga e la pendenza diminuisce: siamo arrivati a Shahara. Butto le gambe indolenzite a terra, scarico lo zaino, faccio due passi e mi guardo attorno. … Sbalordisco. Nell'aria limpida dei tremila metri si presenta una teoria infinita di creste rocciose illuminate dal sole radente. Nuvole nere di temporali sono impigliate tra le cime, ingolfate nelle valli, ancorate ai picchi. Mi volto. Di fronte, in pieno sole, palazzi di pietra di 5-6 piani, le finestre imbiancate, e poi i terrazzamenti con le piante di qat che grondano acqua dalle foglie verdissime. Non può essere vero, eppure è proprio così. Mi giro e rigiro, mi riempio gli occhi di vuoto e pieno, aria e roccia, luce ed ombra. I piedi sono ancorati a terra, ma mi sento un falco che vola nel cielo, sopra alle creste ed alle nubi. Vertigini.

E' passata un'ora dal mio arrivo, sono sulla mulattiera che porta al ponte turco. Sfilo di fianco a case vecchie di duecento e più anni (Kullo Qadim, tutto vecchio, diceva un ragazzino), macerie, una cisterna, donne vestite di scialli neri fruscianti. Un sentiero, una piccola discesa e poi si rivela il ponte. Ancora vertigini. E' un filo di pietra che lega la montagna. Pietre su pietre, attirate verso il basso dal loro peso, eppure ferme ed immobili, cristallizzate in un arabesco, in una sfida sfrontata al tempo che disgrega le rocce e travolge gli uomini. Mi avvicino e scopro che un tempo i ponti erano tre, sovrapposti, ed ora ne resta uno solo. Allora anche tu, ponte, sei caduco, il tuo destino sarà crollare, attirato dall'abisso che ora domini superbo.
Ritorno suoi miei passi, arrivo nella parte più alta di Shahara nel momento in cui il sole tocca l'orizzonte. E' allora che dalla moschea parte il canto del muezzin, e mille altri gli rispondono dalle creste e dalle valli vicine. "Allahu Akbar, La Illa Illah Allah" "Dio è il più grande, non c'è altro Dio all'infuori di Dio". Devo davvero fermarmi e sedermi un attimo. E' vero, in questo paesaggio di roccia e vento, di edifici in rovine ed ancora abitati, tra questi sguardi tenebrosi di donne velate e sfuggenti, tra gli occhi fieri di questa gente di montagna, Dio è davvero il più grande. Ed è l'Unico, l'unica sicurezza a cui attaccarsi per non finire schiacciati e smarriti. Le voci dei muezzin volano, portate dal vento.
"… cerco la Sua protezione.. contro la malvagità della notte quando diventa buio ed il sole tramonta…". Come recita questa Surah, la notte mi cade addosso come un macigno, in un attimo è tutto buio, fuorché le stelle in cielo. E la brace di una sigaretta accanto a me. Trasalisco. Una risatina. Allora guardo meglio, e rido anch'io: è il ragazzo del pick-up, quello del pacco preso al volo. Solite domande iniziali, come ti chiami, da dove arrivi, dove vai, sei sposato…pi restiamo a lungo in silenzio, a guardare le stelle. E poi ecco la domanda fatidica: perché sei venuto a Shahara?. Bella domanda, ma adesso la risposta la conosco: "Per vedere tutto questo" ed indico la spianata sotto di me, le case, le montagne, le stelle. "Ma lo hai visto il ponte?" "Sì" "Il cannone, la moschea?" "Sì, ma il più bello è qui". Silenzio. Infine mi alzo, ed allora mi fissa attentamente e mi dà le sue sigarette "Tanti salgono qui, vedono il ponte, poi si chiudono in albergo e si lamentano del cibo e del freddo. Non tutti: qualcuno si lascia volare tra le montagne e le valli, ne respira l'aria ed è felice. Questo è un ospite. Ed un amico. Che la benedizione di Dio sia su di te". Se ne va.
Entro in albergo, chiudo la porta dietro di me, mi lascio Shahara alle spalle. Non so ancora perché, ma sento che è stata una giornata indimenticabile. Forse sono salito quassù per questo.


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Autore Commento
Anonimo
Inviato: 2/7/2006 22:03  Aggiornato: 2/7/2006 22:03
 Re: 10 anni fa, sui monti dello yemen
Le foto, vogliamo le foto, non dirmi che porti tutto nel cuore!
"Omnia mea mecum porto" (tutte le mie cose le porto con me), diceva un filosofo greco, il cui nome non ricordo,a chi gli chiedeva come mai fuggendo da un terremoto non avesse preso nulla con sé, come tutti gli altri.
Comunque, se non hai le foto, dopo averti letto, é come se ci fossi stato.

Autore Commento
pierriccardo
Inviato: 2/7/2006 22:09  Aggiornato: 2/7/2006 22:09
Guru
Iscritto: 3/1/2006
Da: Cuneo
Inviati: 2986
 Re: 10 anni fa, sui monti dello yemen
l'anonimo qui sopra ero io
Riccardo

Autore Commento
ventefioca
Inviato: 3/7/2006 8:56  Aggiornato: 3/7/2006 8:56
Primo della classe
Iscritto: 24/5/2006
Da: Caselle Torinese
Inviati: 55
 Re: 10 anni fa, sui monti dello yemen
diapositive annata 1996!!! da scansire...
alla camilleri, non riesco a farmi persuaso a passare qualche ora attaccato alla scanner...
però... vista la gentile richiesta... ci provo, una di queste sere.

Autore Commento
e.scagliotti
Inviato: 1/7/2006 21:41  Aggiornato: 1/7/2006 21:41
Webmaster
Iscritto: 10/12/2004
Da: Avigliana
Inviati: 965
 Re: 10 anni fa, sui monti dello yemen
Complimenti un ottimo racconto!
Finalmente una degna concorrenza a Pierriccardo!

Autore Commento
ventefioca
Inviato: 2/7/2006 12:57  Aggiornato: 2/7/2006 12:57
Primo della classe
Iscritto: 24/5/2006
Da: Caselle Torinese
Inviati: 55
 Re: 10 anni fa, sui monti dello yemen
Help, sto arrossendo!!!
prima pierriccardo sfodera tagore, e poi il magister magnus mi fa i complimenti....
grazie grazie mille...
alle prossime!!

Autore Commento
pierriccardo
Inviato: 1/7/2006 16:07  Aggiornato: 1/7/2006 16:07
Guru
Iscritto: 3/1/2006
Da: Cuneo
Inviati: 2986
 Re: 10 anni fa, sui monti dello yemen
Sono appena tornato con la bici da Bagni di Vinadio: 40° abbondanti:
Sarà il caldo, sarà la stanchezza, sarà il fresco che ora c'é qui nella mia casetta tra il verde,
ma sono rimasto sbaccalito!!!!
Finalmente il vero poeta é arrivato, ma non ne avevo dubbi!

Potrei dirti con Tagore:

"Per molti giorni,per molte miglia,
con molte spese,per molti paesi,
sono andato a vedere i monti,
sono andato a vedere il mare
Ma a due passi da casa
quando ho aperto gli occhi,
non ho visto
una goccia di rugiada
sopra una spiga di grano.”

Ma so che non é il tuo caso.
Complimenti
Ricardo
P.S. per Enrico: dovremo cercare un nuovo nome per il tuo sito
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