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Come eravamo : Chi era Danilo Galante?
Autore: roberto55 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 15/10/08 22:43
Notizia riferita al: 15/10/08
Letture: 7941
Come eravamo

1975. Sulla rivista del CAI UGET di Torino “Liberi Cieli” leggo un ricordo di Danilo Galante scritto dal suo amico Antonio Sacco.
Rimango molto colpito dalla morte di questo forte arrampicatore. Sarà che siamo quasi coetanei, sarà che a forza di leggere relazioni sulle varie riviste del Cai delle vie estreme da lui realizzate lo avevo “mitizzato”, insomma, anche se non avevo quasi mai arrampicato lo ritenevo un “duro”, un’alpinista da imitare.
Ora, questo ricordo di Antonio mi svelava un po’ della personalità di Danilo, ragazzo che non avevo mai conosciuto ma che in cuor mio avrei voluto veramente conoscere e frequentare. Il motivo ?
Perché leggendo le relazioni sulle vie aperte di recente in valle dell’orco da Danilo e dai suoi amici mi sembrava che fossero tutti degli eroi. Si sa che a 20 anni è facile farsi dei miti.
Qualche anno dopo, chiesi a Gian Carlo Grassi come era andata, insomma, volevo sapere come un ragazzo atletico e nel pieno del vigore potesse morire in quel modo.
Gian Carlo, non mi mandò a stendere, mi rispose in modo cortese senza entrare nei dettagli, ma mi disse che secondo lui Danilo era debilitato da una forte cura di antibiotici che stava facendo per contrastare un’infezione ai denti. Le voci che alcuni avevano messo in giro, su spinelli o qualcos’altro di più forte erano tutte balle. Quando arriva la bufera, in montagna si può morire anche a quote non elevate.
Negli anni successivi alla sua morte, decine sono stati gli articoli scritti per ricordare Danilo, qui di seguito troverete un pezzo di un’ articolo scritto da Manera per la rivista Scandere del 1989, e un racconto di fantasia scritto da Gogna nel 1983 per il suo libro Rock Story. Due modi diversi per rendere omaggio ed onorare una profonda “amicizia”.
Le vie aperte da Danilo sono quasi tutte di un livello estremo, aperte con destrezza e molto, molto coraggio, pensiamo all’attrezzature in uso in quel periodo, e sono vie apprezzate anche a livello Internazionale, in valle dell’Orco a ripetere i suoi capolavori venivano e vengono arrampicatori da tutto il mondo.

Scandere 1989 – Club Alpino Italiano- Sezione di Torino.
IL “ Nuovo Mattino” di Ugo Manera.

….Nell’ambito della Scuola Gervasutti, tra gli anni 1972 e 1973, balzò in evidenza tra gli allievi un giovane studente: Danilo Galante.
Era un ragazzo dal fisico di atleta con poca voglia di studiare ma molta di arrampicare; si distinse subito per la sua intraprendenza e per la predisposizione all’arrampicata su roccia.
Già nella primavera del 1973 ci trovammo accomunati in una bella avventura su una salita molto impegnativa per quei tempi: il pilier Leprince-Riguet sulla parete di Glandasse in Vercors.
Con Motti avevo scelto questo obiettivo nella sistematica esplorazione delle grandi pareti calcaree francesi iniziata tra il 1971 ed il 1972. A noi si unì Grassi che ritornava alle grandi vie dopo la parentesi della malattia, con lui c’erano Danilo Galante ed un altro giovane, Antonio Sacco. Gian Carlo, che aveva pernottato in un luogo umido e freddo, arrivò all’attacco della parete indisposto e dovette ridiscendere così i due ragazzi ncora allievi della scuola, formarono cordata indipendente dietro di noi e superarono in modo brillante il difficile pilastro.
Galante con la sua esuberanza fisica era portato all’arrampicata di stampo atletico ed era molto sensibile a tutte le novità che l’arrampicata su roccia proprio in quegli anni cominciava ad offrire.
Fu il primo che io ricordo ad arrampicare costantemente con le pedule a suola liscia ( allora esisteva solo il modello P.A. ).
Grassi, nel suo primo e difficile periodo di montagna totale, legò subito con Danilo dando inizio ad una profonda amicizia e ad una collaborazione alpinistica che se non fosse stata stroncata dalla morte di Danilo avrebbe certamente lasciato una traccia importante nel panorama dell’alpinismo italiano. Finita con il 1973 la scuola di alpinismo iniziò per Galante un intenso periodo di attività d’arrampicata; attorno a lui si formò un gruppo di giovani animato oltre che dal comune interesse per le scalate anche da spiccate tendenze contestatrici e trasgressive. Tra questi il più rappresentativo si dimostrò Roberto Bonelli mentre si evidenziava per la sua collocazione politica Piero. Pessa proveniente da una impegnata esperienza sindacale maturata negli anni di massimo potere del sindacato con i celebri “autunni caldi”, seguiti al ’68. Tutti gli altri vivevano per lo più all’ombra di Danilo e, almeno alpinisticamente parlando, non hanno lasciato molto. Ebbi l’occasione di trascorrere due giorni interessanti con Galante, Bonelli e Pessa nel giugno 1974. C’era una salita che da tempo stava a cuore a Motti ed a me: il grande pilastro della Croix de Tete nella Valle della Maurienne francese; programmammo un tentativo ed a noi si unirono Galante, Bonelli e Pessa. Non portammo a termine l’ascensione causa il sopraggiungere della poggia a circa metà pilastro, ma fu per me comunque un’esperienza interessante in compagnia di quei giovani che interpretavano la società, il lavoro e l’alpinismo in modi molto diversi dai miei.
Soprattutto mi incuriosì Bonelli che vedevo per la prima volta e che mi apparve subito fatalmente indirizzato a seguire, costi quel che costi, le sue idee non ragionate ma istintive.
Il gruppo di cui Galante si proponeva come indiscusso leader portava senz’altro degli impulsi nuovi nel ondo dell’arrampicata sia sul piano della concezione della via, e lo dimostrano le vie all’Orrido di Foresto e al Sergent, che sul piano tecnico: furono i primi a convertirsi radicalmente oltre all’uso della pedula a suola liscia , alle protezioni alternative ai chiodi (blocchetti ad incastro, eccentrici, ecc.). Più difficile da inquadrare il loro indirizzo nei confronti dell’alpinismo oltre i limiti della “falesia” anche perché di tale alpinismo non ne praticarono molto.
Ciò che a mio avviso caratterizzò maggiormente quel gruppo fu però l’atteggiamento di trasgressione generalizzata. Non si può neanche trovare l’aggancio di tale atteggiamento ad una proiezione del ’68 ormai lontano perché i maggiori esponenti, Galante e Bonelli, non manifestavano certamente indirizzi legati a movimenti di estrema sinistra seguiti al ’68, semplicemente erano portati a trasgredire le regole comini. Per esempio uno dei punti di onore sbandierato sempre dall’alpinismo ufficiale era l’assoluta sincerità dello scalatore tipo nel dichiarare le proprie salite.
Galante, almeno in un caso, trasgredì in modo provocatorio a questa regola. Era l’agosto 1974, mi ero allontanato dal Monte Bianco coperto di neve fresca, per compiere una “prima” nel Gran Paradiso. Quando tornai a Courmayeur incontrai Danilo e compagni nel corso della consueta passeggiata tra il negozio di Gobbi e la casa delle Guide; si informò sulla mia salita e mi comunicò in modo un po’ provocatorio che due giorni prima lui e Bonelli avevano salito in solitaria, rispettivamente le vie Mayor e Poire sulla parete della Brenva ripetendo l’impresa di Bonatti e Mauri di parecchi anni prima. Emerse in seguito che queste salite erano pura invenzione ma sono convinto che l’affermazione non veritiera non aveva come fine l’acquisizione di gloria alpinistica ma semplicemente rappresentava una forma di trasgressione provocatoria alle regole dell’alpinismo convenzionale. Comparve per questi giovani l’appellativo di “ Mucchio Selvaggio” coniato probabilmente da Andrea Gobetti che solo saltuariamente faceva parte del gruppo in quanto da parte sua la pratica dell’arrampicata e dell’alpinismo era modesta.
In quel periodo incontrai proprio Gobetti con un braccio al collo; alla mia domanda rispose che era il frutto di una allegra serata da “Mucchio Selvaggio”. Durante una cena Gobetti, forse un po’ bevuto, aveva rivolto qualche complimento alla ragazza di Bonelli, quest’ultimo aveva ritenuto di rispondere con un bottiglione di vino scaraventato sulla testa . Gobetti per proteggere il capo sollevò il braccio, il bottiglionr si ruppe e gli causò una profonda ferita alla mano. Sempre relativamente a quel gruppo correva voce nel nostro ambiente, che non fosse disdegnato qualche episodio do “ spesa proletaria” per procurarsi benzina, bevande e altri generi di consumo.
Al di là di questi coloriti episodi del “Mucchio Selvaggio” Danilo Galante era un arrampicatore molto forte e senza la sua prematura scomparsa certamente lo avremmo trovato tra i protagonisti nella rivoluzione dell’arrampicata libera sportiva dei primi anni ’80.
Con il 1975 si chiude quell’importante fase dell’alpinismo torinese durata quasi dieci anni. Danilo Galante muore al Gran Manti ed il gruppo di giovani che lo riconosce come leader lentamente si disgreda.

ROCK STORY ( 1983 )
Di Alessandro Gogna
Prefazione al libro:
Rock Story procede su due binari paralleli. Da un lato é la storia di Andrea, un giovane free climber cittadino; dall’altra é la documentazione di buona parte delle arrampicate su roccia della zona torinese.
L’autore si augura che il lettore giunga ad esplorare entrambi i mondi qui accostati, cosa che del resto ha già tentato di fare egli stessoo


Gli occhiali scuri

Andrea era curioso di sentir parlare Danilo. Era il più vicino a lui, come età e comunanza di cose. Danilo non aveva ancora pronunciato verbo. Approfittò di un attimo di silenzio per rivolgersi a lui.
- E tu, forse eri il più ribelle di tutti. Infatti non hai mai frequentato gli ambienti alpinistici. Si diceva che voi, quelli del Mucchio Selvaggio, foste dei completi asociali, fuori da ogni norma.
- Si, qualcuno di noi ci ha descritti come un branco di lupi, sempre alla ricerca di vandalismo e bravate. Qualcosa di vero c’era, però la più grande ribellione ce l’avevo dentro. Certo, ho rubato, deriso, schernito, mi sono ubriacato e drogato. Non si contano le volte che dopo quelle notti mi son giurato di smetterla. Ma io ero disinserito dalla società fin da subito. Non ho fatto le scuole grosse, io. Non ho avuto il tempo di crearmi delle prospettive e forse neppure le possibilità. Tendevo a crearmi un mio piccolo mondo in mezzo agli amici, dai quali ero considerato e cui volevo bene.
- C’era il rifiuto totale della società – disse Gianni.
- Si, quella società che mi ha fatto nascere in un buco e che io ho sempre odiato, perché non ho mai ricevuto nulla. Al massimo dovevo qualcosa ai miei genitori. Ma non certo agli altri, che hanno sempre cercato di soffocarmi. Così mi sono isolato. Arrampicare era un gioco serio, mi serviva non solo per dimenticare la vita di tutti i giorni, ma per crearmi un mio spazio.
- Quando sei uscito tu, il ’68 era già finito da un pezzo. Con i risultati che sappiamo – soggiunse Guido pensieroso.
A quell’ora il locale s’animò quasi improvvisamente. Ai sei o sette afghani che se ne stavano in disparte sorseggiando il loro tè si erano aggiunti altri viandanti e qualche notabile. C’erano delle persone importanti. Guido si allontanò un momento per curare che i bacià servissero tutti con la dovuta celerità. Il chiacchierio divenne più sensibile, qualche discussione accalorata si accendeva qua e là sull’ultimo combattimento di cani a Mazar-i-Sharif.
Danilo taceva, dietro ai suoi occhiali scuri. Guardava Andrea con un volto privo quasi d’espressione.
- L’indiano, mi avevano soprannominato. I miei eroi erano i capi pellerossa. Non so perché sono finito qui, ma anche a me non dispiace. Invece delle Grandi Praterie di Manitù mi attendevano questi altopiani deserti, dove il verde c’è solo se coltivato. Basta un rigagnolo d’acqua per poche ore al giorno e tutto diventa verde: ma acqua ce n’è poca. Il grande passaggio l’ho compiuto proprio su un altopiano, quello dei Vercors. Una notte rigida, senza vestiti, e non ho avuto più tempo per null’altro. Comunque non credevo in niente e tutto ciò è stato una grossa sorpresa per me. Gli occhiali scuri mi servono per continuare a non vedere e per isolarmi, come ho sempre fatto.
Andrea si rivolse a tutti e quattro, aveva un grosso nodo alla gola. Avrebbe voluto conoscerli anche in occasioni precedenti, ma lui sarebbe stato troppo giovane e non gli avrebbero badato. Ma non spettava a lui giudicare come mai successe, così disse a tutti:
- Grazie di avermi parlato. Sono una specie di registratore. Non ho idee mie proprie, non ne ho mai avute d’importanti e quelle poche si sono rilevate insufficienti di fronte ai fatti che son capitati. Son qui per imparare e mi vengono impartiti insegnamenti diversi. Forse questo sopperire alla mia precedente mancanza di idee.
Nel chai-khana c’era parecchi agitazione. I tre ospiti si distrassero dopo aver ascoltato le ultime parole di Andrea. Guido era de finitamente in cucina.
Fuori stava tramontando, la chioma dell’albicocco ondeggiava all’ultimo sole caldo.
L’atmosfera generica del chai-khana peggiorava. Andrea si accorse che alcuni lo stavano additando. Era rimasto solo, in mezzo a gente rigorosa e sconosciuta. Gli sembrò di veder passare Hassan. Cercò di alzarsi ma un gruppo di afgani lo circondò ostile. Volevano qualcosa da lui. Tra la confusione emerse un individuo tarchiato, a torso nudo e unto. Aveva il cranio rapato a zero e due occhi feroci fissavano Andrea con ostinata determinazione. Era peloso come una bestia e lo strato di grasso di cui era spalmato faceva luccicare il pelo ai raggi del sole che una finestra filtrava. Gli afgani facevano scommesse, un allibratore improvvisato raccoglieva le offerte urlate. Andrea non poteva fuggire e non sapeva cosa fare, di combattere non ne aveva voglia. La battaglia dentro al Budda l’aveva stremato, non se n’era rimesso del tutto. E adesso gli si richiedeva ancora di lottare. Era troppo.

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L'alchimista
Inviato: 16/10/2008 10:16  Aggiornato: 16/10/2008 10:16
Guru
Iscritto: 5/10/2006
Da: NO TAV
Inviati: 323
 Re: Varie - Chi era Danilo Galante?
Che ne dite se si combina una sera e si vede tutti insieme "Cannabis rock"?

Volevo già da tempo lanciare l'idea di una Woodstock dei filmati storici di alpinismo-arrampicata- sci.
Una no-stop di filmati,con gli amici,magari quelli che "come eravamo".Io metto a disposizione l'attrezzatura per proiettare (insieme al webmaster)e i seguenti Film:
-Cannabis rock
-La Peuterey di Diemberger
-El gringo eskiador di Vallencant (se Federico d'accordo)
-Punto zero (non è alpinistico ma è cult puro per noi vecchietti)
A voi aggiungere altri film e proporre un luogo dove vederci,io ho un'idea,ma la lascerei come ultima ratio.
Aspetto proposte.

Autore Commento
fedeneg
Inviato: 16/10/2008 13:03  Aggiornato: 16/10/2008 13:03
Guru
Iscritto: 3/1/2007
Da:
Inviati: 200
 Re: Varie - Chi era Danilo Galante?
beh... ripensando alla giornata propiziatoria in vista della stagione sciistica di tre anni fa in val Veny, interamente passata con i mitici pionieri e mostri sacri dello sci, primo fra tutto Stefano Debenedetti, mi verrebbe voglia di proporne una riedizione, considerata anche la quantità e bontà della neve che seguì.

Per quanto riguarda i film, sai che con me hai gioco facile, e che concordo su tutti.

Fammi sapé... ormai, con tutti gli impegni che c'hai riesco solo più a sentirti su internette...

Autore Commento
roberto55
Inviato: 16/10/2008 13:31  Aggiornato: 16/10/2008 13:31
Guru
Iscritto: 28/12/2007
Da:
Inviati: 3570
 Re: Varie - Chi era Danilo Galante?
Ottima idea! E se invitassimo anche “Bacco”? Ecco l’occasione per trovarci in piola, ottimo luogo per noi “vecchietti”

Autore Commento
L'alchimista
Inviato: 16/10/2008 16:39  Aggiornato: 16/10/2008 16:39
Guru
Iscritto: 5/10/2006
Da: NO TAV
Inviati: 323
 Re: Varie - Chi era Danilo Galante?
...tabacco e venere no?
Non facciamoci mancare niente!
L'idea era di mettere insieme filmati,letture (tipo quelle che stai postando),musiche dal vivo ecc.
Poi non ho trovato grande entusiasmo tra i "giovani"ed essendo complicato da organizzare si era accantonata l'idea.Ma si può riprendere in tono minore,con filmati e letture,magari lasciando aperto il dibattito e provocandolo in parte.Un tam-tam tra "vecchietti" potrebbe far convogliare un pò di gente,con l'occasione di vedere vecchi amici e conoscerne di nuovi.Non un raduno di nostalgici dello scarpone,ma un confronto tra tutti noi giovani e meno giovani.Ci vuole una sala e su questo chiediamo al webmaster per Almese,ci facciamo sponsorizzare dal sito lafiocavenmola (lo conoscete?)e cerchiamo di coinvolgere più gente possibile.
Vai, la Woodstock del rock,neige et glace è lanciata!
Voi portate la cannabis io porto il rock!
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