Rompo il ghiaccio con "come eravamo"

Vacanze e gioventù prima parte
Agosto 1985: partiamo con la mitica Fiat 132 a gas,siamo in quattro tra cui una gentile fanciulla che non arrampicava ma che si aggrega per dimenticare le pene dell'amore.
Prima destinazione Sancte Victoire,dove in barba ai non visti divieti di arrampicare ci spelliamo le mani,in compagnia di due tedeschi . Per determinare la supremazia dell'italica specie mi fiondo sulla allora temuta (per la chiodatura) :La pirimpelle e le pervers chevelues e con ardimentosa scalata (2 spit in 50 metri :V+/6a) arrivo alla catena. Tempo di uscire dal tranche ipnotico (indotto artificialmente) e vedo un ragazzo su una sosta vicina che arrivando ed assicurandosi si appende e vola giù in compagnia della sosta. 30 metri di volo,atterraggio su un albero e stretta al cuore pensando al peggio. Scendo in doppia (immaginatevi con quale tranquillità) dopo aver fatto tutto ciò che era possibile per diminuire il mio già misero peso (a quei tempi).
A terra sono tutti attorno al ragazzo,che grazie allo zaino sulle spalle e a qualche santo protettore non si era fatto niente!!! Arrivano i gendarmi e dopo averci cazziato per il divieto non rispettato ci invitano a sloggiare.
Allora partenza per le mitiche Calanques!
Campeggio a Cassis (credo che sia stato successivamente chiuso),dove c’era veramente di TUTTO.
Inglesi,francesi,tedeschi ubriachi che urlavano e giravano tutta la notte,urla,botte,tentativi di stupro(agli uomini) nelle tende di sole ragazze,canne e pastis,noi ci si accontentava di birra mescolata a sciroppo di amarena,una vera chicca.
Poi al mattino tutti ad arrampicare ad En Vau ,roccia da sogno e tette al vento,già perché la zona è frequentata dai nudisti :da non sottovalutare per la concentrazione.
La guida era quella di Alexis Lucchesi : Escalades dans le massif des calanques: En Vau 1983
Si partiva rigorosamente a piedi via Port Miou,Port Pin,plateau de Cadeirion,discesa delicata su En Vau.
Tra le vie mitiche dei tempi c’era l’Eperon de l’Arche des Americains aperta dal trio Harlin,Hemming e Robbins.Ho dimenticato di dirvi che la nostra compagna di viaggio era una corista di una famosissima accademia e che passava buona parte del tempo a prendere l’abbronzatura integrale gorgheggiando per tenersi in allenamento (giuro).Quando attaccammo l’Arche il sole aveva da poco fatto la sua comparsa,si arrampicava in costume da bagno (ma ho visto gente che arrampicava vestita della sola imbracatura (rigiuro),passammo l’intera giornata a lottare sulle staffe nell’artificiale e sull’unto dei passaggi in libera per quei 5 tiri ci portammo dietro una ferraglia impressionante,ma alla fine uscimmo sul plateau de Castelvieil.
Un tuffo nell’acqua fresca delle Calanques ci rigenerava e al ritorno ci si concedeva alla barca,con il vento sul volto e le braccia stanche si tornava al campeggio.
A quei tempi la mia disgraziata gioventù mi faceva bruciare i giorni,avevo una grande frenesia nel fare delle salite,poca sensibilità nel viverle,così mi ritrovavo alla fine della giornata già proiettato al dopo,senza assaporare il caldo sole del mediterraneo che scendeva lento,accompagnato da quella brezza e dai suoi odori intensi.
Così ci ritrovammo in Verdon , a calarci in doppia dal belvedere:salto nel vuoto,nelle nostre paure,nelle nostre angosce. Mi veniva da pensare al distacco dal suolo,al trovarsi sospesi tra cielo e terra,tra il sicuro e l’insicuro,tra il facile ed il difficile,tra l’amore e l’odio. Ma questa è un’altra storia.