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Escursionismo : salita al monte Ruciòch 2415 (Lagorai, TN)
Autore: roby4061 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 05/01/08 12:04
Notizia riferita al: 05/01/08
Letture: 1112

“tu partorirai con dolore”

Questo, se vogliamo, può essere il riassunto di questa salita che è risultata più impegnativa del previsto…

Ci svegliamo in quel di Grumès, mi lavo la faccia nell’acqua gelida della fontana, ed ecco là il Ruiòch che mi guarda… orco can….la cresta di destra, che sarà la nostra via di salita è ben lunga… Colazione, e partenza per l’altopiano di Pinè. Al passo Redebus 1455 m fa un freddo cane, -6°, ti entra nelle ossa e quasi corriamo per giungere al sole il prima possibile. Attraversiamo un bosco di conifere devastato da una tromba d’aria, e poi imbocchiamo una mulattiera che presto si rivela piena di insidie.. la mancanza di neve ed il freddo intenso di questo primo scorcio di inverno hanno creato colate di ghiaccio lungo il sentiero impressionanti. In molti punti la mulattiera è un vero e proprio torrente glaciale… superiamo il bosco ed arriviamo a Malga Pontata 1629 m con bella vista sul Brenta, e poi al sole della Malga Stramaiolo Alta 1737 m. Piccola sosta, poi ci incamminiamo sui desolanti prati secchi, per rientrare nel bosco. Il sentiero si fa a tratti ripido, e gira sul versante nord, tra cespugli di ontani ed un po’ di neve al suolo, che rende insidiosa la marcia. Ancora ghiaccio, e ci tocca attraversare più colate glaciali in altrettanti canaloni, uno dei quali, largo almeno 2-3 metri non è superabile con un salto.. scendiamo un po’, aiutandoci con rami, aggrappandoci agli ontani e dandoci una mano riusciamo a superarlo. Avessimo avuto i ramponi…..

Usciamo così al Passo Polpen 1939 m, e di fronte mi appaiono Hoabonti, Gronlait e Fravort con il loro carico di ricordi estivi. Una sosta per il the caldo, poi la “via del dolore” prosegue…

Saliamo per un pendio di radi mughi, con vista sulla fredda conca del Lago d’Erdemolo, ed ecco la lunga cresta.. La croce di vetta non si vede ancora, un po’ di neve al suolo ricopre il pendio, risaliamo verso la Cima dell’Uomo 2233 m. Un paio di foto, l’aria fredda ci spinge a proseguire. Ora c’è più neve al suolo, la vetta si avvicina. O meglio, sembra vicina, ma non lo è.. la cresta si fa più stretta, la neve gelata richiede prudenza, qualche passaggio è un po’ delicato, e ci piacerebbe tanto avere i ramponi anche qui..

Ma con calma, e con la stanchezza che si fa sentire, superiamo l’ultima anticima, e quindi, per roccette innevate, con un po’ di cautela, eccoci finalmente in vetta al Monte Rujòch 2415 m. Berg heil e abbraccio alla mia compagna di salita.

Il panorama è immenso, dai monti del Garda, al Brenta, alle montagne del Süd Tirol, al vicino ed onnipresente Lagorai, al Cevedale-Ortles-Zebrù alle cime che fanno da contorno all’Altopiano di Asiago. Manderiolo, Vezzena, Fravort, Gronlait, ricordi d’estate e d’autunno che si accavallano nei miei pensieri. E la Regina, la Cima d’Asta là di fronte, mi riporta alla mente un’alba che non ho vissuto direttamente, ma che qualcuno mi portò a mille chilometri di distanza.

Mangio il mio panino speck e grana, mi manca il mio vinello, mi scaldo con il the bollente. Sono già le 14, è ora di scendere, la via del ritorno è lunga e non è una passeggiata. Ripercorrere la lunga cresta, in discesa, richiede ancora più attenzione. Fino alla Cima dell’Uomo Vecchio è necessaria concentrazione, il terreno coperto di neve e ghiaccio è infido. Poi finalmente possiamo rilassarci un poco, scendiamo camminando nel sole che ci scalda, mentre le foschie risalgono la valle dell’Adige. Arriviamo al Passo Polpen con gli ultimi raggi di sole che accarezzano i pendii di erba bruciata dal secco e dal gelo.

Piccola sosta the, poi giù nel freddo e nell’ombra. Gli attraversamenti delle colate glaciali ci impegnano ancora, ritroviamo il sole sopra Malga Stramaiolo, dove lo salutiamo definitivamente. Sono già le quattro passate del pomeriggio, l’aria si fa sempre più gelida, la luce sempre più fioca. Nel bosco non si vede quasi più niente, ma riusciamo a procedere senza dover ricorrere alla pila frontale. Ultime colate di ghiaccio, le luci di Pinè e del Passo Redebus si avvicinano.

Arriviamo alla macchina alle cinque passate, è praticamente buio, fa freddo. Ci voltiamo indietro, il crepuscolo sul Brenta ci saluta, ci guardiamo negli occhi, intirizziti dal freddo, è proprio ora di tornar a baita ed al calor del fogolar.


Data: 27/12/2007
Quota max: 2415
Partenza da: passo del redebus
Quota partenza: 1455
Dislivello: 960
Zona: lagorai, palù di Fersina (TN)
Difficoltà: E

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