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Escursionismo : Camminando nelle colline del Roero sul “Sentiero dell'Acino”, da Castellinaldo
Autore: CompagniadellAnello (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 11/11/24 01:46
Notizia riferita al: 02/11/24
Letture: 533

Il Sentiero dell’Acino percorre le campagne coltivate a vigneto e frutteto dei comuni di Guarene, Castellinaldo e Castagnito, lambendone i rispettivi centri. il nostro percorso allarga un po' l'anello originale per attraversare, di valle in valle, i migliori vigneti della zona nella stagione in cui i grappoli hanno lasciato il posto nei filari ai colori del sole e dell'autunno.
Partiamo da Castellinaldo d'Alba il cui toponimo ricorda il castello dei signori del luogo, i conti Ainaldi. Quasi certamente fu, in origine, una stazione romana lungo la via che collegava Asti a Pollenzo.
Il paesaggio di Castellinaldo è da sempre caratterizzato dai vigneti, poiché la vite è una pianta particolarmente adatta ai suoi terreni sabbiosi e ai suoi versanti assolati. Curiosità del luogo è la Festa delle "Bocce quadre", un torneo di bocce dalla forma quadrata, congeniali ad essere utilizzate lungo le ripidissime vie del paese.
Parcheggiamo l'auto in Via San Damiano, di fronte agli impianti sportivi e, zaino in spalla, imbocchiamo Via Regina Elena, una stradina parallela alla provinciale, che poi prosegue come Via del Pozzo e infine come Via Fratel Luigi, scorrendo tra le villette addossate ai vigneti della collina.
Di seguito percorriamo circa 500 metri sulla provinciale, sino ad intersecare, nelle vicinanze della cascina San Carlo presso l'area pic-nic, la provinciale risalente verso Castagnito, che attraversiamo trovandoci su una bella sterrata serpeggiante tra i vigneti di località San Pietro.
Superiamo una prima collinetta e oltrepassiamo una maestosa quercia, probabile sede di una tartufaia. In questa zona ove prevale il vitigno barbera, ogni tanto capita di trovare attaccato ad un filare un rapet (o rapulin) 'd San Martin, cioè dei grappolini che all'epoca della vendemmia non erano ancora maturi e quindi non furono raccolti. Nel periodo di San Martino, se il tempo è stato clemente, raggiungono anch'essi un certo grado di maturazione ed è piacevole sbocconcellare alcuni di questi succulenti acini. Un tempo non si tralasciava nulla e di questa stagione si andava a “rapulè”, cioè a vendemmiare questi grappoli tardivi che venivano pigiati per produrre il “vinot”, un vinello leggero che si poteva consumare fino a primavera perché poi, con i primi caldi, inacidiva.
Poco oltre costeggiamo un laghetto collinare nei pressi della cascina Poiero e proseguendo incrociamo un'altra strada provinciale di collegamento tra Vezza e Castagnito, superata la quale imbocchiamo una sterrata che in discesa porta nell'impluvio del valloncello divisorio tra Castagnito e Guarene.
In questa zona, ricca di acqua si notano ancora alcuni pescheti testimoni di quello che fu sul finire dell’Ottocento, l'impianto in queste zone di alcune varietà di pesche con risultati sorprendenti, in un periodo storico in cui i contadini versavano in condizioni misere poiché la diffusione della fillossera aveva messo in ginocchio la produzione vitivinicola. La peschicoltura assunse qui dimensioni imponenti e negli anni ’30 del secolo scorso oltre la metà del territorio agricolo del Roero era coperto da alberi da pesco.
Dall'impluvio la strada risale a sfiorare le prime case isolate della frazione Madernassa, Il toponimo della località pare derivare dal nome di una foresteria che accoglieva i viandanti sin dal 1606, intitolata a Maria Maddalena. Il sito su cui sorgeva la foresteria venne chiamato prima Maderenasa, poi Madalenassa, da cui Madernassa, che altro non è che un accrescitivo del termine Maddalena. Questo è il luogo in cui è nata la pera Madernassa, una delle poche varietà di frutta di cui è dimostrabile l’autoctonia nel cuneese. La pianta originaria nacque infatti da un seme di libera impollinazione nella Cascina Gavello della località Madernassa, che sorge su una collina esposta a ponente nel comune di Vezza d’Alba. La data di nascita della prima pianta di Pera Madernassa, si può stabilire con buona approssimazione, se si pensa che la pianta madre fu abbattuta nel 1914, quando aveva circa 130 anni. È tra le varietà che compongono l'Arca del Gusto di Slow food e prodotto tradizionale piemontese (P.A.T.). La Pera Madernassa vanta una presenza costante nei frutteti famigliari. La coltivazione si è però concentrata in due aree distinte, entrambe ad elevata vocazionalità: il Roero e la bassa Valle Grana, in particolare i terreni pianeggianti dei Comuni di Valgrana e Caraglio.
Seguendo le indicazioni imbocchiamo sulla sinistra una strada di campagna in direzione di località Rivi risalendo il fondovalle tra orti, campi coltivati e noccioleti, fino ad incrociare la strada comunale che sale verso Guarene.
Qui c'è da ricordare che i versanti esposti a nord e i fondovalle sono tutt'oggi destinati alla corilicoltura cioè alla coltivazione del nocciolo. Nel '900, lo sviluppo locale di un numero consistente di torronifici e industrie dolciarie (tra cui la Ferrero, leader mondiale nel settore) portò ad un aumento della domanda di tale prodotto e a un conseguente aumento della produzione. Fu così che prese il via anche nel Roero questa pregiata coltivazione poiché la nocciola “Tonda gentile trilobata” divenne la materia prima preferita per i prodotti di qualità elevata.
Proseguendo il nostro percorso giungiamo così al cosiddetto “lago di Guarene”, un laghetto privato di pesca sportiva da cui nasce il rio Borbore, e al complesso della sala da ballo “L'Oasi” con ampio parcheggio.
Qui svoltiamo a sinistra e risaliamo la sterrata tra i campi su cui si staglia a destra in lontananza il castello-residenza che domina la sommità di Guarene mentre davanti a noi prende forma la collina di San Licerio che tra un boschetto e un vigneto palesa forme strane e curiose difficilmente decifrabili in lontananza. Attraversiamo presso il campo da calcio la provinciale di collegamento tra Guarene e Castagnito e iniziamo la salita della collina sul Viale Bouillargues trovando poco avanti l'ingresso del sorprendente Parco d'arte della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e la risposta alle strane forme che vedevamo dal basso. Una targhetta all'ingresso spiega che si tratta di un luogo dove, su un panorama di straordinaria bellezza - appartenente ai paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, Patrimonio Mondiale dell'Unesco - si coltiva l'arte all'aria aperta. Il parco, liberamente aperto a tutti, contiene infatti “realizzazioni di artisti riconosciuti sulla scena italiana e internazionale, le cui opere compongono un paesaggio, un sistema di orientamento che ci invita a guardare vicino e lontano, a conoscere, ad accendere l'immaginazione, a inventare e raccontare storie”.
Dopo aver visitato e ammirato le pregevoli opere (in maggioranza sculture) che la limpida giornata ci presenta sullo sfondo dell'intera catena delle Alpi Occidentali, proseguiamo il nostro cammino sulla collina di San Ligerio, inusitato nome di un santo, nato in Spagna e diventato vescovo del Couserans (Francia) nel V secolo, il cui culto, non si sa come, arrivò fin qui.
Superato il culmine della collina (punto più elevato dell'odierna escursione) scendiamo tra i vigneti in località Croera di Castagnito e costeggiamo il lato orientale del paese giungendo al bivio di Via Tortorino presso l'area cimiteriale.
Qui ha inizio il sentiero dei Mulini che percorre tra ordinati vigneti di nebbiolo la cresta collinare verso in Bric Zoanni aggirandolo per scendere nel mare viticolo del magnifico vallone ai piedi di Castellinaldo.
Siamo in una delle zone più significative del Roero. I vini prodotti con le uve di questi vigneti, il Roero d.o.c.g. e il Roero Arneis d.o.c.g. sono i vini tipici di queste zone e come altri blasonati vini, il Roero è figlio del vitigno nebbiolo e porta il nome della sua terra d’elezione. La sua più antica attestazione risale al 1303. Il Roero Arneis viene invece citato fin dal 1400 ed è un vitigno a bacca bianca autoctono del Piemonte, nato proprio nelle colline del Roero.
Percorrendo questo splendido scenario abbiamo l'occasione scoprire tra i filari la Big Bench di Castellinaldo e alcune sculture che ornano e ulteriormente arricchiscono queste incantevoli colline.
Concludiamo così la nostra piacevole escursione transitando per la località Serre e tornando a Castellinaldo dove concludiamo il nostro bell'anello.
Escursione effettuata il 2 novembre 2024
Compagnia dell'Anello formata per l'occasione da Adriano, Carla e Maria Teresa
Località di partenza: Castellinaldo 213m
Punto più elevato raggiunto: Collina di San Licerio 380m
Dislivello cumulato in ascesa: 290m
Sviluppo complessivo del percorso: 10,9 km
Tempo in movimento: 3h'
Difficoltà: T (vedi scala difficoltà)
fotovideocronaca
Tracciato gps
mappa satellitare Wikiloc


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Autore Commento
CompagniadellAnello
Inviato: 11/11/2024 12:37  Aggiornato: 11/11/2024 12:37
Guru
Iscritto: 27/12/2015
Da: Cuneo
Inviati: 747
 Re: Camminando nelle colline del Roero sul “Sentiero dell...
Descrizione del percorso: Adriano
Fotocronaca: Adriano, Maria Teresa e Carla
Tracciato GPS, elaborazioni grafiche e coordinamento redazionale: Adriano
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