Trovandoci in vacanza in centro Italia in pieno anticiclone nordafricano prendiamo la coraggiosa, ma salutare decisione, di abbandonare la costa e le spiagge per cercare un po' di refrigerio sulle alture appenniniche.
Un posto che nel nostro peregrinare in camper abbiamo spesso sfiorato, ma senza mai soffermarci, è l'area in cui si trovano le cime più elevate degli Appennini cioè il Parco Nazionale del Gran Sasso insieme al Parco dei Monti Sibillini e al Parco della Maiella.
Il Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga, uno dei più grandi d'Italia, istituito con Decreto del Presidente della Repubblica del 5 giugno 1995 si estende sul territorio di tre regioni: l'Abruzzo, il Lazio e le Marche, comprendendo nel suo perimetro cinque province: L'Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno, e ben 44 comuni.
Qui si localizza il Gran Sasso d'Italia, con la vetta del Corno Grande (2912m) che ne fa la montagna più elevata degli Appennini, includendovi il ghiacciaio del Calderone, il più meridionale d'Europa.
La posizione geografica, l'altezza raggiunta dalle montagne, nonché la differente geologia dei rilievi: calcari e dolomie sul Gran Sasso e sui Monti Gemelli, arenarie e marne sui Monti della Laga, determinano una straordinaria ricchezza di specie animali e vegetali, nonché una varietà di ecosistemi e paesaggi davvero unica.
L'occasione è pure stata propizia per comprendere l'attuale situazione conseguente agli atroci terremoti che nel recente passato hanno dilaniato questo territorio.
Abbiamo così fatto una visita alla città dell'Aquila, semidistrutta dall'evento del 2009 con 309 vittime, dove un grande lavoro è stato fatto, ma molte rimangono ancora le ferite aperte, sopratutto nel centro storico dove è significativa l'immagine del duomo e della relativa piazza tuttora addobbati a cantiere.
Parimenti drammatica la situazione di Amatrice e dintorni ove il terremoto del 2016 causò la morte di oltre 300 persone e la completa distruzione di migliaia di edifici e manufatti.
Il territorio che abbiamo attraversato è tutto un immane cantiere per la ricostruzione delle abitazioni e il rifacimento della rete viaria.
Si nota ovunque la volontà e la tenacia, tipica dei montanari, di non arrendersi e ciò ha fatto nascere una serie di iniziative per la valorizzazione del territorio e dei prodotti tipici che sta ottenendo un buon successo. A mo' di esempio, eccezionale è il risultato dell'iniziativa di Castelluccio di Norcia - posto tra i monti Sibillini ad una altitudine di 1452m che ne fanno uno dei centri abitati più elevati degli Appennini, collocato in cima ad un colle che si eleva sull'omonimo altopiano (Piani di Castelluccio) tra i più vasti dell'Italia Centrale – paese gravemente toccato dal terremoto, divenuto ultimamente una delle più visitate località dell'Appennino centrale semplicemente perché nel periodo da metà maggio a metà luglio questa vallata si trasforma in una splendida tavolozza colorata.
Infatti ogni anno, secondo il periodo di semina (la semina inizia allo sciogliersi delle nevi) madre natura rinnova lo spettacolo naturale unico della fioritura dell’altopiano di Castelluccio. Nei campi le piante che vivono in simbiosi con la lenticchia (prodotto tipico di Castelluccio) si sviluppano ognuna con i suoi distinti tempi, facendo mutare continuamente i colori degli appezzamenti. I campi non seminati a lenticchia spezzano stupendamente l’armonia dei colori, con strisce verdi brillanti per il grano, viola tenue per la lupinella, e ben lo sanno gli agricoltori di Castelluccio che ogni anno cercano, nelle possibilità del ciclo dei campi, di disegnare ulteriormente il quadro della fioritura. Stupefacente è poi il bosco sul versante occidentale dell'altopiano tenuto a forma dello stivale della nostra penisola.
Se vogliamo fare un parallelo, seppur in scala molto diversa, possiamo assimilare il ben riuscito progetto di Castelluccio al nostrano successo ottenuto con la coltivazione della lavanda in quel di Sale San Giovanni.
Ma veniamo invece al Gran Sasso, chiamato dagli antichi romani “Fiscellus Mons” (Monte Ombelico) per la sua posizione centrale nella penisola italiana, questo massiccio montuoso assunse nel Medioevo la denominazione di Monte Corno, dizione che serviva ad indicare sia il Corno Grande sia, per estensione, l'intera catena. L'attuale denominazione compare la prima volta verso la metà del '700 nella "Carta topografica del Contado e della diocesi dell'Aquila", nella frase: «Monte Corno ovvero Gran Sasso d'Italia».
Per avvicinarci a questa montagna sistemiamo il camper nell'ottimo “Camping Funivia del Gran Sasso” in località Fonte Cerreto del comune di Assergi (sede del Parco) ove la cortese proprietaria ci fornisce preziose indicazioni per raggiungere Campo Imperatore, luogo di partenza dei vari sentieri per il massiccio del Gran Sasso.
Per problemi tecnici, la funivia è chiusa e pertanto per superare i circa mille metri di dislivello tra Fonte Cerreto e Campo Imperatore non rimane che avvalerci della navetta sostitutiva che, con la prima corsa del mattino, s'inerpica per 22 km di strada tra boschi e distese di pascoli - ove mandrie di bovini e greggi di ovini e caprini stanno brucando la loro prima colazione - depositandoci ai 2130m di altitudine sul piazzale di fronte all'Hotel Campo Imperatore, attualmente chiuso e in visibile stato di degrado. Questa struttura è famosa per essere stata, tra il 28 agosto e il 12 settembre 1943, la prigione di Benito Mussolini sino alla sua liberazione avvenuta per opera di un commando delle forze armate tedesche.
L'intenzione è quella di salire con mia moglie fino alla Sella di Monte Aquila per verificare la possibilità, stante il suo problema di vertigini, di raggiungere i 2912 metri del Corno Grande.
Zaino in spalla, c'incamminiamo in direzione dell'Osservatorio astronomico, bella struttura dotata di due potenti telescopi e utilizzata ancora oggi per attività di ricerche scientifiche e divulgative nell'ambito dell'Istituto Nazionale di Astrofisica.
Superiamo l'ampia area semiabbandonata del Giardino botanico alpino e poco oltre incontriamo il bivio per il Rifugio Duca degli Abruzzi (che utilizzeremo al ritorno).
Seguendo la chiara segnaletica proseguiamo sul sentiero di destra che, con un lungo traversone, punta alla sella, nostro primo obiettivo. Man mano che saliamo il panorama si amplia ed emoziona la sorprendente vastità di Campo Imperatore, "piccolo Tibet" dell'area protetta, con la tipica conformazione a dossi e morene ed i pascoli sterminati.
Un ultimo tratto più ripido, scalinato e a stretti tornanti, ci porta sulla Sella di Monte Aquila (2335m) dove si apre uno splendido colpo d’occhio sull’ampio Campo Pericoli e, di fronte, il costone del massiccio, con la roccia che cambia colore in base alla posizione del sole, dominato dall’imponente mole del Corno Grande e più in lontananza del Corno Piccolo.
Con la segnaletica ben chiara c'incamminiamo sul sentiero lungo lo spartiacque verso Nord–Est con le indicazioni per il Rifugio Garibaldi e il Corno Grande Vetta Occidentale. Dopo un breve tratto di nuovo un crocicchio, il segnavia indica a sinistra il sentiero che prosegue verso la Sella del Brecciaio e il Corno Grande. Notiamo un primo facile traversone semi pianeggiante nei valloni della prateria di Campo Pericoli, ma più avanti è ben visibile il ripido ghiaione del Brecciaio, ai piedi della maestosa parete rocciosa a strapiombo, attraversato dall'evidente tracciolino di ghiaie e pietra marcia che, aggiunto alle difficoltà ancor maggiori dell'ultimo tratto di cresta, ci convince a non sottovalutare il rischio dell'ipersensibilità alle vertigini di mia moglie e di optare per un percorso più facile.
Procediamo quindi diritto in direzione del Monte Aquila continuando l’ascesa in costante salita, prima di giungere al colle ove parte il tracciato con difficoltà alpinistiche della direttissima per il Corno Grande.
Noi svoltiamo a destra e, sempre con ampi panorami, risaliamo il prativo e ripido versante raggiungendone la sommità. Procediamo per un breve tratto sulla magnifica cresta e perveniamo alla cima del Monte Aquila (2494m), la massima quota di questa nostra escursione. La cima, dove si trova la croce di vetta (purtroppo divelta e utilizzata a mo' di panchina), è affacciata sulla sottostante Valle dell’Inferno e permette un panorama a 360° stupendo che spazia naturalmente sulla dolomitica cresta del Gran Sasso e sul lungo altipiano di Campo Imperatore, dal Monte Prena a Pizzo Cefalone e a Pizzo d’Intermesoli; in lontananza La Maiella ed il Velino nonché, nascosto dalla foschia, il mare Adriatico.
Torniamo sui nostri passi fino alla Sella di Monte Aquila e da qui proseguiamo inerpicandoci sul crinale in direzione del Rifugio Duca degli Abruzzi, ma 250 metri prima di raggiungerlo, un tracciolino sulla destra ci permette di salire sulla vetta del Picco Confalonieri (2422m) - cimetta facile da raggiungere, ma con un eccellente panorama mozzafiato su tutte le vallate sottostanti - intitolata nel 2019 a Carlo Confalonieri, arcivescovo dell'Aquila dal 1941 al 1950, quale riconoscimento per il ruolo decisivo che ebbe nel periodo bellico, soprattutto dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e nel corso della successiva occupazione nazifascista.
Dopo quest'ultima cima scendiamo al Rifugio Duca degli Abruzzi (mt.2382) che risulta molto frequentato in quanto facilmente raggiungibile da Campo Imperatore con una facile escursione di circa 40 minuti e, vista l'ora, decidiamo di fare qui la sosta pranzo. Saggia decisione che ci permette di degustare un'ottima polenta concia e una zuppa di legumi da leccarsi i baffi.
Dopodiché non ci rimane che ridiscendere al parcheggio percorrendo il facile, ma ripido sentiero e qui abbiamo l'occasione di assistere ad un intervento dell'elicottero del Soccorso Alpino che con la solita maestria, non essendoci un punto ove poter atterrare, organizza il recupero della signora infortunata issandola a bordo tramite il verricello. Non si potranno mai ringraziare a sufficienza questi volontari, veri angeli custodi di chi si trova in difficoltà in montagna!
Con questi sentimenti di gratitudine raggiungiamo Campo Imperatore ove ci attende la navetta per il ritorno a Fonte Cerreto. Chiudiamo così, con l'acquisto di alcuni prodotti tipici presso le bancarelle locali, l'anello della nostra piacevole escursione, in una fantastica giornata passata su queste belle montagne.
Escursione effettuata il 16 luglio 2024
Compagnia dell'Anello formata per l'occasione da Adriano e Maria Teresa
Località di partenza: Campo Imperatore 2128m
Punto più elevato raggiunto: Monte Aquila 2494m
Dislivello cumulato in ascesa: 500m
Sviluppo complessivo del percorso: 8,3 km
Tempo in movimento: 3h 30'
Difficoltà: E (vedi scala difficoltà)
fotovideocronaca
Tracciato gps
mappa satellitare Wikiloc