Oggi la Compagnia dell'Anello veleggia nell'Alta Langa Montana prefiggendosi due percorsi contigui: il primo nei pressi di Montezemolo per esplorare l'unico ambiente umido dell'Alta Langa laddove nasce il torrente Belbo e il secondo per ammirare lo spettacolo della fioritura della lavanda sulle colline di Sale San Giovanni.
Da Cuneo raggiungiamo Montezemolo uscendo dai lavori in corso dell'autostrada TO-SV al casello di Ceva e imboccando alla prima rotonda in località San Bernardino la SP 28bis in direzione di Priero. Alla successiva rotonda ignoriamo la provinciale sulla sinistra per Sale Langhe (sarà il nostro tragitto per il ritorno) e proseguiamo dritto costeggiando l'autostrada fino ad arrivare, dopo due tornanti, a Montezemolo (Monzemo in piemontese), borgo della Valle Cevetta molto antico, risalente al periodo della dominazione romana. L’origine del nome, Mons Geminus, è riconducibile alle due colline gemelle che sovrastano il paese. Nel ‘700 divenne feudo dei Marchesi Cordero di Mondovì, assumendo il nome di Montezemolo. La stessa famiglia è oggi proprietaria del castello fortificato di borgata Villa. L'economia è legata principalmente all’agricoltura e all’allevamento. Il miele è di casa a Montezemolo, tanto che il Comune è uno dei soci fondatori dell’Associazione Nazionale Italiana “Le città del Miele”.
Parcheggiamo nello spiazzo apposito predisposto dalla Riserva Naturale delle Sorgenti del Belbo, prospiciente il Centro visite, purtroppo chiuso da alcuni anni.
Di qui, zaino in spalla, iniziamo il nostro percorso seguendo l'asfalto della vecchia statale 28 che scende nella depressione sede della sorgente del Belbo, sottopassa la nuova SP28bis, costruita per agevolare la chiusura del casello di Montezemolo in seguito al raddoppio dell'autostrada, e permette d'imboccare sulla sinistra, con chiara segnaletica, la sterrata che s'inoltra tra l'alta erba in direzione NE affiancando le prime tracce (poco più di un fosso), del neonato corso del Belbo (Berb o Belb in piemontese), un torrente di 95 km, principale affluente di destra del Tanaro dopo la Bormida. Nel suo percorso interessa le province di Cuneo, Asti e Alessandria.
Siamo ora completamente immersi nella Riserva Naturale delle Sorgenti del Belbo, istituita dalla Regione Piemonte nel 2005 per tutelare questo altopiano collinare con aspetti palustri stagionali estremamente rari, localizzato all'estrema propaggine meridionale delle Langhe, caratterizzato da rilievi dolcemente ondulati dove si alternano colture agricole, aree boschive e prati umidi. Questa morfologia, molto diversa dal classico paesaggio langarolo, fatto di colline pronunciate e di profondi avvallamenti, è dovuta alla mancata azione erosiva dei corsi d'acqua che ha permesso la formazione di questa importante area umida. Proprio i prati umidi punteggiati da rigogliosi ceppi di erbe palustri circondati da rigagnoli d'acqua sono infatti gli ambienti caratteristici della Riserva. La conca erbosa dove nasce e scorre il torrente Belbo ospita una vasta tipologia di habitat divenuti rari sul suolo italiano e considerati di notevole interesse. Qui sono state individuate 350 varietà botaniche, fra le quali spiccano alcune orchidee rare e una significativa flora montana, fra cui il Giglio martagone, l'Erba paris e la Dentaria. Complessivamente sono presenti una quarantina di specie rare o a elevata protezione che fanno di quest'area un vero scrigno di biodiversità vegetale. La flora arborea è composta da estesi castagneti cedui e da boschi misti di Roverella, Ontano nero, Farnia, Carpino nero e Cerro, che offrono un ambiente ideale per le popolazioni di caprioli e cinghiali, la cui presenza massiccia determina purtroppo spesso danni significativi alle colture agricole della zona, come ci è stato riferito da alcuni agricoltori incontrati nei campi.
La Riserva Naturale delle Sorgenti del Belbo è gestita dall'Ente “Aree Protette Alpi Marittime”.
Proseguendo nel nostro itinerario, la sterrata sottopassa nuovamente l'imponente viadotto della nuova 28bis e prosegue pianeggiante fiancheggiata sui due lati dalle ondulate colline delimitanti la zona umida.
Più avanti inizia l'area boscata e la carrareccia svolta decisamente a destra attraversando, quasi senza che ce ne accorgiamo, l'esile corso del Belbo e subito dopo torna nella direzione originaria accompagnando, ora il torrente sul lato orografico destro.
Noi, dopo poche decine di metri, rispettando il percorso ad anello che ci eravamo prefissi, abbandoniamo la sterrata (torneremo su questa al termine del nostro giro) per svoltare a destra su un sentiero risalente il versante occidentale del Bric del Castellaro, aprendoci a tratti il passaggio tra l'erba alta fino ad un colletto con un ottimo panorama sulle colline circostanti, tra le quali è incastonato il paese di Montezemolo.
Continuiamo sempre nel bosco, ora in discesa su stradella e successivamente in saliscendi fino ad intersecare la stradina asfaltata collegante Montezemolo a Saliceto dalla quale risaliamo la cresta divisoria tra la Valle Belbo e la Valle Bormida pervenendo al punto più elevato del percorso odierno, Bric Pian Cavagna (740m).
Scendiamo al colletto ignorando per il momento il sentiero sulla sinistra verso il fondovalle e raggiungiamo in facile salita il Bric Biolà, dal quale, in poco meno di 300 metri di leggera discesa raggiungiamo la zona dei “menhir”. In verità individuiamo solo quello accanto al sentiero pur se risulta che ce ne siano anche altri sparsi attorno nel bosco, ma in assenza di indicazioni, non siamo in grado di trovarli. Comunque ci accontentiamo di ammirare questo importante e significativo reperto, testimone della storia locale. Gli esperti hanno accertato che questo menhir reca incisioni risalenti al neolitico (tempo dell'età della pietra che va dall'8000 a.C. al 3500 a.C. circa), periodo in cui queste colline erano abitate dalle tribù dei Liguri Statielli o Stazielli (popolazione ligure preromana delle alte valli della Bormida, con centro principale nel luogo dove poi sorse Aquae Statiellae (l'attuale Acqui Terme).
Poco distante dal punto in cui ci troviamo, a circa 200 m. di profondità corre la galleria ferroviaria del Belbo appartenente alla tratta Torino-Savona. Il tunnel è lungo 5 km: inizia a Saliceto e termina a Sale delle Langhe. I lavori, iniziati nel 1865, furono ultimati nel 1871 (sic, meglio non fare confronti!), al tempo in cui i treni erano a vapore, la galleria fu dotata di otto pozzi di aerazione per lo sfiato, chiusi negli anni ’30 con l’elettrificazione della linea.
In quest'area boschiva è pure fruibile un percorso di letteratura, denominato “Di albero in albero”, ideato e realizzato con la collaborazione dell'Istituto Comprensivo Cortemilia Saliceto che offre, oltre all'immersione nel paesaggio naturale, un percorso di riflessione ed approfondimento, tramite pannelli esplicativi, sul rapporto uomo-natura attraverso diversi generi letterari.
Ritorniamo ora sui nostri passi andando a riprendere al bivio presso il colletto, il percorso che scende verso il fondovalle e l'area attrezzata, inizialmente bello, ad un certo punto si trasforma in un pantano, il che è comprensibile trovandoci in una zona umida, ma il fatto è che la vegetazione lo ha completamente ostruito per cui, a meno di essere dotati di machete, l'avanzamento diventa abbastanza complicato. Questo, insieme ad altri numerosi particolari notati lungo il percorso, sta comunque a dimostrare una certa incuria da parte dell'ente gestore nei confronti di questa Riserva naturale.
Arriviamo comunque sulla sterrata di fondovalle che seguiamo sulla sinistra superando il torrente Belbo, qui già rimpolpato di una buona portata d'acqua, fino a giungere alla radura dell'area attrezzata Vipiana dove possiamo comodamente sistemarci per la pausa pranzo.
Non ci resta ora che seguire la sterrata che s'innesta sulla comunale Saliceto Montezemolo e, seguendo la chiara segnaletica, deviando appresso sulla destra per andare a chiudere il nostro interessante anello e tornare a Montezemolo.
Escursione effettuata il 19 giugno 2024
Compagnia dell'Anello formata per l'occasione da Adriano, José, Mary, Maria Teresa e Osvaldo
Località di partenza: Montezemolo 672m
Punto più elevato raggiunto: Bric Pian Cavagna 740m
Dislivello cumulato in ascesa: 300m
Sviluppo complessivo del percorso: 11,1 km
Tempo in movimento: 3h
Difficoltà: E (vedi scala difficoltà)
fotovideocronaca
Tracciato gps