Compagnia dell'Anello: il titolo della lunga e affascinante saga di Frodo, Gandalf & C., mirabilmente orchestrata da J.J. Tolkien, scherzosamente appioppatoci dal carissimo amico Klaus, ha fortemente condizionato le escursioni del gruppo; infatti, salvo qualche rara eccezione, le nostre gite settimanali si sono sempre svolte con andata e ritorno differenziate. E' pure il caso dell'odierno anello, sviluppatosi nel Comune di San Damiano Macra in Valle Maira.
Oggi è con noi per la prima volta Fiorentino, ex compagno di scuola di Adriano all'Enologica di Alba, langhetto DOC di Rodello, trapiantato ad Orbassano e runner di lungo corso. Gli diamo il benvenuto con l'augurio di poterlo avere sovente nei nostri “anelli”.
La camminata ha inizio dalla grande piazza di San Damiano Macra, ad una quota di 740 metri. Si va verso destra per risalire il già soleggiato versante sinistro idrografico, percorrendo il sentiero (segnalato e denominato “Sentiero del Puy”) che conduce alla borgata Podio (Puy nell'idioma locale). Il tracciato s'inerpica con moderata pendenza lungo le aride pendici popolate da una scarsa e stentata vegetazione di querce (roverelle e cerri), pini silvestri e isolate ceppaie di castagno. Qui, nella stagione estiva, trionfano gli effluvi di lavanda e timo, per il momento in riposo vegetativo, nonostante il caldo anomalo di questa stagione invernale.
Alla borgata Podio, m 954 (il cui nome deriva dal latino 'podium', cioè luogo elevato e proteso sul fondovalle) raggiunta anche da una comoda strada asfaltata, ci fermiamo a contemplare l'interno della bella chiesa; usciti nell'ampio terrazzo che domina un vasto scorcio della sottostante valle, in primo piano l'abitato di San Damiano dal quale siamo partiti, notiamo che una giovane ragazza si sta vigorosamente affaccendando per ripulire la caotica invasione di rovi e sterpaglie mediante l'ausilio di un falcetto e... tanto “olio di gomito”! Fa piacere constatare che in quest'epoca dominata dalla tecnologia, ci siano ancora dei giovani volenterosi che si dedicano con tenacia e convinzione a queste faticose attività del passato. Più avanti, un caseggiato è stato ristrutturato ed adibito ad agriturismo “Lo Puy-La Chabrochanto”, pure questa attività gestita da giovani leve: speriamo bene che col tempo non si scoraggino...
Proseguiamo all'interno della borgata fino a trovare sulla sinistra un'indicazione per Torchietto e Molineri di Pagliero.
In verità, per il nostro giro sarebbe stato meglio proseguire dritto sul sentiero che sale a Molineri Foresti (attenzione, non a Molineri di Pagliero!), ma attratti dall'ottima mulattiera quasi pianeggiante imbocchiamo il tracciato per Torchietto e Molineri di Pagliero immergendoci in una foresta di castagni, alcuni dei quali di dimensioni monumentali, passando più avanti, ad una diversa angolazione del versante (ovest), all'areale dove il faggio la fa da padrone: siamo infatti intorno ai mille metri di quota, ove solitamente c'è l'avvicendamento delle zone fitoclimatiche del Castanetum e del Fagetum.
Più avanti, quando il sentiero svolta decisamente a sinistra per scendere a Torchietto, ci rendiamo conto che proseguendo il percorso diventa eccessivamente lungo, decidiamo pertanto di abbandonare la mulattiera e di risalire lungo la massima pendenza il ripido versante sulla destra popolato da un malridotto lariceto (Larix decidua e japonica), con numerosi schianti e sradicamenti, che rendono ancor più faticosa la nostra avanzata.
Questi terreni erano in passato popolati da castagni e faggi (vedasi sopra), ma nei primi anni del dopoguerra, la propaganda congiunta delle industrie cartiere (la Burgo S.p.A. di Manta in primis) e lo stabilimento dell'estrazione del tannino dal legno di castagno di San Michele Mondovì - con il beneplacet del Corpo Forestale dello Stato -, ha convinto molti proprietari di boschi a smantellare la copertura arborea autoctona, per poi impiantare semenzali di specie alloctone, quali pino strobo, pino eccelso, larice giapponese, ecc., gratuitamente forniti dal vivaio forestale “Gambarello” di Chiusa Pesio, specie a rapido accrescimento ma completamente escluse dal loro habitat naturale, salvo poi essere state completamente ignorate dalle industrie cartiere, perché il legno intriso di resina impastava e bloccava inesorabilmente i macchinari per la produzione della carta.
Per tale motivo osserviamo sovente nelle vallate a queste “macchie” più o meno sempreverdi, inserite nel contesto delle latifoglie autoctone delle medie e basse quote. Classici pugni nell'occhio.
Usciti dall'ingarbugliamento testè descritto, ritorniamo su mulattiere, sentieri e strade ritrovando il tracciato che sale da Molineri Foresti e, dopo una sosta per una breve colazione, scolliniamo sul versante del vallone di Rio Varere e su comodo sentiero costeggiamo la borgata Grangiassa (il cui nome, al pari di Grange e Grangette deriva dal provenzale 'granjo' corrispondente a casolare rurale con fienile e stalla) arrivando alla deliziosa e ben tenuta borgata Mostiola m 1119, con tanto di forno comunitario, il cui toponimo deriva dal provenzale 'moustiòlo', che è il nome locale della donnola.
Con un ultimo strappo arriviamo a intersecare la carrozzabile di Sant'Anna di Roccabruna che seguiamo per un breve tratto per vedere l'insolita borgata Roi (1212m) il cui toponimo potrebbe rifarsi al nome locale del gufo, 'arolh', per segnalare la presenza in loco di tali rapaci, ma ancor più per indicare un luogo isolato. La cosa insolita è che qui non c'è la chiesa, ma solo un campanile. La chiesa, cioè la cappella di San Chiaffredo, si trova infatti più avanti a trecento metri di distanza. Si narra che il campanile fu costruito addossato alle case per proteggere dai furti la nuova campana, poiché quella vecchia, montata sul tetto della cappella fu trafugata dai calvinisti provenienti dal vicino vallone di Frassino...
Ci troviamo nel punto più elevato dell'odierno percorso e lo sguardo, complice la trasparenza della giornata, spazia sulle innevate cime della dorsale divisoria con la valle Grana fino allo scenario delle alte cime delle Marittime capeggiate dall'Argentera e dal Matto.
D'ora in poi è tutta discesa sulla comoda carrozzabile, dapprima sterrata e più in basso asfaltata, che tocca le borgate Grangie e Prà d'Nota per arrivare alla borgata Caricatori, Ruà i Charjò (976m). Il toponimo del luogo deriva dall'attività svolta in passato presso tale insediamento, ove le merci venivano caricate e scaricate per essere distribuite tra le varie borgate.
Qui è d'obbligo una sosta per salutare l'amico Cristian e ammirare l'intelligente lavoro di ristrutturazione effettuato nell'originaria abitazione materna e nei vicini fabbricati acquisiti, ivi compresa l'ex-scuola elementare della borgata, per trasformarli nella “Casa vacanza I Foresti”( https://casavacanzeiforestivalmaira.it/ ), struttura assai apprezzata da turisti italiani e stranieri che qui trovano una confortevole possibilità di soggiorno in una location ideale per gustare le bellezze incomparabili offerte dalla Valle Maira. La struttura, composta da due case indipendenti e una reception abitabile, ha come fiore all'occhiello una sauna a disposizione degli ospiti, ricavata nella vecchia cantina mantenendo l'assetto originario con il soffitto a volta in pietra. La rivista specializzata “CasaAntica Montagna”, nell'ultimo numero, ha pubblicato in merito un dettagliato servizio inserendo “I Foresti” tra le migliori opere di recupero e valorizzazione di case alpine.
Quale miglior posto per la nostra sosta pranzo, rilassati nel praticello al tepore di un sole primaverile, pur essendo in gennaio...!
Ma arriva il momento di riprendere il cammino. Salutiamo Cristian complimentandoci per la sua attività e proseguiamo la discesa transitando per le borgate Serre Foresti e Comiano per poi approdare alla provinciale della Valle Maira, a poche centinaia di metri dalla piazza da cui siamo partiti, dove chiudiamo il nostro bell'anello.
Escursione effettuata il 25 gennaio 2023
Compagnia dell'Anello formata da: Adriano, Angelo, Antonio, Barbara, Doina, Fiorentino, Frank, José e Maria Teresa
Località di partenza: San Damiano Macra 740m
Punto più elevato raggiunto: Cappella San Chiaffredo 1220m
Dislivello cumulato in ascesa: 550m
Sviluppo complessivo del percorso: 13,1 km
Tempo in movimento: 4h
Difficoltà: E (vedi scala difficoltà)
fotovideocronaca
Tracciato gps
mappa satellitare Wikiloc
percorso interattivo Relive