La conca di Entracque, splendido anfiteatro racchiuso a NE dalle balze rocciose della dorsale che dal Monte Corno si sviluppa fino al Caire dell'Uja, attraverso la Punta della Splaiera, la Punta di Balmarossa, le Gorgie della Reina e il Caire del Lupo, e a SE dalla costiera del Monte Ray e della Cima del Lausetto, offre al visitatore un colpo d'occhio suggestivo anche per la rilassante distesa verdeggiante delle sue faggete, intercalate dai prati-pascoli, che ricoprono tutto il circostante corollario. Unica nota stonata, se vogliamo, l'alto muraglione di cemento costituente lo sbarramento per l'invaso artificiale del Lago della Piastra: anche se, alla luce degli ultimi anni particolarmente siccitosi, dovuti principalmente ai cambiamenti climatici provocati dai nostri comportamenti a dir poco scellerati, queste opere si stanno rivelando molto preziose per il trattenimento delle scarse precipitazioni piovose e nevose.
La zona, particolarmente amata e frequentata dalle genti della Granda, e non solo, offre numerose possibilità per lo svolgimento di attività turistico-sportivo-ricreative durante tutte le stagioni: piacevoli escursioni (a piedi o in mountain bike) e arrampicate lungo strade e sentieri in ottimo stato di manutenzione, con i vari percorsi puntualmente segnalati da apposita cartellonistica. Particolare citazione merita inoltre il Centro invernale di sci nordico, fiore all'occhiello della Provincia di Cuneo per quanto riguarda questa disciplina sportiva, perché sono le uniche piste che garantiscono il perenne innevamento (grazie anche alla neve programmata) durante tutta la stagione invernale.
Anche questa settimana niente anello, stavolta però non per scelta, ma per causa di forza maggiore.
Il tragitto automobilistico, raggiunto il paese di Entracque, si sviluppa proseguendo lungo la strada che sale con alcuni tornanti in direzione S verso le frazioni di S. Lucia, Tetti Porcera e Trinità; dopo lo scollinamento, appena prima del Monte Viver (a destra), la strada prosegue pianeggiante fino ad un bivio, in corrispondenza della chiesetta di S. Lucia. Si prende la diramazione a sinistra e, oltrepassati i caseggiati di S. Lucia e di Colletta Sottana, un'ulteriore diramazione a sinistra ci porta, sempre su asfalto, a fermare il motore nei pressi della frazione di Tetti Violin m 1042.
Siamo partiti molto presto anche stamani, il che comporta alcuni vantaggi non indifferenti: si elude l'inevitabile traffico dell'ora di punta, si cammina con il fresco e, soprattutto, si riesce a rientrare prima dell'innesco quasi sistematico dei classici acquazzoni o temporali che praticamente ogni giorno flagellano buona parte dell'Italia, dal momento che il tanto desiderato anticiclone delle Azzorre, quest'anno ha deciso di emigrare verso il Nordeuropa.
La camminata, inizialmente in discesa lungo la sterrata che s'inoltra nel Vallone Balme di Gherra, comincia poi a salire in direzione E verso le Gorgie della Reina e la via ferrata intitolata a Ico Quaranta; ad un bivio però decidiamo di seguire la strada sulla sinistra che, attraversato il modesto rio, s'inerpica fino ai ruderi di Tetti Stramondin m 1225, passando al di sotto delle lunghe campate degli enormi tralicci della linea elettrica ad alta tensione.
Sulla sinistra seguiamo le tacche di vernice che ci conducono fino alla croce della Punta Stramondin m 1292, lungo un percorso molto ripido e in alcuni brevi tratti reso insidioso da terreno e rocce bagnati. Ritorniamo ai ruderi e proseguiamo, ora su sentiero in discesa fino ad attraversare il combale della Valle Costabella; la traccia prosegue in salita, tagliando diagonalmente le ripidissime pendici della costiera Splaiera-Costabella-Balmarossa, fino al Colletto della Lausa m1296; anche qui, doverosa puntata, in salita verso sinistra seguendo le tacche di vernice, alla piccola croce del Monte Lausa m 1377.
Queste due “cimette”, comunque raggiungibili con le dovute attenzioni, soprattutto in condizioni come quelle odierne, offrono una bella visuale sul sottostante abitato di Entracque ed il vicino bacino artificiale del Lago della Piastra.
Tornati al Colletto, il tracciato s'inoltra in una rigogliosa foresta di grossi larici misti ad esemplari più modesti di abete rosso. Il bosco, di sicuro impianto artificiale (si notano ancora i gradoni terrazzati ove venivano messi a dimora i semenzali ad opera degli operai forestali) risale ai cantieri attivi negli anni tra le due guerre: cantieri che fornivano ottime opportunità di lavoro ai residenti locali, rimasti in voga fino allo spopolamento quasi totale delle vallate alpine dovuto al boom industriale degli anni '70-80 del secolo scorso, quando le normali corveé furono abbandonate, con i conseguenti disastrosi risultati provocati dalle sempre più frequenti anomalie meteorologiche.
Usciti dalla foresta, il sentiero s'inerpica verso la terza cimetta di giornata, il Monte Corno m 1505, caratterizzato da una modesta croce in legno posizionata dal simpatico gruppo dei “Turtu d'la noit”.
Siamo ora sulla costiera che, iniziando dalla Comba dell'Infernetto di Valdieri, risale con andamento NO–SE, toccando la Rocca Bara Bianca, il Bec Ghincia, il M. Corno appunto, proseguendo quindi per cresta – in alcuni tratti esposti, seppur sufficientemente larghi – fino alla Punta di Giaime m 1556 (palo infisso nel terreno con targhetta, nel folto della faggeta), e successivamente alla Punta della Splaiera m 1607, che consiste in uno stretto sperone roccioso protendentesi sulle bastionate rocciose già descritte all'inizio.
Proseguiamo ancora per un tratto, anche perché l'idea sarebbe quella di fare un percorso ad anello, fino a giungere al termine della cresta, oltre la quale un salto verticale di un centinaio di metri precipita verso il Passo di Costabella m 1537, per poi risalire alla Punta di Balmarossa o Cima Bossaglia m 1669 con ultima discesa al Passo Prato della Colla m 1615, ove transita il sentiero che risale il versante destro idrografico del già menzionato Vallone dell'Infernetto, per scendere poi in picchiata su Tetto Stramondin, dentro un largo combale, seguendo la linea di massima pendenza.
All'unisono però decidiamo di fare dietrofront, considerato il fatto che un componente del gruppo conosce bene questa discesa per averla fatta più volte; essendo terreno, rocce ed erba ancora bagnati, è particolarmente sconsigliata la discesa appena descritta, il rischio di partire per la tangente è molto alto per cui, seppure a malincuore, rifacciamo a ritroso il percorso dell'andata.
Una piccola variante però ce la concediamo dopo il Tetto Stramondin: percorriamo verso sinistra il bel sentiero che passa alla base delle Gorgie della Reina, sito particolarmente conosciuto dagli amanti della botanica, in quanto le rocce circostanti accolgono una nutrita colonia di Primula allionii, raro endemismo presente solamente in Valle Gesso.
Soddisfatti per l'esito dell'escursione (5 cimette raggiunte e piccolo anello finale), ci concediamo alle meritate abbondanti libagioni, comodamente seduti su un muretto di Tetti Violin, riscaldati dal sole cocente, con i nuvoloni che lentamente si stanno addensando per i temporali previsti nel pomeriggio.
Escursione effettuata il 8 giugno 2023
Compagnia dell'Anello formata da: Angelo, Antonio, Franco, Frank e José
Località di partenza: Tetti Violin di Entracque 1042m
Punto più elevato raggiunto: Punta della Splaiera 1607m
Dislivello cumulato in ascesa: 964m
Sviluppo complessivo del percorso: 13,2 km
Tempo in movimento: 4h 10'
Difficoltà: EE (vedi scala difficoltà)
fotocronaca
Tracciato gps
mappa satellitare Wikiloc