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Escursionismo : Anello sui sentieri di Venasca Outdoor (1^ parte: variante San Bartolomeo e Sentiero di Cresta)
Autore: CompagniadellAnello (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 14/12/22 02:33
Notizia riferita al: 01/12/22
Letture: 1064

Incuriositi dal progetto digitale “ Venasca Outdoor” pensato per presentare l’offerta turistica, escursionistica, culturale e commerciale di questo comune della Val Varaita, la Compagnia dell'Anello - dopo aver consultato in rete l'ottimo sito, da noi particolarmente apprezzato per la dettagliata proposta sentieristica corredata dalle utili tracce GPS liberamente scaricabili – inizia a provarne una prima parte.
Cominciamo dal versante di sinistra orografica della valle (l''adrit”) ove nel settembre scorso è stata inaugurata la nuova sentieristica caratterizzata da un Anello di Cresta (blu) e da tre varianti: Isasca (arancione), San Bartolomeo (marrone) e San Bernardo (verde). Il nostro tragitto prevede di salire a San Bernardo Vecchio - punto più elevato della cresta - avvalendoci della variante marrone di San Bartolomeo. Questo anche per limitare la pendenza di salita che l'attacco per il Sentiero di Cresta rende piuttosto impegnativa.
Con l'auto risaliamo la Val Varaita fino a Venasca e, 300 metri prima della caserma dei carabinieri, fermiamo l'auto nel parcheggio delll'ASL in Via Arsanto.
Di qui, zaino in spalla, costeggiamo verso valle la provinciale sulla pedonabile per circa un chilometro raggiungendo il bivio per la stradina asfaltata delle borgate Fontanelle e Rubattone. All'inizio di questa, sulla sinistra si può ammirare la Cappella di San Bartolomeo, in stile barocco, costruita con pietra a vista e tetto in lose, sulla facciata presenta un porticato in muratura, coperto da travi in legno e lose. È la più antica cappella del paese e, prima del Settecento, ne era la chiesa parrocchiale.
Appresso sotto passiamo le arcate di sostegno del canale irriguo consorziale di Venasca, Brossasco e Rossana, con presa sul Varaita al ponte di Venasca, preziosa struttura a servizio della fiorente attività agricola del fondovalle.
Seguiamo i tornanti della stradina incontrando dapprima la borgata Gay, in posizione soleggiata costituita da casolari, in parte restaurati, ex-stalle e fienili, con cortili, forno e fontana con “gurg”. Il toponimo pare derivi dal nome dato a una razza di uccelli, dal colore grigio e bianco, che erano soliti mangiare le ciliegie dei frutteti coltivati nei dintorni della borgata.
A seguire, a poche centinaia di metri, troviamo il Casale Fontanelle, ampia borgata dell''adrit” costituita da una manciata di case in pietra con tetto in lose, unite a formare un unico grande caseggiato ove un tempo si allevavano cavalli, mucche e pecore, mentre nei campi si coltivavano patate, grano, segale e, soprattutto, vigne. Nonostante si racconti della presenza di fonti sotterranee (da cui il nome della borgata), fino ad alcuni decenni fa, qui scarseggiava l'acqua e gli abitanti andavano a far rifornimento alla “Funtana dal Bosch”, situata poco più in basso.
Poco più avanti, e qui finisce l'asfalto, transitiamo alla borgata Rubattone e proseguiamo su buona sterrata tra ben tenuti castagneti e frequenti scorci panoramici su Venasca e sui monti della vallata. Sempre tra i castagneti superiamo i diroccati Tetti Ponza e perdiamo leggermente quota per raggiungere l'impluvio del rio discendente dal Bric Truch; quindi raggiungiamo Bonardo Inferiore (Bunard Zutta), ridente e panoramica borgata pure raggiungibile comodamente tramite una sterrata carrabile proveniente da strada San Bernardo. Questo antico casale è costituito da 7 fabbricati in pietra con tetto in lose, in parte ristrutturati, stalle, fienili, “secou”, forno e fontana (Funtana 'd Bunard); l'agricoltura era, ed è tutt'ora, molto fiorente: ortaggi vari, fagioli, patate, castagne, uva americana e grano erano i principali prodotti; oggi si coltivano anche mirtilli, oltre naturalmente le castagne (la “Bracalla”, di ottima qualità, è tipica di questa zona e viene prodotta in soli quattro paesi della Valle Varaita: Venasca, Isasca, Piasco e Rossana).
Una risalita nel bosco, che man mano va trasformandosi da castagneto a faggeta, ci porta in una conca umida dominata dai faggi dove troviamo un enorme albero monumentale: un faggio secolare, di circa 300 quintali e 26 metri di altezza. Esso si trova nei pressi della Funtana Set Micche o Fontana del Fò. Sulla corteccia di questo albero sono incise le firme dei partigiani, date e iscrizioni varie, ancora ben leggibili. Il faggio è talmente enorme che occorrono tre uomini per abbracciare completamente il suo tronco di 5 metri di circonferenza.
Approfittiamo del tavolo da pic-nic per concederci una breve fermata per la colazione dopodiché proseguiamo sul sentiero che poco più avanti intercetta una comoda sterrata, semi pianeggiante tra abeti e betulle, tramite la quale arriviamo in una radura con un bel pilone votivo. Un ultimo strappo e giungiamo alla bella radura della Cappella di San Bernardo il/del Vecchio (1165m) dove troviamo, già intenti al pranzo, un gruppo di ciclisti saliti da Piasco, con i quali scambiamo quattro chiacchiere e un assaggio di genepy.
Ci concediamo una pausa per ammirare il panorama verso la Valle Bronda, la Val Po e il Mombracco e per scattare la foto di gruppo e, vista l'amenità del posto, decidiamo di fermarci anche noi per il pranzo, come al solito addolcito dalle leccornie offerte dalle nostre preziose quote rosa: Maria Teresa, Luisa e Mary.
Riprendiamo il cammino per il ritorno a Venasca seguendo il tracciato blu che, in saliscendi, percorre la cresta divisoria tra la Val Varaita e la Valle Po. Nei tratti verso Nord calpestiamo un po' di neve, ma in compenso ritroviamo un bel sole, che così si fa perdonare il mancato rispetto delle favorevoli previsioni meteo del mattino.
Più avanti una postazione panoramica si affaccia sul Monviso, oggi un po' imbronciato; superiamo il poco significativo Bric Truch e, sempre tra i faggi, possiamo vederne due esemplari che, per uno strano fenomeno, “si danno la mano”.
A quota 1060 m. troviamo un pianoro, conosciuto come “La Tampa”, sede di un'antica “carbunera”, ma sopratutto meta d'incontro di giovani provenienti dalle vicine vallate: Qui si svolgevano feste molto partecipate con balli, canti e musica... praticamente un luogo antesignano delle moderne discoteche, ma sicuramente più salubre!
Continuando arriviamo su un'altura a 1094m di quota, sede del “Piliunas”, un pilone in pietra, recentemente ristrutturato, dedicato alla Madonna col Bambino, San Grato, San Chiaffredo e San Bernardo, fatto erigere a fine ottocento come ex-voto a protezione delle attività agricole. Infatti questa panoramica sommità è un punto di riferimento meteorologico per gli abitanti della zona, specialmente per il sopraggiungere di tempo avverso e della temuta grandine.
Sempre su ottimo sentiero in continuo saliscendi superiamo le deviazioni per le varianti San Bernardo e per Isasca soffermandoci presso il masso delle “coppelle” che offre una bella visuale proprio sul vallone di Isasca.
Arriviamo così al Casale Madala, borgata soleggiata con case in pietra e tetto in lose. In passato si allevavano bovini e ovini e si coltivavano patate, segale, castagni da frutto e frutteti.
Scendiamo ora verso il Bric Madala, ottimo balcone panoramico sull'abitato di Venasca, recentemente corredato di un grande crocifisso, opera di un artista locale, avente la caratteristica della corona del Cristo non di spine, ma di filo spinato, che, come spiega l'autore, è significativo e adeguato al periodo che stiamo vivendo. Il filo spinato è infatti un materiale usato oggi in tutto il mondo per creare perlopiù ulteriore sofferenza a chi già tribola, come le barriere contro i migranti, le linee di confine...
Ci aspetta ora l'ultimo tratto di discesa ripida, ma agevolata da un buon sentiero che ci fa sfociare sulla provinciale accanto alla caserma dei carabinieri, dove troviamo anche i pannelli esplicativi della sentieristica dell''adrit” di Venasca.
Percorrendo gli ultimi 300 metri lungo la provinciale arriviamo al parcheggio dove abbiamo lasciato le auto chiudendo questo interessante percorso ad anello per il quale dobbiamo ringraziare chi si è adoperato per renderlo fruibile a chi, come noi, ama la montagna nel rispetto di chi la vive e nella ricerca dei fatti storici che l'hanno plasmata.
Note toponomastiche e curiosità
Venasca (comune di): è uno degli insediamenti più antichi della Valle Varaita. Il toponimo, probabilmente di origine preromana, si presume abbia attinenza con il celto-ligure 'Vennu – Venna'; il suffisso -ascus ne indicherebbe l'appartenenza
San Bernardo il/del Vecchio (cappella): ai confini tra Venasca, Piasco, Pagno e Verzuolo sorge la Cappella di San Bernardo Vecchio”, meta di pellegrinaggio nel mese di giugno per un voto fatto dai piaschesi nel lontano 1676 per la protezione dei prodotti della campagna. San Bernardo detto anche da Mentone, ma originario di Aosta, dove visse e fece costruire gli ospizi del Gran e Piccolo San Bernardo che da lui presero il nome, è patrono dei montanari e degli alpinisti. Curiosità: mentre la parrocchia di Piasco qui festeggia San Bernardo da Mentone, la parrocchia di Pagno, che cogestisce la cappella, festeggia San Bernardo da Chiaravalle. Non è conosciuto il motivo dell'aggiunta al nome del santo, del termine “il o del Vecchio”.
Bric Truch (monte): deriva dal termine prelatino 'truc', col significato di sommità tozza e isolata.

Escursione effettuata il 1° Dicembre 2022
Compagnia dell'Anello formata da: Adriano, Angelo, Franco G, Frank, Luisa, Maria Teresa, Mary e Osvaldo.
Località di partenza: Venasca 550m
Punto più elevato raggiunto: San Bernardo Vecchio 1165m
Dislivello cumulato in ascesa: 812m
Sviluppo complessivo del percorso: 12,8 km
Tempo in movimento: 4h 30'
Difficoltà: E (vedi scala difficoltà)
fotovideocronaca
Tracciato gps
mappa satellitare Wikiloc
percorso interattivo Relive


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