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Escursionismo : Anello (di alcune) delle borgate di Elva
Autore: CompagniadellAnello (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 20/05/22 19:38
Notizia riferita al: 11/05/22
Letture: 815

Manco a farlo apposta il giorno del nostro giro delle borgate di Elva coincide con la vigilia della festa di San Pancrazio, riferimento tradizionale, fino a pochi decenni addietro, per il ritorno ad Elva dei “cavié”, cioè i raccoglitori di capelli che d'autunno, finiti i lavori agricoli, emigravano in mezza Italia alla ricerca di capelli da rivendere ai fabbricanti di parrucche. Ciò significa anche che in questo periodo, quando gli emigranti tornavano a fare i contadini e i pastori, a questa altitudine, la natura si risveglia in tutto il suo splendore. E ne abbiamo avuto la prova, complice anche la magnificenza della giornata!
In questa splendida conca, dove la popolazione è sparsa in 30 borgate di cui nessuna si chiama Elva (il cui nome pare derivi dal pino cembro, “elvo” in occitano, albero che un tempo colonizzava buona parte del territorio), per secoli il paese è rimasto chiuso fra le montagne impervie ed appartate della già difficile e segreta Val Maira. Fino a non molto tempo fa l’unico collegamento con il resto del mondo, è stata la mulattiera per andare a Stroppo scollinando i Colli San Giovanni e Bettone, con un percorso lungo, faticoso e non privo di pericoli. Caso paradossale per gli abitanti di un paese alpino che per raggiungere la valle debbano prima percorrere in salita due colli.
Questo isolamento secolare ha sempre costituito, il problema essenziale di Elva, ma per un altro verso ha impedito a questo paese meraviglioso di perdere la sua più autentica fisionomia etnica e geografica.
Eppure girando queste borgate si capta una volontà di cambiamento e, si spera, di miglioramento. In molti agglomerati sono presenti cantieri edili per ristrutturare antichi casolari e già frequenti sono i B&B e gli agriturismi.
Ma veniamo al nostro giro. Dalla borgata centrale, Serre 1639m (Lou Se're) - il cui toponimo significa “alto, superiore”, tant'è che si trova al centro del paesaggio, sopra uno sperone roccioso sporgente sulla “Coumbo” cioè la “Comba o Vallone”, quasi a controllo di tutte le vie di accesso – imbocchiamo, passando nel vicolo ove ha sede il “Museo di pels” ovvero il “Museo dei capelli”, la mulattiera in direzione del Colle San Giovanni, superiamo il Rio Molinas e con belli scorci sulla Parrocchiale nonché sulla corona delle cime che ci accompagnerà per tutto il percorso, Pelvo, Camoscere, Gialeo, Marchisa e Chersogno, raggiungiamo la borgata Mattalia (Cò di Matalio) ove, unitamente alla borgata Isaia, trovava posto un tempo il ghetto degli ebrei.
Proseguiamo in una foresta di larici sui cui rami ancora spogli stanno germogliando i coni maschili e femminili, ovvero, seppur il termine è improprio, i fiori del larice, che trovano in quello femminile una grazia di colori e sfumature incredibili, dal rosa, al rosso scuro, al porpora...
Giungiamo così allo storico Colle San Giovanni (1869m) presso l'omonima cappella dalla caratteristica forma ovale, proprio per opporsi più facilmente al vento, costruita nel 1880 in sostituzione dell'antica cappella, ormai fatiscente, risalente al XVI secolo.
Scendendo in dolce pendio verso meridione raggiungiamo un belvedere con tabellone indicante i nomi delle cime che si parano davanti a noi, mentre sotto scorrono i tetri abissi del vallone che fanno da sfondo al famoso roccione proteso nel vuoto denominato, per la sua caratteristica forma,“Fremo Cuncunà”, cioè donna accovacciata, sul quale, naturalmente, non ci priviamo del brivido di una foto.
Risaliamo ora il pendio erboso su prato di crochi multicolori pervenendo al Colle della Cavallina (1938m) presso il quale trovasi il rifugio “La sousto dal col”. Percorriamo per pochi metri la strada provinciale e imbocchiamo, sulla destra, il “sentiero sELVAtico”, un simpatico progetto della Pro-loco di Elva “La Deseno” mirante a dotare la base del tronco degli alberi che s'incontrano su questo percorso, di una porticina per “una piccola dimora per gli abitanti invisibili del bosco di larici”. Invita quindi chiunque a costruire tali porticine da collocare sul percorso e oggi, già ne ammiriamo un gran numero.
Proseguiamo, sempre con favolosa vista su tutto l'anfiteatro elvese, in lieve discesa tra radi e possenti larici, sostando per una pausa presso uno di questi giganti con il tronco scavato a formare una grande nicchia, entro la quale non ci facciamo mancare la classica foto ricordo.
Più avanti la stradina va a superare il Rio Chiottetti presso una fontanina da cui si diramano due percorsi, uno che sale verso le Rocce Ripalta e superando il Rio Cugn e il Rio Molinas raggiunge la borgata Martini e l'altro che, svoltando di 180 gradi scende direttamente al cantone Goria.
Con questo nome, che deriva da un'antica voce occitana, “gòria”, che significa vacca e, per estensione, il territorio riservato al pascolo, troviamo ben quattro borgate: Superiore (Gorio Soubirano), di Mezzo (Gorio del mes), Ugo e Abelli (Cò Iabel).
Gli abitanti di questo cantone si sono sempre considerati in posizione più vantaggiosa rispetto alle altre borgate poiché il terreno si estende lungo la cresta di un’immensa distesa di prati e di campi pianeggianti; non è aspro, ripido, accidentato come altrove, ma segue un placido declivio permettendo una migliore e meno faticosa conduzione agricola per una buona produzione di colture come la segale, l'orzo, l'avena la patata, i legumi e la canapa. Curiosità: nonostante qui si trovino almeno tre piloni votivi e la cappella intitolata ai Santi Pietro e Paolo, una filastrocca scritta da uno storico parroco di Elva, Don Fusero, rivela che “Quei di Goria vanno a messa, sulla piazza fanno ressa, lor si credono tutti santi, ma non mancano i birbanti”!
Proseguiamo sulla provinciale e superiamo il valloncello del Rio Molinas sottopassando successivamente la borgata Morelli (Cò di Mourel o Aquò di Maurèls che sta ad indicare la borgata e i terreni di Morelli, il cognome della famiglia ivi residente) addossata e protetta da una incombente parete rocciosa.
Più avanti imbocchiamo sulla destra la strada che traversa la Costa Serra e incontriamo la bella borgata Martini (deriva il nome dal cognome della famiglia ivi residente), situata in zona soleggiata e circondata da ampi distese di campi e prati con abbondanza di acqua per l’irrigazione. Su un comignolo si può notare il disegno di una meridiana circondata da una scritta: “Senza sole non si vede e senza ombra non si…Pasero Antonio”.
Proseguendo imbocchiamo sulla sinistra il sentiero che scende verso la borgata Baudini (I Boudin) il cui nome denota il casato dei Baudini: il terreno circostante è in prevalenza sassoso, ma in vicinanza ad estesi pascoli comunali.
Scendiamo ancora perdendo la traccia del sentiero indicato in mappa, ma senza problemi trattandosi di pascoli semincolti che ci permettono di raggiungere la borgata sottostante, Rinaud, anch'essa col toponimo derivante da Rinaudo, il cognome della famiglia ivi residente. Un particolare curioso: nella vasca del fontanino di questa borgata nuotava una vispa trota iridea; non abbiamo capito se si tratta di un atipico acquario o la sala d'attesa di una grigliata di pesce...!
Poco sotto la borgata raggiungiamo l'antica chiesa di San Bernardo che un tempo era la Parrocchiale del Comune dedicata a questo santo il cui culto è molto diffuso nelle regioni alpine in cui operò tutta la vita diventando protettore degli alpinisti. Il posto ben si presta per la sosta pranzo nel pronao, il portico antistante questo edificio da cui si gode la vista sulle scoscese pareti precipiti del vallone e alcuni tratti della strada, purtroppo chiusa, che lo percorre.
Risaliamo a Rinaud e ci avviamo a concludere il nostro giro passando nell'ultima borgata, Villar (Lou Vilar) il cui nome, di origine longobarda, deriva da “villa” ed indica un centro amministrativo ed economico. Difatti prima del 1700, la sede comunale di Elva era qui e pare pure che molti sindaci fossero originari di questa borgata.
Tornati a Serre non possiamo mancare, come ciliegina sulla torta di questo nostro ricco e suggestivo anello, la visita alla Parrocchiale Santa Maria Assunta e al ciclo di affreschi capolavori di Hans Clemer, noto anche come “Maestro d'Elva”.
Escursione effettuata il 11 Maggio 2022
Compagnia dell'Anello formata da: Adriano, Angelo, Frank e José con la graziosa e gradita presenza di Giovanna, Maria Teresa e Mary
Località di partenza: Borgata Serre 1639m
Punto più elevato raggiunto: Colle della Cavallina 1938m
Dislivello cumulato in ascesa: 480m
Sviluppo complessivo del percorso: 12,4 km
Tempo in movimento: 4 h
Difficoltà: T (vedi scala difficoltà)
fotovideocronaca
Tracciato gps
mappa satellitare Wikiloc
percorso interattivo Relive


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Autore Commento
CompagniadellAnello
Inviato: 20/5/2022 19:43  Aggiornato: 20/5/2022 19:43
Guru
Iscritto: 27/12/2015
Da: Cuneo
Inviati: 670
 Re: Anello (di alcune) delle borgate di Elva
Descrizione del percorso: Adriano
Fotovideocronaca: Adriano, Angelo e José
Tracciato GPS, elaborazioni grafiche e coordinamento redazionale: Adriano
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