Il Monte Soglio: cima di carattere prealpino, penultima vetta importante sullo spartiacque che partendo dalla Levanna Orientale 3555 m, al confine con la Francia, divide prima la val Grande di Lanzo, poi quelle del Tesso e del Malone, dalla valle dell’Orco. Dalla catena di confine alla pianura canavesana.
E’ stata la mia seconda montagna, ma la salii per la prima volta il giorno del 18esimo compleanno, per questo ed altri motivi vi sono molto legato affettivamente. Erano più di 4 anni che non tornavo quassù, pur essendo sotto i mie occhi ogni giorno. Andiamo con ordine.
Ore 8, suona la sveglia, nel contempo irrompe il föhn in quel di Villanova.. Ci capiamo subito, oggi ci spazzolerà per bene. Abbondante colazione e si parte, su verso Corio, e poi Pian Audi. Proseguiamo per la strada che diventa presto sterrata, e col fondo sconnesso, per cui appena oltre le case Rui, a circa 1100 m lasciamo l’auto. L’aria è subito tagliente, Torino è ancora immersa nella nebbia, mentre l’aria limpida irrompe nella pianura ripulendola dalla foschia, disegnando una linea netta.
Incominciamo a salire, lungo la strada, con qualche deviazione ogni tanto passando per antiche baite in rovina, segni di un mondo che ormai non è più. Ci alziamo di quota, ed il vento si fa sempre più intenso. Su nelle Valli la gönfia si estende dal confine verso di noi, le vette più alte sono avvolte nella tormenta, qui soffia il föhn. Oltre i 1600 m le raffiche diventano decisamente fastidiose, è faticoso camminare controvento mentre ti si gela la faccia, giunti nei pressi dell’Alpe Soglia 1711 m è davvero insopportabile. La porta dell’alpeggio è aperta, e ci infiliamo subito dentro.
Uno spuntino al riparo, del the caldo, e siamo pronti a ripartire. Ah no, speta ‘n mument! Visto l’ululare del vento che si sente pure qui dentro, è meglio vestirsi adeguatamente… usciamo dal baito acconciati come se dovessimo salire un 4000. Il sentiero risale quasi per la massima pendenza il pendio finale di pascoli, chiazzato qua e là di neve residua, arriviamo così sulla cresta, e da qui ci appare il Gran Paradiso avvolto da nubi sfilacciate, e sotto di noi la valle Orco.
Da qui è tutto innevato, la vetta è vicina, la cresta spazzata dal vento, che ha disegnato arabeschi sulla neve. Ci incamminiamo così verso la cima, sospesi sulla pianura. Gli scorsi sono suggestivi, ci abbassiamo con gli occhi più volte per ammirare il contrasto tra la neve bianca e la scura pianura sullo sfondo, pianura che diventa sempre più limpida, e si contano e si riconoscono tutti i paesi e la città di Torino, con le colline del Monferrato alla sua sinistra, le Alpi sullo sfondo. Oltre, verso est, la pianura lombarda, e ancora più oltre le montagne dell’Adamello. Passiamo le rovine dell’Alpe Rossolo 1939 m, e siamo sulla vetta.
Provo una certa emozione ad essere tornato qui. L’ultima volta risale al 7 giugno 2003: giorno d’estate, con mamma e sorella, per ricordare il papi nel giorno in cui avrebbe compiuto 65 anni. Se ne era andato poco più di un mese prima, e volevamo ricordarlo così, su quella che fu la sua ultima cima. Già, il Monte Soglio fu la prima ed ultima montagna che salimmo insieme, il punto di inizio e di fine di un ciclo.
Bei ricordi.
E così torno al presente, e rieccomi quassù, su una delle mie “tre montagne”. Le altre due sono la Punta Rossa della Grivola ed il Gran Paradiso. E sono qui con chi accompagnai quasi quattro mesi fa sulla Rooossa… Sotto la Madonnina del Soglio, tra un abbraccio, un “berg heil” e un “idem”, ci sediamo qualche minuto al riparo dal vento per il rito del libro di vetta, assistiti da un cagnolino curioso. Il freddo però ci spinge a scendere, e decidiamo di andare a pranzare nei pressi dell’Alpe Rossolo, riusciamo a trovare un posto riparato, ed intanto il vento sta calando. Dopo pranzo, thè caldo, e poi ci perdiamo come bambini a giocare con le nostre ombre sulla neve.
E’ poi ora di scendere. Raccogliamo le nostre cose, zaino in spalla, e seguiamo il segnavia 803 che scende verso Forno Canavese fino ad un colletto. Da qui ricordo esserci delle tracce, che si perdono spesso e quindi con il consueto ravanage (se non si ravana un po’ ogni volta non siam contenti…) raggiungiamo la strada sterrata a quota 1500 m circa, sotto le Case Gamba.
Il resto della discesa è tranquilla, fianco a fianco verso il giorno che lentamente muore, passo dopo passo, il vento si è calmato e l’aria è sempre più fredda. Regna il silenzio anche qui, pochissima gente in giro anche oggi. Riecco il bosco, alle case de l’Artè prendo l’acqua, in breve siamo all’auto. La strada verso casa non è lunga, vi arriviamo che ormai è buio, volto lo sguardo, il Soglio ci guarda con l’ultima luce del crepuscolo, in cielo si accende qualche stella. La porta di casa si apre, il calore ci accoglie, anche questa giornata di montagna volge al termine.
Berg heil, e alla prossima.
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