Quando usciamo dal rifugio Des Écrins è tutto sereno, forse i francesi hanno sbagliato le previsioni. La Barre si innalza imponente davanti a noi come una gigantesca vela bianca lasciata un po’ lasca al vento di Scirocco, tratti ripidi si alternano a sezioni più dolci e a qualche grande crepaccio là dove l’inclinazione cambia. Saliamo lasciandoci a destra una zona di enormi seracchi, che nel grigio senza contrasti del mattino assomigliano a grattacieli spettrali privi di finestre. Quando togliamo gli sci per affrontare un tratto ripido da fare a piedi il cielo è già per metà coperto: le previsioni non hanno sbagliato. Inizia pure a nevischiare. Paola è più lenta, bisognerebbe accelerare se vogliamo arrivare sul Dôme.
-Enrico, cosa ne dici?-
-Di cosa?-
-Del tempo-
- Magari tiene ancora per un po’, non manca molto mi pare-
- Forse conviene che prendiamo noi gli sci di Paola, uno a testa-
-D’accordo-
-Paola, passaci i tuoi sci, così arriviamo su prima che inizi a nevicare forte -
-No! ce la faccio, devo solo andare con il mio passo-
Alla fine si convince, Enrico ed io mettiamo uno sci a testa di traverso sullo zaino.
Intorno a quota quattromila finalmente li possiamo rimettere ai piedi, ormai il più è fatto, non rimane che il lungo traverso pianeggiante alla base della sovrastante pala della Barre che sparisce in alto nella nebbia: da non credere che su di lì siano saliti Whimper e le guide Christian Almer e Michel Croz più di cent’anni fa! Lasciamo la Bréche Lory a sinistra e siamo sul Dôme con gli sci ai piedi, 15 metri più di quattromila…non sembra, ma sono soddisfazioni! La cresta per la Barre si vede poco, ma quel poco è coperto di neve, più su non si vede un tubo e non c’è salito nessuno…meglio, così non ci facciamo venire strane idee! Niente foto, la macchina fotografica è rimasta a casa, tanto qui sarebbe inutile. Scendiamo nel bianco che ci avvolge seguendo fedelmente le tracce di salita, il sacco con la corda rimasta inutilizzata pesa, la neve è feltrosa, divertimento zero, basta calare giù. Poi si comincia a vedere qualcosa: il ghiacciaio sotto al refuge des Écrins e i grandi seracchi un po’ a sinistra. La consistenza della neve cambia, è ventata e dura, mi sbilancio all’indietro, perdo l’equilibrio, mi siedo e scivolo. Eh sì, sto proprio scivolando, pianissimo, non più di 6-7 chilometri all’ora forse, però non riesco a fermarmi, incredibile, non c’è verso di piantare la lamina dello sci e le manopole dei bastoncini non entrano nella neve dura…questi sovrapantaloni di nylon del cazzo scivolano più di una slitta sciolinata…era meglio se non li mettevo, non fa niente freddo! Fanno solo sudare…però intanto li ho messi! ed ora scivolo. Sto andando proprio in direzione dei seracchi…visti da sotto, mentre salivamo, erano spettacolari, sembravano parecchio alti, forse cinquanta metri o cento. Se prendo più velocità arrivo giusto lì sopra e volo…chissà com’è cadere per cento metri? se sotto c’è uno strato abbastanza spesso di neve forse me la cavo…ma non diciamo fesserie! e se invece finissi in un crepaccio? No, i crepacci proprio no, non mi sono mai piaciuti, sai dove iniziano, ma non dove finiscono, il modo peggiore di morire! E morire in montagna non è mai una disgrazia - Se l’è cercata! E pensare che aveva appena 25 anni!- sento già i commenti al mio funerale e l’ombra di disapprovazione sulle corone di fiori e sul drappo viola che coprono il feretro. Meno male almeno che non ho figli! E’ già una bella consolazione! Dai! non posso mica morire in questo modo idiota, solo perché sono caduto all’indietro sbilanciato dal peso dello zaino e perché mi sono messo questi inutili sovrapantaloni di nylon del cazzo. E mia mamma ha già perso una figlia quindici anni fa e poi mio padre …non se ne parla proprio di finire qui! devo fare qualcosa. Ma cosa? Vedo Enrico un po’ dietro di me, a una trentina di metri.
-Enricooo ! non riesco a fermarmiii!-
Per fortuna che scia bene, con due curve mi affianca da monte e mi porge il bastoncino, lo afferro, lui tiene, una vera inezia, ma è quel tanto che basta e sono subito fermo.
-Grazie Enrico,uahh!... ti devo una birra… e la vita forse!-
Quando sono di nuovo in piedi mi tolgo subito di dosso i sovrapantaloni: lezione imparata.
Al rifugio il tempo è sempre brutto stabile, ma la birra è buona. Il Dôme de Neige “è nel sacco”, la Barre no, ma non era neanche al primo punto del programma e ora chissenefrega del tempo! Dietro le nubi, da qualche parte, il sole c’è ancora e domani –Alleluhiaa!-lo rivedrò di nuovo.
(Giugno 1979)
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