1°.Dal rifugio Chabod raggiungere il colle di Bonney, 3.587 metri. Foto 1. (E’ probabilmente il passaggio più veloce presente nella bastionata che va dall'Herbetet al Gran Paradiso per passare dall'alta Val Savaranche alla Valnontey. Bonney è una spaccatura stretta nella roccia tra la Punta Budden e la cresta Sud dell’Herbetet, il segno di un colpo di spada di qualche Titano, una specie di Stargate delle terre alte che separa il mondo noto, soleggiato e abitato da esseri umani e animali dell'alta Valsavaranche dal mondo glaciale, remoto e invisibile del versante Est del Gran Paradiso e dove affondano nel ghiaccio le grandi placche di granito rosso dell'Herbetet. Ci si arriva risalendo un pendio di neve via via più ripido, che in alto si fa canale da stambecchi, i quali qui abitano senza stupirsi e senza farsi domande.)
2°. Dal colle di Bonney calarsi sul versante opposto, se necessario con una doppia, e mettere piede sul gh.io di Tsasset. Foto 2. (Dicevano che oltre quella impervia fenditura nella roccia, adatta più ai camosci che agli esseri umani, ci fosse un ghiacciaio, detto di Tsasset, estrema propaggine settentrionale del ghiacciaio della Tribolazione, da cui si poteva salire con gli sci quasi in cima alla Becca di Montandayné. Così, come succedeva ai giovani migranti in America nel secolo scorso, a cui bastava una foto di ragazza del loro paese per sognare un amore e decidere l'incontro, abbiamo visto quel ghiacciaio in una foto in bianco e nero e ce ne siamo invaghiti, tanto da decidere di andare di persona a vedere il posto. Con una calata in doppia atterriamo sul ghiacciaio nascosto, ai piedi della parete Est dell'Herbetet, che assomiglia ad una specie di schienale ciclopico, quello a cui deve essersi appoggiato il Titano dopo aver sferrato il fendente sul colle Bonney. Il senso di vastità e di isolamento sono notevoli.)
3°. Rimessi gli sci dirigersi in piano sul ghiacciaio e in breve raggiungere il pendio Est della Becca. Foto 3. (Eccolo là finalmente lo scivolo finale, una vela nel mare bianco che percorriamo: la discesa in sci dalla cima, vista da qui, non sembra fare per noi, ma a piedi non sarà un problema.)
4°. Risalire il pendio in sci o a piedi a seconda delle condizioni della neve. (Siamo alla crepaccia, la neve è molle, ma non molta, fin che si può è meglio tenere gli sci: un passo dopo l'altro li teniamo fino a dove è possibile, la fatica stranamente è evaporata nell’aria con il sudore o si è sciolta nella neve.)
5°. Mentre si sale guardarsi intorno per ammirare lo spettacolare ed inconsueto panorama sul ghiacciaio della Tribolazione e sulla cresta Apostoli- Money- Punta di Ceresolo-Granpa, che fa da confine tra Val d’Aosta e Piemonte. (Ci innalziamo sul pendio, ormai siamo alti quanto il colle Chamonin, che è 3.777 metri, laggiù di fronte a noi, tra la Punta di Ceresole e la Cresta Gastaldi, contrafforti del Gran Paradiso: quindi non mancano più di cinquanta metri alla cima.)
6°. Scattare qualche foto sulla cima se si desidera e rientrare per lo stesso itinerario. (L'Exacta era una macchina fotografica costruita nell'ex Germania dell'Est, solida come un tank, pesante e priva di esposimetro: ne avevo acquistato uno separato, che però non mi portavo dietro in montagna, confidando nella capacità dei miei occhi di azzeccare tempi e diaframmi a senso. In questo caso l’inquadratura è controluce, impossibile un buon equilibrio tra la luminosità accecante dello sfondo e il primo piano. L’importante comunque era creare l’illusione di fermare, anche in modo approssimato, il tempo e le emozioni.)
Album foto
