“Quelli del sabato” raramente ne saltavano uno. Quando si andava in Val d’Aosta ci si trovava al mattino presto nel piazzale al fondo di Corso Giulio Cesare, dalle parti di Auchan. La regola non scritta era di andare sempre in un posto diverso. C’erano: Sandro, quasi sempre lui a proporre la meta; Jimmy, proveniente dalla pista, infatti sciava benissimo e in più era sempre davanti a battere la traccia nonostante utilizzasse un paio di scarponi da sci da discesa modificati con la suola in Vibram perché - diceva- quelli da scialpinismo “non li sento”-!; Franco e Rino, i più vecchi, ed io, il più giovane e solo per questo motivo riuscivo a tenere il loro passo.
Il giorno di capodanno del 1994 ero a Prali, avevo appena fatto colazione con caffè lungo e panettone ed ero sceso a prendere il giornale perché a quel tempo lo compravo abbastanza spesso, di solito La Stampa, in modo da non perdermi i pettegolezzi cittadini. Si sa, gli incidenti e le tragedie sono sempre stati i pezzi forti dei periodi festivi per riempire le pagine dei quotidiani. Così lessi subito sulla prima pagina il titolo della valanga in Francia e rimasi di stucco. Nella pagina interna della cronaca c'erano tutti i dettagli, con le foto di Jimmy Casalegno, Sandro e Franco sovrastati dal titolo grande ad effetto: “Dietro di me un vento di morte”, frase attribuita a Jimmy. Erano partiti da Les Laus, presso Cervières, per salire al Col Perdù, un’ escursione breve e senza alcuna difficoltà. Stavano ancora risalendo il fondovalle e Jimmy precedeva gli altri di qualche centinaio di metri, come sempre, e questo lo ha salvato, poiché il suo peso non è stato sufficiente a rompere il lastrone da vento formatosi sul pendio soprastante. Gli altri due più un loro amico invece vennero sepolti perché salivano molto ravvicinati e ruppero il fragile equilibrio tra le forze interne al lastrone: la tormenta dei giorni precedenti aveva costruito una trappola di cristalli di neve, insidiosa perché invisibile. Non furono particolarmente imprudenti, solo non considerarono gli effetti di accumulo causati dal vento, lo disse anche la guida francese che si trovava da quelle parti con dei clienti e prestò inutilmente i primi soccorsi.
Nei gruppetti che praticano lo scialpinismo di solito c’è uno della banda - quello con più esperienza o più assennato- che fa da catalizzatore e in quel gruppo là era Sandro a svolgere questo ruolo. Così, dopo l'incidente, Jmmy, Rino ed io non ci siamo più rivisti, forse perché mancava Sandro a proporre dove andare, o perché ci saremmo sentiti in pochi. Ognuno di noi ha continuato a fare gite per conto suo. Poi, un giorno di fine novembre del 2015, ascoltando distrattamente il notiziario radio, mi sono arrivati all’orecchio quel nome e cognome archiviati da anni che identificavano proprio il Jimmy di quelli del sabato: la radio diceva che era scivolato e morto al colle delle Coupe, sopra Malciaussia, mentre camminava da solo sul sentiero: l’umidità dell’aria, a volte, con il freddo intenso e improvviso della notte forma una patina sottilissima, appena un velo di ghiaccio invisibile. Anche se proveniva dalla pista, non era uno sprovveduto, avrebbe dovuto rendersene conto… in questi casi allora si dice: “era destino” e rimangono da qualche parte solo le fotografie e anche tre o quattro minuti di filmato dentro una vecchia videocassetta VHS con le riprese della salita alla cima di Gollien, in val di Rhemes e la voce di Jimmy che grida qualche porcata, come suo solito, sui piaceri smodati dello sci fuori pista, rivolto alla telecamera mentre lo filmo in una serpentina da maestro. Ma il mio proiettore per le videocassette VHS è un pezzo d’antiquariato, appoggiato su un ripiano a prender polvere, guasto da almeno dieci anni, il motorino non riavvolge più la pellicola e anche i fotogrammi forse si saranno sbiaditi più dei ricordi.
Tra le gite fatte con quelli del sabato nei primi anni 90 c’è il giro del Bernina. Maggio 1992.
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P.S. Nel 2018 gli amici di Jimmy –Giorgio Marro Casalegno -hanno realizzato al colle Mayt, in alta valle Argentera un bivacco sempre aperto.
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