“…certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell'airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri…(*)”
Paolo ed io, bambini un po’ cresciuti, le abbiamo inseguite e ci siamo fatti inseguire, poi sfiorate, il giorno che siamo saliti al Monviso e all’altezza del Torrione di Saint Robert siamo riusciti a superarle e a guardarle dall’alto, così come si possono vedere solamente dall’aereo, ma qui non c’era il ronzio dei motori. Per questo loro carattere di inutilità fiabesca cantato da De André, le nuvole sono quanto di meglio esista per capire la differenza tra “bene” e “merce” e di conseguenza tra valore d'uso e valore di mercato...ma questo discorso finirebbe per portare fuori tema e su una china scivolosa, più del pendio di neve gelata che abbiamo risalito al mattino presto dal Lago Grande di viso fino al canale dove inizia la roccia. Le nuvole che ora vediamo dal di sopra hanno una misteriosa bellezza, ed è bello anche il metro quadro di roccia dove è stata fissata la croce della vetta, anche se né le nuvole, né la croce, né la roccia su cui essa è ancorata hanno un prezzo di listino o una quotazione in borsa. Ci fanno anche pensare all’acqua che contengono e che noi, con le borracce quasi vuote e la sete che inizia a tormentarci, non potremo bere fino a quando non avremo raggiunto il nevaio al fondo dell’altro versante, se va bene, o forse fino al rifugio. Fino ad allora ci faremo bastare quella loro inutile danza con il vento che fa stupire e giocare i bambini.
(*).Fabrizio De André . Le Nuvole
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