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accumulo di neve,
deposito Risultato del trasporto di neve ad opera del
vento. Strato di neve più o meno spesso accumulato in una zona al
riparo dal vento. Le principali zone di accumulo si localizzano sui
pendii vicini alle creste, nei canaloni, nelle conche o in
corrispondenza dei cambi di pendenza. Spiegazione
più dettagliata: nella neve trasportata dal vento, i
cristalli vengono frantumati dalrotolamento, dalla saltazione e dai
movimenti dal basso in alto e viceversa; di conseguenza la loro
dimensione si riduce fino al 10-20% di quella originaria.
Depositandosi i grani sono pressati gli uni contro gli altri e
questo fa sì che, soprattutto nei pendii sottovento, si trovino
strati di neve ventata a elevata densità. La neve ha dei legami
interni, ma può anche essere ancora soffice. |
altezza del manto nevoso:
Altezza del manto nevoso misurata verticalmente rispetto
al pendio. |
altezza totale della neve fresca:
Sommatoria della quantità di neve fresca calcolata per un
determinato periodo (per esempio: somma complessiva dell’altezza di
neve fresca caduta in tre giorni). |
area di distacco, zona di distacco:
Zona nella quale inizia il movimento della valanga.
|
assestamento: Diminuzione dello
spessore del manto nevoso per effetto del metamorfismo distruttivo,
con conseguente aumento della densità e della resistenza della neve.
Vedi anche: metamorfismo distruttivo |
aumento della resistenza in uno strato di
neve: I legami tra i cristalli (quantità e/o qualità dei
punti di legame) aumentano e questo permette la trasmissione tra gli
stessi di forze maggiori. |
|
base del manto nevoso, strato basale:
Strati inferiori o parte inferiore, prossima al suolo,
del manto nevoso. |
base di parete rocciosa: Parte
inferiore di una parete rocciosa che spesso si prolunga in un pendio
di detriti. Come regola generale, questo implica la presenza di un
cambio di pendenza, più o meno marcato che riduce l’inclinazione del
pendio sottostante. Il piede di una parete rocciosa identifica
frequentemente l’inizio di un pendio estremamente ripido o ripido.
Vedi anche: terreno estremamente ripido - terreno ripido
|
brina di superficie: Cristalli di
ghiaccio trasparenti, a forma piana o aghiforme, che si formano per
sublimazione sulla superficie fredda della neve per trasferimento di
vapore acqueo verso la superficie che si raffredda al di sotto della
temperatura ambiente per irraggiamento. Vedi anche:
irraggiamento - superficie di scorrimento |
|
cambio di pendenza: Luogo dove
l’inclinazione del pendio aumenta in modo sensibile. Costituisce un
luogo privilegiato per l’accumulo di neve ventata. Vedi anche:
inclinazione del pendio |
canalone: Canalone ripido,
generalmente situato in prossimità di creste e delimitato da rocce
nude. Contiene spesso detriti rocciosi. Luogo privilegiato per
l’accumulo di neve ventata. |
conca: Lieve depressione, dalla
forma arrotondata o allungata, ubicata su un terreno pianeggiante o
su di un pendio. Luogo privilegiato per l’accumulo di neve
trasportata dal vento. |
consolidamento (cfr.: aumento della
resistenza) |
cornice di neve: Accumulo di neve
ventata, depositata mediante trasporto eolico della neve formante
una struttura aggettante conica rivolta verso il versante
sottovento. |
costone: Zona elevata, lineare,
nettamente distinta dall’ambiente circostante. cresta: Stretta linea
che divide due versanti di una montagna con esposizioni diverse.
Vedi anche: crinale |
crinale: Cresta di una montagna,
lunga e marcata. Spiegazione più
dettagliata: un crinale si sviluppa sempre in rilievo
rispetto al terreno circostante e lega sovente più cime fra di loro.
Vedi anche: cresta |
crosta: Strato del manto nevoso
molto compatto, formatosi in seguito ai processi di fusione e rigelo
o per azione del vento. |
crosta da rigelo: Si forma per
rigelo dell’acqua liquida contenuta in uno strato di neve bagnata,
con conseguente aumento della resistenza. Vedi anche:
metamorfismo da fusione |
crosta non portante: Crosta in
superficie con scarsa capacità portante, che si rompe al passaggio
di una persona (con o senza sci/snowboard). |
crosta superficiale: Crosta che si
forma sulla superficie del manto nevoso. |
|
distacco provocato di valanghe:
Distacco di valanghe causato da carichi supplementari sul
manto nevoso (per esempio: le onde d’urto in caso di esplosione,
passaggio di macchine, di persone, etc.). |
distacco spontaneo di valanga, valanga
spontanea: Distacco spontaneo di una valanga che avviene
senza influenza esterna sul manto nevoso. |
dorsale: Zona tondeggiante e
allungata, più elevata rispetto al terreno circostante. |
|
esposizione, esposizione del
pendio: Punto cardinale verso il quale è rivolto un
pendio; per esempio un pendio esposto a nord è rivolto verso nord.
Vedi anche: esposto |
esposto: Esposizione in rapporto al
vento, ai punti cardinali, al sole, alle valanghe o al pericolo in
generale. Vedi anche: esposizione, esposizione del pendio pendio
soleggiato, esposto al sole pendio sopravento/esposto al vento via
di comunicazione esposta (in prossimità di in pendio) |
|
fasce altitudinali: Fasce ubicate a
quota paragonabile, definite in funzione della loro distanza
verticale dal livello del mare (con una precisione di ± 100 m di
quota) - alta quota: da 2000 a 3000 m s.l.m. - media quota:
da 1000 a 2000 m s.l.m. - bassa quota: al di sotto di 1000 m
s.l.m. Vedi anche zone a quota molto alta
|
Forcella/passo/sella/valico: Zona
di passaggio tra due vallate. Il restringimento nella zona del
valico determina un aumento della velocità del vento, fenomeno che
provoca la formazione di importanti accumuli di neve ventata. |
formazione di fessure/crepe:
All’interno di un manto nevoso fragile si possono formare
delle fessure, le quali indicano la presenza di tensioni all’interno
del manto nevoso. |
frequenza delle valanghe: Numero di
valanghe per unità di superficie: - poche, sporadiche valanghe:
0-10 valanghe / 100 km2 - alcune valanghe: 10-30 valanghe / 100
km2 - molte valanghe: 30-100 valanghe / 100 km2 |
|
grande valanga: Valanga che
raggiunge il fondovalle. Vedi anche: dimensioni delle
valanghe |
|
inclinazione del pendio:
Inclinazione di un pendio, misurata su una carta 1:
25.000 nel punto più ripido sulla linea di massima pendenza, oppure
misurata sul terreno: - poco ripido: meno di 30° - ripido: da
30° a 35° - molto ripido: da 35° a 40° - estremamente ripido:
più di 40° Vedi anche: terreno ripido - terreno
estremamente ripido |
in particolare con forte
sovraccarico: Generalmente con forte sovraccarico, ma in
certe situazioni anche con debole sovraccarico. |
irraggiamento: Emissione di
radiazioni termiche a onda lunga (infrarosso) dalla superficie del
manto nevoso verso l’atmosfera. In assenza di copertura nuvolosa, la
superficie del manto nevoso si raffredda notevolmente fino ad una
temperatura inferiore a quella dell’aria (da qualche grado fino a
20° C). Vedi anche: brina di superficie radiazione,
radiazione - irraggiamento |
|
limite del bosco: Zona limite
definita in base al clima e in base alla presenza del bosco, in
corrispondenza della quale il bosco stesso può avere ancora una
funzione di protezione efficace contro le valanghe. In Italia: -
Alpi Occidentali: 2000-2200 m - Alpi Orientali: 1800-1900 m
- Appennini: 1700-1800 m |
limite della nevicata: Altitudine
sul livello del mare in corrispondenza della quale le precipitazioni
cadono prevalentemente sotto forma di neve che si deposita al suolo.
Tale limite si colloca in genere 300 m al di sotto della quota dello
zero termico. Può anche raggiungere i 600 m al di sotto della quota
dello zero termico, in caso di precipitazioni abbondanti e/o entro
valli chiuse. |
limite dell’innevamento: Limite
(espresso in metri al di sopra del livello del mare) tra le zone
coperte di neve e le zone non innevate. Il limite dell’innevamento
può variare in funzione dell’esposizione. |
lontano dal crinale, pendio aperto
: Zona che non è direttamente collegata con il crinale.
Spiegazione più dettagliata: questa
zona corrisponde spesso al passaggio da un terreno estremamente
ripido a uno ripido. Generalmente, in pieno inverno, questa zona è
caratterizzata da una copertura nevosa continua. I tratti ripidi e i
piccoli rilievi che non sono in relazione diretta con il crinale
fanno ugualmente parte di questa zona. Le aree prossime al crinale e
quelle lontane dal crinale non sono separate nettamente le une dalle
altre. Il limite tra le due deve essere considerato come una zona di
transizione. Vedi anche: canalone - conca -
costone |
luogo pericoloso (in caso di
valanga): Luogo dove persone o beni possono essere
travolti da una valanga. Attenzione:
questo termine è generalmente utilizzato nel
bollettino Valanghe nell’accezione seguente: luogo in cui il
sovraccarico prodotto da sciatori o alpinisti può provocare il
distacco di una valanga. N.B.: in
pratica, il contesto del bollettino permette di comprendere
chiaramente il senso attribuito al termine. |
|
manto nevoso: Neve accumulata al
suolo in diversi strati. |
manto nevoso instabile: Un manto
nevoso è instabile quando un sovraccarico può provocare una frattura
all’interno dello stesso. Vedi anche: strati
deboli/fragili |
manto nevoso portante: Manto nevoso
consolidato in superficie e che sopporta il peso di una persona (con
o senza sci/snowboard). Vedi anche: crosta non
portante |
metamorfismo costruttivo della neve:
I cristalli di neve evolvono in cristalli sfaccettati e
in forme cave a calice. I cristalli di grandi dimensioni si
accrescono progressivamente mentre quelli piccoli si dissolvono.
Questo comporta una perdita di resistenza dello strato di neve
trasformato. Spiegazioni più
dettagliate: avviene durante la prima parte
dell’inverno, soprattutto nelle zone in ombra, dove l’altezza della
neve è ridotta e la vegetazione è arbustiva. Vedi anche:
stabilità - stabilità del manto nevoso - strati
deboli/fragili - trasformazione della neve
(metamorfismo) |
metamorfismo da
fusione: Trasformazione della neve dovuta ad un apporto
termico a 0°C. Questa trasformazione determina la produzione di
acqua liquida che si mescola ai cristalli di neve, con conseguente
riduzione della resistenza. Vedi anche:crosta da rigelo |
metamorfismo distruttivo della
neve: I cristalli di neve fresca semplificano la loro
struttura per ottenere la forma arrotondata. Questo comporta un
assestamento e un consolidamento della neve fresca. Vedi
anche: trasformazione della neve
(metamorfismo) |
|
neve molto bagnata: Neve con alto
tenore d’acqua, a temperatura di 0°C. L’acqua è visibile e la si può
estrarre comprimendo la neve. |
neve recente: Neve poco trasformata
e poco compattata, risalente a un periodo di precipitazione attuale
o piuttosto recente. Il periodo corrispondente è indicato nel
bollettino valanghe. Vedi anche: altezza totale della
neve fresca - quantità di neve fresca |
neve pallottolare: Forma
particolare di neve fresca costituita da cristalli brinati, ovvero
da cristalli sulle cui facce si sono congelate, durante il processo
di crescita, le gocce d’acqua sopraffusa presenti nella nube. |
neve primaverile: Neve umida,
formata da policristalli grandi, che si forma soprattutto in
primavera per alternanza di fusione e rigelo negli strati
superficiali del manto nevoso. |
nevato o firn: Neve degli anni
precedenti, che spesso si trova sui ghiacciai, fortemente
trasformata e compattata per i numerosi cicli di fusione e rigelo,
oltre che per la pressione esercitata dalle masse di neve
accumulatesi. |
neve umida: Neve con basso tenore
d’acqua, a temperatura di 0°C da cui l’acqua non esce comprimendola.
|
neve vecchia: Parte del manto
nevoso che, diversamente dalla neve fresca, si è accumulato durante
le nevicate precedenti. La neve vecchia è costituita da cristalli
trasformati. |
neve ventata: Neve trasportata ed
accumulata ad opera del vento. Vedi anche: accumulo di
neve - deposito |
|
pendio con accumulo di neve ventata:
Pendio su quale il vento deposita della neve. Vedi
anche: trasporto eolico |
pendio in ombra, versante all’ombra:
Zona che risente solo marginalmente, o non risente
affatto, della radiazione solare. Spiegazione più
dettagliata: in pieno inverno, quando il sole è basso
sull’orizzonte, le zone in ombra sono più numerose che in primavera,
quando il sole si alza sempre più al di sopra dell’orizzonte. A
seconda dell’ombra prodotta dall’orizzonte locale, le zone d’ombra
possono trovarsi a tutte le esposizioni e non solo sui pendii
settentrionali. |
pendio soleggiato, esposto al sole:
Zona molto influenzata dalla radiazione solare. I pendii
tipicamente soleggiati presentano esposizioni che vanno da est a
ovest passando per il sud, in relazione al momento della giornata
(posizione del sole). Spiegazione più dettagliata:
queste zone sono meno estese in pieno inverno, quando
il sole è basso, rispetto alla primavera, quando il sole è più alto
sull’orizzonte. Vedi anche: esposto |
pendio sopravento/esposto al
vento: Pendio direttamente esposto all’azione del vento,
rivolto verso la direzione da cui il vento spira, e dove la forza
dello stesso è tale, nella maggior parte dei casi, da
erodere/trasportare la neve. Vedi anche: esposto
|
pendio sottovento/al riparo dal vento:
Pendio riparato rispetto all’azione diretta del vento, e
su cui la neve ventata si deposita formando i lastroni. |
pericolo: Condizione, circostanza o
processo che può provocare un danno. Vedi anche:
rischio |
possibile (evento possibile):
Evento con probabilità di verificarsi inferiore al 66%
(limite dei 2/3) Vedi anche: probabile |
probabile (evento probabile): Evento
con probabilità di verificarsi superiore al 66% (più di 2/3).
Es. Roulette russa: avendo 4 pallottole in un revolver a 6
colpi, è “probabile” che il gioco sia a sfavore del giocatore.
Vedi anche: possibile |
|
quantità di neve fresca: Quantità
neve fresca accumulatasi nelle ultime 24 ore. |
quota dello zero termico:
Altitudine al di sopra della quale la temperatura
dell’aria nella libera atmosfera è inferiore a 0° C. |
|
radiazione: Trasporto di energia
sotto forma di onde elettromagnetiche. Si distingue tra radiazione a
onde corte (luce visibile) e radiazione a onde lunghe (radiazione
termica). Vedi anche: irraggiamento, radiazione
irraggiamento |
radiazioneirraggiamento: Irraggiamento
che interessa il manto nevoso. La radiazione a onde corte (luce
visibile) è riflessa per circa il 90% a seconda del tipo di neve; la
rimanente parte riscalda i primi cm del manto nevoso. Le radiazioni
a onda lunga (radiazione termica) sono trattenute dal manto nevoso
praticamente al 100%. Vedi anche: radiazione -
irraggiamento |
resistenza interna della
neve: Capacità di trasmettere le forze all’interno della
struttura dei cristalli di uno strato di neve; è legata alla
quantità e alla qualità dei legami tra i cristalli stessi. |
riduzione della resistenza in uno strato di
neve: I legami tra i cristalli si indeboliscono o si
annullano e questo comporta una diminuzione della capacità di
trasmettere le forze tra gli stessi. |
rischio: Concetto che riunisce la
probabilità dell’evento (può succedere?) la presenza dell’uomo
(qualcuno si trova entro la zona di pericolo?) e il danno (quale può
essere l’entità del danno?). Il bollettino valanghe descrive il
pericolo di valanghe, ma non il rischio. Vedi anche:
pericolo |
|
scivolamento/scaricamento di neve:
Caduta di una piccola massa di neve, inferiore a 100 m3 e
a 50 m di lunghezza, che non rappresenta in genere un pericolo
significativo. Essa comporta comunque il pericolo di essere travolti
e trascinati. Vedi anche: dimensioni delle
valanghe |
scomparsa del manto nevoso: Fusione
del manto nevoso con conseguente ricomparsa totale o parziale del
terreno. |
slittamento: Movimento lento verso
valle del manto nevoso (da pochi millimetri fino a qualche metro al
giorno), favorito da terreni a ridotta scabrezza (erbe lunghe,
placche rocciose) oppure da terreni umidi. Questo movimento può
creare delle fessure o delle aperture nel manto nevoso a forma di
“bocca di pesce”. |
situazione di cresta, vicino alle creste, in
prossimità di crinali, in prossimità di cime: Zona
direttamente confinante con il crinale, con la cresta o con la cima
e fortemente influenzata dall’azione del vento. |
sovraccarico: Forza che si esercita
sul manto nevoso attraverso la sua superficie. a) debole
sovraccarico: snowboarder che effettua curve dolci, sciatore o
snowboarder che non cade, gruppo che rispetta le distanze di
sicurezza (minimo 10 m), escursionista con racchette da neve
b) forte
sovraccarico: due o più sciatori o snowboarder che non rispettano le
distanze di sicurezza, mezzo battipista, esplosione, escursionista a
piedi. |
spessore del manto nevoso: Spessore
del manto nevoso misurato perpendicolarmente al pendio. |
stabilità, stabilità del manto nevoso:
Capacità del manto nevoso di resistere alle
sollecitazioni esterne (resistenza interna). La stabilità è
determinata dalle resistenze e dalle tensioni proprie di ciascuno
strato di neve. |
stabilizzato, consolidato (cfr.:
aumento della resistenza) |
strati deboli/fragili: Strati del
manto nevoso la cui resistenza è bassa a tal punto che si possono
produrre o poi propagarsi delle fratture tra i legami dei cristalli.
Gli strati tipicamente deboli sono: brina di superficie inglobata
nel manto nevoso, strati interessati da metamorfismo costruttivo,
neve fresca a debole coesione ricoperta, strati di neve
particolarmente bagnati. Vedi anche: metamorfismo
costruttivo della neve - brina di superficie - strato di neve a
debole coesione |
strato di neve a debole coesione:
Strato in cui i legami fra i grani (o cristalli) sono
deboli. Vedi anche: strati deboli/fragili |
struttura del manto
nevoso: Successione degli strati del manto nevoso, dove
ogni strato si caratterizza per la forma e le dimensioni dei
cristalli, durezza, temperatura, contenuto in acqua liquida e
densità. |
superficie di scorrimento: Terreno
o strato del manto nevoso su cui scorre la valanga dopo il distacco.
Le valanghe di neve a lastroni si producono frequentemente sulle
seguenti superfici di scorrimento: • Superficie di contatto fra
neve fresca e neve vecchia • Alternanza di neve compatta e neve
incoerente • Strato intermedio debole (per esempio brina di
superficie ricoperta) • Superficie di contatto tra lo strato di
cristalli a calice e quello sovrastante • Crosta da rigelo
ricoperta da neve. Vedi anche: strati deboli/fragili
|
|
tensioni all’interno del manto nevoso:
Forza sui legami tra i grani all’interno di uno strato di
neve, esercitata dal peso della neve o dal movimento degli strati
superiori verso valle. |
terreno estremamente ripido: Un
terreno estremamente ripido è caratterizzato da una inclinazione
superiore a 40°, dalla vicinanza di creste e dalla conformazione
sfavorevole del terreno e della struttura del suolo. Per queste
ragioni è particolarmente esposto al pericolo di valanghe. Vedi
anche: inclinazione del pendio |
terreno ripido: Terreno la cui
inclinazione è superiore ai 30°, indipendentemente dalla sua
conformazione e dalle sue caratteristiche. Vedi anche:
inclinazione del pendio |
trasformazione della neve (metamorfismo):
Modificazione della forma dei cristalli e della struttura
interna del manto nevoso. Vedi anche: metamorfismo
costruttivo della neve - metamorfismo da fusione - metamorfismo
distruttivo della neve |
trasporto eolico: Trasporto della
neve ad opera del vento. Tale fenomeno inizia ad una velocità di
vento di circa 4 m/s (15 km/h) sulla neve a scarsa coesione e circa
10 m/s (35 km/h) sulla neve più compatta.
Spiegazione più dettagliata:
l’accumulo di neve ventata cresce al cubo della velocità del vento.
Se la velocità del vento raddoppia, la quantità di neve ventata
aumenta di 8 volte. Il processo di accumulo è massimo quando il
vento raggiunge 50-80 km/h, perché al di là di tale limite la
capacità di erosione da parte del vento diminuisce. Vedi anche:
crosta neve ventata- pendio con accumulo di neve ventata
|
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valanga: Movimento rapido di una
massa nevosa, con volume superiore a 100 m3 e una lunghezza maggiore
a 50 metri. |
valanga di fondo: Valanga che
scorre a contatto del terreno nella zona di distacco. |
valanga di neve a debole
coesione: Valanga (di neve asciutta o bagnata) con
distacco in un punto e che si sviluppa con la tipica forma a pera.
|
valanga di neve a lastroni: Valanga
provocata dalla rottura di un lastrone. La valanga di neve a
lastroni è caratterizzata da una frattura lineare perpendicolare al
pendio. |
valanga di neve bagnata: Valanga
composta da neve bagnata. Si muove in genere più lentamente di una
valanga di neve asciutta e si sviluppa di conseguenza su una
distanza più ridotta. In ogni caso, a causa della sua alta densità
(massa volumica), esercita forti pressioni sugli ostacoli che
incontra. Talora è identificata come valanga primaverile. |
valanga di superficie: Valanghe che
nella zona di distacco scorre sopra uno strato di neve. |
valanga nubiforme: Valanga (per lo
più a lastroni) di neve a grani fini, asciutta o leggermente umida,
che forma una mescolanza di aria e di neve e che si solleva
totalmente o parzialmente al di sopra del suolo, producendo grandi
nuvole di polvere di neve. Raggiunge velocità nell’ordine di 100-300
km/h e può provocare delle onde di pressione dell’aria che provocano
danni anche al di fuori della zona di accumulo. |
valanga radente: Valanga il cui
movimento si produce soprattutto per lo scorrimento sulla base di
neve vecchia, diversamente da quanto avviene per la valanga
nubiforme. |
valanga spontanea (cfr.: distacco
spontaneo di valanghe) |
via di comunicazione esposta (in prossimità di
un pendio): Via di comunicazione che attraversa un pendio
o situata alla base di esso, ed esposta al pericolo di
valanghe. |
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zone a quota molto alta: Zone
situate al di sopra dei 3000 m s.l.m.; vi si trovano in particolare
gli ambienti glaciali. |
zone messe in sicurezza: Luoghi nei
quali sono stati eliminati il pericolo di valanghe o gli altri
pericoli tipici dell’ambiente alpino applicando misure di protezione
di tipo ingegneristico o attuando il distacco programmato di
valanghe. |
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